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Migranti e Francia, che fine ha fatto il Trattato del Quirinale?

Trattato Quirinale

A quasi due anni dalla firma del Trattato del Quirinale, primo bilancio dell’accordo tra Roma e Parigi. Sullo sfondo i rapporti tra Meloni e Macron

Il 26 novembre 2021 a Roma veniva firmato il Trattato del Quirinale. Allora il premier Draghi e il presidente Macron, alla presenza del presidente Mattarella, sottoscrissero questo accordo tra la Repubblica italiana e la Repubblica francese “per una cooperazione bilaterale rafforzata”.
Che fine ha fatto quel Trattato a distanza di quasi due anni? È significativo quanto scriveva la Farnesina guidata dal ministro Tajani sul proprio sito il 1 febbraio 2023, giorno in cui l’accordo è entrato ufficialmente in vigore: “Il comune impegno nella UE consentirà all’Italia e alla Francia di far valere in Europa le sinergie tra le rispettive posizioni e al contempo di prevenire o risolvere possibili divergenze”.

I RAPPORTI TRA IL GOVERNO MELONI E L’ELISEO

Evidentemente qualcosa non sta andando per il verso giusto se assistiamo a frequenti screzi tra il presidente Macron e la premier Meloni, se il ministro dell’Interno francese chiude le porte all’accoglienza dei migranti sbarcati in Italia, senza dimenticare tutte le partite economiche come ricorda oggi Roberto Sommella su MF-Milano Finanza. Per paradosso si potrebbe dire che chi ha interpretato meglio lo spirito del Trattato del Quirinale è stato Matteo Salvini, invitando Marine Le Pen sul palco di Pontida. Ovviamente è una provocazione, che rende però l’idea delle difficoltà che accompagnano l’attuazione del Trattato sui dossier e sui temi più importanti. E, d’altronde, erano già emerse in passato le perplessità di Fratelli d’Italia sull’accordo,

IN COSA CONSISTE IL TRATTATO DEL QUIRINALE

Il Trattato è diviso in un preambolo e 12 articoli, accompagnato da una tabella di marcia (o programma di lavoro) che rende operativi gli accordi che mirano ad “assicurare a ogni livello una cornice più stabile e ambiziosa alle strette relazioni istituzionali che già esistono” tra i due Paesi.
Di seguito i temi al centro del Trattato: 1. Affari esteri; 2. Sicurezza e difesa; 3. Affari europei; 4. Politiche migratorie, giustizia e affari interni; 5. Cooperazione economica, industriale e digitale; 6. Sviluppo sociale, sostenibile e inclusivo; 7. Spazio; 8. Istruzione e formazione, ricerca e innovazione; 9. Cultura, giovani e società civile; 10. Cooperazione transfrontaliera; 11. Organizzazione; 12. Disposizioni finali.
E’ interessante leggere cosa recita proprio l’ultimo articolo: “Le divergenze o le controversie relative all’interpretazione e all’applicazione del Trattato sono risolte in via amichevole tramite consultazioni e negoziati diretti tra le Parti”.

L’alleanza rafforzata tra Italia e Francia prevede, tra le altre cose, un vertice intergovernativo con cadenza annuale e la partecipazione di un membro del governo di un Paese al Consiglio dei ministri dell’altro, almeno una volta ogni tre mesi. Ad oggi è accaduto solo una volta, ai tempi del governo Draghi.
Ecco cosa scrive sul Foglio Jean-Pierre Darnis, docente di storia contemporanea Luiss Roma e Università di Nizza: “La parte politica (dell’accordo), i vertici frequenti e la partecipazione incrociata ai rispettivi consigli dei ministri, è stata archiviata dall’entrata in funzione del governo Meloni. Oggi sarebbe opportuno restaurarla e stabilire una pratica di confronto permanete, preludio necessario alla costruzione di misure concrete. Per l’Italia è evidentemente importante, ma offrirebbe anche alla Francia una sponda di dialogo diversa da quella tedesca, ultimamente assai complicata”.

