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Mobilità, M5S pensa al “car pooling” per decongestionare le strade
La proposta del pentastellato Emanuele Scagliusi si compone di sette articoli e prevede un’attività da effettuare a titolo gratuito con una remunerazione concentrata nelle piattaforme di intermediazione
Dopo la proposta di Diego De Lorenzis (M5s) sul car sharing, arriva un’altra proposta sulla mobilità sostenibile da parte del Movimento 5 Stelle. Questa volta a firma di Emanuele Scagliusi e intitolata “Disposizioni per la promozione dell’uso condiviso di veicoli privati”. Sette articoli in tutto per ridisegnare anche qui, il congestionato panorama automobilistico italiano. Ma questa volta sulla base delle logiche del “car pooling”. (qui il testo della proposta di legge)
L’ITALIA È IL PAESE CON PIÙ AUTOMOBILI IN EUROPA
“Nonostante la crisi del mercato dell’automobile e il rilevante calo delle immatricolazioni che, secondo l’Associazione delle case automobilistiche estere in Italia, lo scorso giugno ha registrato una diminuzione del 7,25 per cento rispetto allo stesso mese del 2017, le automobili private italiane sono più di 37 milioni, il numero più alto in Europa, e sono responsabili di inquinamento, congestione, incidenti e consumo del suolo tra i più alti in Europa – si legge nella proposta di legge -. Dal 2013 al 2016 il numero di auto circolanti ogni 1.000 abitanti è cresciuto da 608 a 625, con un tasso del 2,8 per cento, una media maggiore rispetto ad altri Paesi europei come Germania e Francia. Il nostro Paese è da sempre legato a una solida tradizione motoristica e, in particolare, le automobili rimangono in testa ai principali mezzi di trasporto scelti per spostarsi nelle città della penisola (93 per cento), la maggioranza degli italiani continua a considerare l’automobile personale come il mezzo di trasporto preferito e, secondo una ricerca di Deloitte, due persone su tre hanno intenzione di acquistarne una nei prossimi tre anni. Il tasso di motorizzazione e di plurimotorizzazione delle famiglie italiane è tra i più alti d’Europa”.
LA CRISI FINANZIARIA HA IN PARTE INCRINATO LA TENDENZA A POSSEDERE L’AUTO
La crisi finanziaria ha in parte però incrinato questa tendenza, osserva Scagliusi nella proposta: i proprietari di automobili sono diventati sempre più sensibili all’aumento dei prezzi del carburante, all’aumento dei costi di parcheggio e alle imposizioni locali quali pedaggi e tasse sul traffico. “Secondo il 14° Rapporto sulla mobilità in Italia nel 2016, realizzato dall’Isfort in collaborazione con il centro ricerche Hermes e con le associazioni di trasporto Asstra e Anav, il volume complessivo degli spostamenti nel giorno medio feriale è diminuito progressivamente (-20,1 per cento tra il 2008 e il 2016), così come le distanze percorse in chilometri (-23,9 per cento nello stesso periodo), in relazione alla crisi degli ultimi anni. Invece, il tasso di mobilità (la quota di popolazione in movimento) è aumentato dal 75,1 per cento del 2012 all’83,6 del 2016, mostrando che gli spostamenti, seppure di minore entità, sono effettuati da un maggior numero di persone. Riguardo ai mezzi di trasporto, l’automobile ha ancora il primato, arrivando a essere utilizzata per circa due terzi degli spostamenti, mentre i diversi mezzi del trasporto pubblico si attestano in totale solo all’11 per cento circa e la mobilità attiva (spostamenti a piedi o in bicicletta) al 20 per cento”.
ITALIA PAESE IDEALE PER SPERIMENTARE NUOVE FORME DI MOBILITÀ COME IL CAR POOLING
“La scarsità di risorse destinate al trasporto pubblico locale fanno dell’Italia il Paese ideale per sperimentare nuove forme di mobilità, anche basate sulla condivisione dell’uso degli autoveicoli – si legge nella proposta di legge -. Si tratta, in definitiva, di un’applicazione al settore del trasporto della cosiddetta ‘sharing economy’. Nel settore del trasporto, esistono già da diverso tempo iniziative rappresentative del fenomeno che hanno anche il pregio di garantire una mobilità più sostenibile. Si tratta del car sharing, cioè l’uso, su prenotazione, di automobili dislocate in precisi punti del territorio, e del car pooling. L’incentivazione di tali forme innovative di mobilità è fondamentale se consideriamo che nel 2050, secondo la FAO, il 70 per cento della popolazione mondiale vivrà nelle città, rispetto all’attuale 49 per cento. In questa prospettiva è fondamentale soprattutto sviluppare misure per promuovere e incentivare il car pooling, che, a differenza del car sharing, si basa sulla condivisione del veicolo tra più utenti nello stesso spazio e arco temporale, garantendo così un aumento del tasso di occupazione del veicolo (coefficiente di riempimento) con tutto ciò che ne deriva rispetto alla quantità di veicoli circolanti, ai consumi, ai costi e all’occupazione di spazi per la sosta”.
