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Perché la vittoria di Udine non risolleva davvero il campo largo

Conte Schlein Opposizioni Sinistra Udine

Una rondine che non fa primavera, quella vittoria alle elezioni amministrative di Udine. Il punto sulle opposizioni al Governo Meloni

Prima di partecipare anche lui alla campagna fresca di stampa contro il governo all’insegna del razzismo per il piano avvertito dal ministro Francesco Lollobrigida di una “sostituzione etnica” dietro l’aumento esponenziale dell’immigrazione dall’Africa, l’amico Piero Sansonetti ha voluto ieri cantare dalla direzione del suo Riformista, che sta per passare sotto quella di  Matteo Renzi e Andrea Ruggieri, il sollievo della sinistra, rigorosamente in rosso, per l’arrivo della rondine, in una primavera pur fredda, a Udine. Dove il centrodestra ha perso con uno scarto del 5 per cento le elezioni comunali 15 giorni dopo avere stravinto  quelle regionali.

In questo risultato Piero ha trovato la conferma di una cosa per lui “già chiara ma ora cristallina”. “Il centrosinistra -ha scritto-  dispone della maggioranza degli elettori… Il problema è che non sa fare coalizione e quindi, con l’attuale legge elettorale, vince la destra. Che pure è minoranza. A Udine, per la prima volta, è riuscito a fare un’alleanza larga, dal Terzo polo al Pd, ai radicali, alla sinistra, ai 5 stelle. E’ un dato politico indiscusso e sul quale sarà bene riflettere”.

COME INTERPRETARE DAVVERO LE ELEZIONI DI UDINE

Questo ragionamento ha due inconvenienti. Il primo è di cronaca, o statistico. Esso ignora che fra il primo e il secondo turno delle elezioni comunali a Udine l’affluenza alle urne è scesa di ben dieci punti: dal 54 per cento, che già non era un granché, al 44. Ciò basterebbe e avanzerebbe a spiegare perché il candidato del centrodestra, il leghista Pietro Fontanini, prevalso di 7 punti nel primo turno sul concorrente candidato dal Pd, Alberto De Toni, ha potuto essere raggiunto e superato. E’ presumibile che fra gli infreddoliti elettori di centrodestra molti abbiano evitato di tornare alle urne dando per scontato il successo del sindaco uscente, e uscito.

L’altro inconveniente, almeno ai fini della soddisfazione espressa da Sansonetti e della “riflessione” proposta ai suoi lettori, che fra qualche giorno continueranno a seguirlo sull’ Unità risorta grazie allo stesso editore del Riformista, è tutto politico. Esso sta nella natura un pò troppo  carnevalesca -e fuori stagione– della coalizione improvvisata dal Pd fra il primo e il secondo turno delle elezioni udinesi. E’ una natura rispetto alla quale la coalizione di centrodestra, pur con tutti i suoi problemi interni di convivenza e concorrenza fra leghisti di varia tendenza, destra meloniana e berlusconiani, sembra un cristallo. Sansonetti plaude, fra gli altri, ai grillini dei quali ha scritto e detto per anni come dei marziani, a dir poco, anche o ancor più sotto la guida di Giuseppe Conte.

Un’ultima, per quanto velenosetta riflessione, per rimanere al linguaggio di Piero. Dubito che Il Riformista sarebbe uscito sulla rondine di Udine con lo stesso titolo di ieri sotto la direzione imminente della coppia Renzi-Ruggieri. Che si riconoscerebbe forse nel più prudente monito del manifesto: “Un errore illudersi”, anche se “è un segnale di vita”.

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