LE PRINCIPALI PARTITE ECONOMICHE TRA ITALIA E FRANCIA

Mfe – MediaForEurope, scrive Sommella su MF-Milano Finanza, è “apparentemente al sicuro da aggressioni esterne e interne dopo la scomparsa di Silvio Berlusconi grazie al patto tra Marina e Pier Silvio, ma Vivendi ha pur sempre il 23% dell’azienda e dopo la pace siglata non ha ancora dato seguito alla discesa nell’azionariato concordata”.
Tim – Suscita invece “preoccupazione”, si legge sempre sul quotidiano milanese, il dossier Telecom Italia dove l’azienda transalpina è primo azionista quasi col 24%: “non si sa ancora se aderirà o meno all’imminente offerta del fondo americano Kkr per la rete, che dovrebbe arrivare nelle prossime settimane e che dovrebbe valere almeno 23 miliardi di euro”.
Gli altri dossier – Oltre a Tim e Mfe, il direttore Sommella ricorda anche il tema dei fondi del Pnrr all’Esa, Agenzia spaziale europea a trazione francese, “che rischiavano di alimentare unicamente la ricerca e le attività transalpine”. Altro dossier, la gestione di Euronext, la nuova mega borsa europea “che sta facendo le fortune di Amsterdam piuttosto che di Piazza Affari nonostante l’Italia ne sia co-proprietaria con Parigi”. Infine e Stellantis, l’azienda automobilistica franco-italiana sorta sulle ceneri della Fiat “che tanto sta però impensierendo i sindacati dei nostri stabilimenti”.

COSA PREVEDE IL TRATTATO SULLA COOPERAZIONE ECONOMICA

Ecco, in merito, alcuni passaggi del Trattato del Quirinale con riferimento alla cooperazione economica, industriale e digitale: Italia e Francia “s’impegnano a facilitare gli investimenti reciproci e avviano, in un contesto di bilanciamento dei rispettivi interessi, progetti congiunti per lo sviluppo di startup, piccole e medie imprese (PMI) o grandi imprese dei due Paesi, favorendo le relazioni reciproche e la definizione di strategie comuni sui mercati internazionali, nel quadro di un’Europa sociale”. Ancora, Roma e Parigi “favoriscono, in particolare attraverso consultazioni regolari, l’attuazione di un’ambiziosa politica industriale europea orientata alla competitività globale delle imprese e a facilitare la realizzazione della doppia transizione digitale ed ecologica dell’economia europea”.

IL BILANCIO DEL PRIMO ANNO DEL TRATTATO DEL QUIRINALE

In Italia il testo del Trattato è stato approvato il 25 maggio 2022 alla Camera dei Deputati e il 5 luglio al Senato. In Francia la votazione per l’approvazione si è tenuta il 27 settembre al Senato e il 31 ottobre all’Assemblée Nationale.
La finalizzazione dell’iter di ratifica (scambio degli strumenti di approvazione e pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale) si è concretizzata con l’entrata in vigore ufficiale a febbraio 2023.
Come si legge sul sito dell’Ambasciata francese in Italia, lo scorso 26 novembre vari ‘’impegni-chiave’’ erano stati assunti per ogni articolo del trattato e del programma di lavoro, dalla difesa alla cultura, dalla cooperazione di polizia, transfrontaliera, universitaria a quella economica. Dal lancio dei due primi campus dei mestieri al Nuovo Grand Tour, dagli scambi di professori e insegnanti ESABAC, dalla firma di vari programmi di lavoro in ambito di difesa e di armamento, ai fondi di sostegno alle start-up, senza dimenticare gli scambi di diplomatici. Altre iniziative sono in fase di lancio o di realizzazione, in particolare per quanto riguarda i nuovi meccanismi di consultazione bilaterale ad alto livello che sono in corso di attuazione (ad esempio il comitato transfrontaliero e quello per i giovani).

Il Trattato del Quirinale dunque sta andando avanti, più che altro sul fronte diplomatico e dei rapporti bilaterali. Ma sulle grandi questioni politiche ed economiche rimane sullo sfondo, non decolla. Non c’è da stupirsi, a maggior ragione oggi con le elezioni europee alle porte.

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