CON IL CAR POOLING MENO EMISSIONI DI CO2 E RISPARMI PER 55 MLD TRA BENZINA E PEDAGGI
La mobilità in Italia è sempre più un fenomeno locale con spostamenti a breve raggio che, per lo più, avvengono all’interno della città. La somma degli spostamenti di passeggeri al di sotto di 10 chilometri vale infatti il 70 per cento del totale e quindi aumentare il tasso di occupazione dei veicoli in città, che oggi è di 1,2 passeggeri, comporterebbe un immediato abbattimento della congestione del traffico veicolare e dell’inquinamento, un risparmio energetico nonché una riduzione del rischio di incidentalità e un’ottimizzazione dei parcheggi delle vetture. Se si viaggiasse con automobili piene, condividendo i posti liberi, si risparmierebbero ogni anno ben 40 miliardi di tonnellate di anidride carbonica (CO2 ). Il car pooling potrebbe quindi dare quel considerevole contributo nel raggiungimento degli obiettivi europei relativi alle emissioni di anidride carbonica, che i metodi tradizionali del blocco della circolazione e il metodo delle targhe alterne non sembrano più riuscire a dare”. Inoltre, “secondo uno dei principali operatori di car pooling, i vantaggi per gli utenti sarebbero stati quantificati in 55 miliardi di euro in benzina e in pedaggi, una cifra pari al 3,5 per cento del PIL italiano, con un abbattimento dei costi di trasporto che può arrivare quasi al 50 per cento per le tratte medio-lunghe e, per chi mette a disposizione la propria automobile, fino al 75 per cento. Vale la pena sottolineare, però, che non si parla ovviamente di un guadagno ma di un risparmio, in quanto il car pooling non è un’attività commerciale ma un fenomeno sociale spontaneo che, facilitato dalla rete internet e dallo sviluppo delle nuove tecnologie, promuove l’incontro tra domanda e offerta senza intermediari”.
COSA DICE LA PROPOSTA DI LEGGE
Innanzitutto si dà una definizione del car pooling, qualificato come “una modalità di trasporto non professionale consistente nell’uso condiviso di veicoli privati tra due o più utenti che devono percorrere uno stesso itinerario, o parte di esso, messi in contatto anche tramite servizi dedicati forniti da gestori intermediari pubblici o privati attraverso l’utilizzo di strumenti informatici e no”. L’articolo 3 disciplina la natura giuridica del car pooling quale “contratto di trasporto gratuito”, ai sensi dell’articolo 1681, terzo comma, del codice civile, che “non si configura come attività d’impresa di trasporto di persone”. All’articolo 4 si stabilisce la disciplina applicabile ai gestori nell’organizzazione e nella messa in opera delle piattaforme di intermediazione. “Un’attività effettuabile anche sotto forma d’impresa, eventualmente remunerata da una commissione di intermediazione, volta ad assistere gli utenti sin dalla fase di formazione dell’accordo sulla quota di compartecipazione per l’itinerario lungo il quale si usufruisce del car pooling. I gestori indicano la commissione quale ammontare indipendente e distinto dalla compartecipazione alle spese oggetto di accordo tra gli utenti. I gestori si occupano inoltre di gestire il flusso dei pagamenti, garantendo che ogni transazione operata mediante le piattaforme avvenga esclusivamente attraverso sistemi tracciabili di pagamento elettronico. Il gestore sospende in via temporanea o interdice in via definitiva l’accesso a coloro i quali violino le disposizioni sul car pooling, in base alla gravità e al numero delle violazioni, ai termini delle proprie condizioni generali d’utilizzo sottoscritte dagli utenti e nel rispetto delle garanzie ivi esplicitate. Si tratta delle ipotesi in cui l’utente operatore non sia in possesso di adeguata patente di guida o faccia uso di un veicolo privo della necessaria copertura assicurativa o non adeguatamente revisionato, di un veicolo con autista o di altro veicolo commerciale, taxi, automezzo aziendale o di altro veicolo non autorizzato all’uso per il car pooling. Sono esposti a tali provvedimenti anche gli utenti che generano un profitto attraverso la loro attività sulla piattaforma di intermediazione tenuto conto della natura degli itinerari offerti, della loro frequenza, del numero degli utenti fruitori trasportati e della compartecipazione alle spese richiesta, nonché ogni utente che, con la propria condotta, integri violazioni rilevanti e all’uopo indicate nelle condizioni generali d’utilizzo della piattaforma di intermediazione sottoscritte dagli utenti”.
L’articolo 5 disciplina l’attività di promozione del car pooling: “Si prevede, in particolare, che le amministrazioni e gli enti pubblici provvedano a riservare nei propri siti internet e intranet istituzionali uno spazio dedicato ai servizi di mobilità sostenibile e, nell’ambito di questi, ai servizi di car pooling. Con specifico riferimento al car pooling è fornita adeguata pubblicità ai servizi eventualmente promossi dalla stessa amministrazione o ente ovvero da altri soggetti pubblici e privati che operano nell’area in cui l’amministrazione o l’ente ha sede. Al medesimo obbligo sono soggette le imprese private che occupano presso un unico stabilimento un numero complessivo di addetti superiore a 250; la vigilanza sull’attuazione delle disposizioni citate è affidata al responsabile per la mobilità aziendale (mobility manager)”. Si prevede poi che il Ministero dell’Ambiente e quello delle infrastrutture elaborino, entro il 15 marzo di ciascun anno, “un programma coordinato di iniziative di informazione e di educazione alla mobilità sostenibile, con particolare attenzione all’incentivazione del car pooling, anche attraverso lo svolgimento di campagne informative sui principali mezzi di comunicazione”. All’articolo 6 è concesso un credito d’imposta “fino a 10.000 euro annui, nel limite massimo complessivo di 1 milione di euro annui”, alle imprese che gestiscono direttamente servizi di car pooling, rimettendo a un decreto del Ministro dell’economia di concerto con il Ministro dell’ambiente e delle infrastrutture, sentita la Conferenza unificata, la definizione dei criteri e delle modalità per l’accesso al credito d’imposta. È inoltre prevista la copertura finanziaria dell’intervento.