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Meloni prova a rinsaldare il centrodestra ma a ritrovare l’unità (sulla Rai) è il campo larghissimo

Meloni

Intervistata sul settimanale Chi, la premier Meloni rilancia l’azione politica e di governo. Mentre le opposizioni ritrovano l’unità sul dossier Rai

I temi sul tappeto e i fronti aperti a livello politico, finanziato e diplomatico in questi giorni sono tanti. Basta dare un’occhiata alle aperture delle prime pagine dei quotidiani che sono quasi tutte diverse tra loro.

IN MEDIO ORIENTE SI RIPROPONE “L’ASSE DEL MALE 2.0”

L’attenzione sul Medio Oriente è massima. C’è grande trepidazione tra le cancellerie occidentali su cosa potrebbe accadere nelle prossime ore, sulle mosse di Teheran, di Hezbollah e sul ruolo di Putin. Ore di grande tensione per le voci di attacchi imminenti da parte dell’Iran in risposta a Israele per aver decapitato la leadership di Hamas.

Ne parla Federico Rampini sul Corriere della Sera, in un editoriale in cui fa riferimento all’“Asse del Male, versione 2.0: la Russia fornisce armi all’Iran, per assicurarsi che non gli manchi potenza di fuoco nell’escalation del conflitto. L’espressione «Asse del Male» evoca pessimi precedenti. Fu George W. Bush dopo gli attacchi dell’U settembre 2001 ad aggregare in quella coalizione di nemici del mondo libero l’Iran degli ayatollah, l’Iraq del dittatore Saddam Hussein, e la monarchia comunista della Corea del Nord. Non portò fortuna a nessuno.

Di lì a poco la decisione d’invadere l’Iraq — falsamente accusato di complicità con Al Qaeda nell’attentato alle Torri Gemelle — fu l’inizio di un capitolo disastroso nella politica mediorientale degli Stati Uniti. Che cos’è quello che oggi la teocrazia sciita di Teheran chiama Asse della Resistenza? Un insieme di forze unite dal fanatismo religioso, dall’odio per l’Occidente e le nostre libertà; determinate a fare anche stragi di civili (compresi i “loro” civili) pur di imporre un disegno messianico”.

Il tutto mentre gli Usa sono distratti dalla campagna presidenziale, con l’ultima novità rappresentata dall’indicazione di Tim Walz quale vice in pectore di Kamala Harris.

MELONI COME UNA FIORETTISTA SI DIFENDE E ATTACCA NELL’INTERVISTA A CHI

Sul fronte interno i quotidiani rilanciano nelle pagine politiche l’intervista estiva della premier Giorgia Meloni sul settimanale Chi, nella quale ha parlato del suo primo periodo al governo (“Non avrei potuto fare di più”), rivendicato di aver impostato riforme “attese da decenni, come quella sul premierato”. Ha promesso che in autunno verrà definita la riforma della burocrazia e attacca la sinistra, dalla quale “vengo accusata di qualsiasi cosa”.

Meloni ha affrontato argomenti che incrociano la sua privacy, con il suo viaggio istituzionale in Cina insieme alla figlia Ginevra e una “sfida culturale”: “Se il mio incarico è compatibile con la maternità, allora non ci saranno più scuse per quelli che usano la maternità come pretesto per non far avanzare le donne”.

Infine Meloni ha sottolineato di avere rapporti buoni sia con Marina che con Pier Silvio Berlusconi: “Stimo entrambi e non li considero persone ostili. E quello che vorrebbe la sinistra, una delle tante speranze che non si realizzeranno. Oggi li lusingano per usarli contro di noi, ma sono metodi che tutti e tre conosciamo bene, perché sono stati già usati contro Silvio”.

SULLA RAI IL CAMPO LARGHISSIMO RITROVA L’UNITA’, PER LA GIOIA DI REPUBBLICA

A tenere banco sono ancora le nomine Rai. Tra una maggioranza che continua a faticare per trovare la quadra sui vertici di viale Mazzini mentre, di contro, le opposizioni allargate (incluse Italia Viva e Azione) “si trovano unite anche sul terreno della lotta all’occupazione della Rai, da parte della destra meloniana e salviniana” scrive Carmelo Lopapa su Repubblica. Tanto da far titolare in maniera entusiasta ‘Segnali di alternativa’. “È un punto di svolta, quasi di non ritorno – aggiunge Lopapa – intanto perché il fronte dell’opposizione si ricompatta anche laddove compatto non lo era stato affatto, finora. Il documento, il cui peso specifico va al di là della mera burocrazia parlamentare, è stato siglato anche dal Movimento di Giuseppe Conte, dopo due anni segnati da accordi taciti con la maggioranza, da nomine sospette alle testate tv e radio e da troppi silenzi sulle derive di ‘TeleMeloni’”.

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