skip to Main Content

“Meloni? Stia attenta a non fare come D’Alema”. Parla il prof. Tarchi

Meloni

Conversazione con il prof. Marco Tarchi, dell’Università di Firenze. “Meloni sta puntando le sue carte dell’asse transatlantico. Scelta lungimirante? Chissà”

Sono trascorsi poco più di tre mesi dalle elezioni che hanno portato in Parlamento, e al governo del paese, una maggioranza guidata da un partito di destra che ha espresso il primo presidente del consiglio donna.

Nel corso della conferenza stampa di chiusura del 2022 la premier Meloni ha snocciolato alcuni temi cari alla sua maggioranza, alla sua storia e al suo governo.

 Tra tutti la volontà di procedere con una riforma costituzionale di stampo presidenziale, la continuità con il lavoro fatto dal predecessore Mario Draghi, soprattutto in politica estera.

Di questo, e delle prossime sfide dell’esecutivo, ne abbiamo parlato con il prof. Marco Tarchi, accademico e politologo dell’Università di Firenze. 

Nel corso della conferenza stampa di fine anno la premier Meloni ha detto che vorrebbe lasciare in eredità al paese una riforma presidenziale. Crede che questo cambio di impostazione costituzionale potrebbe giovare al paese e quali sono gli scogli maggiori che il governo potrebbe incontrare?

 Di questa ipotesi si parla dagli anni Ottanta – la “grande riforma” promessa da Craxi – e sui suoi pregi e difetti c’è stato un dibattito senza fine. Se questa sarà la volta buona per passare dalle parole ai fatti, non so. Per passare, il progetto dovrebbe trovare almeno l’accordo di Renzi e Calenda, e in questo caso ci sarebbe un contraccambio da pagare. Non vedo quale vantaggio potrebbero trarre dal nuovo assetto le altre opposizioni. In ogni caso, se si volesse importare il modello semipresidenziale francese, sarebbe il caso di accoglierlo per intero, quindi includendo la legge elettorale maggioritaria uninominale a doppio turno. Dubito che questo piacerebbe, oggi, al centrosinistra. 

In questi primi tre mesi, come valuta il rapporto di FdI con le istituzioni al passaggio dall’opposizione ai tavoli di governo?

 Molto accorto e moderato, come era da prevedere. L’epoca delle polemiche con l’Unione europea si è chiusa almeno per una legislatura, e con la Presidenza della Repubblica c’è interesse a non avere troppe frizioni.

La premier ha detto che le elezioni regionali saranno un test per il governo. Crede sia una valutazione corretta?

No. Si tratta di elezioni che riguardano due Regioni, anche se le più popolose, e rivestono un carattere prevalentemente amministrativo. Come Meloni, D’Alema nel 2000 puntò sulla loro politicizzazione, convinto di guadagnarci. Ma perse e si dimise da Presidente del Consiglio. Non è un precedente incoraggiante, e comunque apre una prassi discutibile.

Il “battibecco” tra Meloni e Macron sul tema migranti crede che abbia incrinato il rapporto tra questo esecutivo e i vicini francesi?

Fin dall’inizio non era un rapporto facile: i due sono fortemente lontani su molti temi. E c’è da supporre che, dopo questa prima frizione, altre ne seguiranno. Ma da entrambi i lati il realismo politico conterrà gli effetti di queste divergenze.

Le frizioni sulla gestione dei flussi migratori e quelle sul Mes che peso avranno, secondo lei, in materia di relazione con i partner europei?

Dipende da quali partner si considerano. L’Unione europea è più che mai frammentata su molti temi (si veda la questione del tetto al prezzo del gas, ultima di varie controversie), e il governo italiano potrebbe servirsi della situazione per creare alleanze a geometria variabile. Sempre che Washington – a cui l’esecutivo, per legittimarsi, mi pare sempre più legato – glielo consenta. 

Crede che il governo abbia ben lavorato per conservare le buone relazioni con gli USA, curate con attenzione dal governo Draghi? Ha aiutato la posizione ferma e senza esitazioni sulla guerra in Ucraina?  

Come dicevo, sull’asse transatlantico Meloni sta puntando gran parte delle sue carte, spinta dalla consapevolezza di avere un gap da colmare sul piano della legittimazione internazionale. Se sia una scelta lungimirante o no, solo il futuro potrà dircelo.

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Back To Top