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Macron contro il Governo e viceversa, Italia in seconda fila a Bruxelles

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L’infortunio per il Governo è politicamente rilevante come lo sarebbe stato sul piano del buon gusto se la Meloni avesse deciso di protestare contro quel mancato invito dicendo che Macron preferisce la presenza e la compagnia di donne di una certa età

Un misto di sfortuna e di imprevidenza ha fatto uscire la presidente italiana del Consiglio dall’apertura del Consiglio Europeo straordinario  a Bruxelles come peggio, francamente, non si poteva facendole meritare “il giorno nero di Meloni” sparato in prima pagina da Repubblica. Che già ieri le aveva contestato con quel “Vertice senza l’Italia” il mancato invito al vertice conviviale improvvisato dal presidente francese Macron col presidente ucraino Zelensky e il cancelliere tedesco Sholz.

La sfortuna è stata quella  -spero  solo per ragioni di cosiddetto cerimoniale che prescindono da questioni o problemi personali- di capitare nella foto collettiva dei partecipanti al Consiglio Straordinario in seconda fila dietro un Macron troppo più alto di lei per farla riprendere del tutto. L’ha un pò salvata il colore rosso, suo malgrado politicamente, della giacca che indossava.

L’IMPREVIDENZA DEL GOVERNO

L’imprevidenza, direi anche assoluta, senza più l’attenuante dell’inesperienza, essendo trascorsi più di cento giorni dal suo arrivo a Palazzo Chigi, avendo partecipato ad altri eventi internazionali e soprattutto avendo già avuto con Macron qualche problema di porti e immigrazione; l’imprevidenza, dicevo, è stata quella di protestare pubblicamente contro il vertice “inopportuno” della vigilia con Zelensky e Sholz promosso dal presidente francese senza invitarla. Manco morto, diciamo così, un capo di governo può commettere un errore così autolesionista. E, in più, ai fini della politica interna, la presidente del Consiglio è non scivolata, non caduta ma precipitata nella provocazione degli avversari così chiaramente espressa dal già ricordato titolo di ieri di Repubblica e affini.

L’infortunio è politicamente rilevante come lo sarebbe stato sul piano del buon gusto se la Meloni avesse deciso di protestare contro quel mancato invito dicendo che Macron preferisce la presenza e la compagnia di donne di una certa età.

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Poiché le provocazioni sono come le ciliegie, una tirando l’altra, la Meloni si è procurata anche la versione pur forzatissima del Fatto Quotidiano di un incontro “bilaterale” con Zelensky programmato e “negato”. Versione forzatissima, dicevo, anzi falsa, perché l’incontro a due si è svolto, e non solo per darsi la mano e scambiarsi carinerie, sia pure in appendice, voluta espressamente da Zelensky, a quello con i rappresentanti di altri paesi, in gruppi preselezionati dall’organizzazione del Consiglio Straordinario.

L’errore della Meloni rischia di creare qualche problema a Roma al presidente della Repubblica, peraltro già reduce da una mezza e controversa sponsorizzazione istituzionale del festival canoro di Sanremo. Il titolo di prima pagina di una nota del quirinalista della Stampa, Ugo Magri, dice che il Colle, per quanto imbarazzato, “chiede il rispetto del patto del Quirinale” di collaborazione, sintonia e altro fra Italia e Francia firmato con tanta solennità e svolazzi di frecce tricolori all’epoca certo non lontana del governo di Mario Draghi.

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