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Partiti e lavoro, cosa c’è e cosa non c’è nei programmi
Cosa si è detto al dibattito ‘La riforma del lavoro che verrà: le proposte dei partiti’
Occupazione, contratti, politiche attive, pensioni. Il mondo del lavoro è stato al centro di un confronto fra candidati organizzato dallo studio legale LabLaw nella sede di Roma dell’agenzia Dire. Al dibattito ‘La riforma del lavoro che verrà: le proposte dei partiti’ hanno partecipato Giovanni Paglia della Alleanza Verdi e Sinistra, Marco Lombardo di Azione, Nino Foti di Noi Moderati, Claudio Durigon della Lega e il fondatore di LabLaw Francesco Rotondi. L’evento è stato moderato dal direttore dell’agenzia Dire, Nico Perrone.
Rotondi (Lablaw): “Nei programmi dei partiti non si affrontano cause problemi”
Il giuslavorista Francesco Rotondi mette sul tavolo quello che secondo lui è il problema principale in ottica elezioni: “Ho analizzato i programmi dei partiti sul mondo del lavoro e sui diritti del lavoro. C’è una curiosità: in tutti i programmi non si parte dalle cause, che sono l’elemento fondamentale“. Per Rotondi “non sono le leggi ad aver creato la precarietà” e serve “calarsi nella realtà e capire come funziona il mercato“, ma soprattutto si dovrebbe evitare “che sul tema del lavoro si intervenga in modo straordinario come spesso avviene in Italia”. Il giuslavorista auspica nel prossimo Parlamento “interlocutori competenti” e conclude: “Non c’è da stravolgere, è inutile emendare, creiamo una nuova norma“.
Paglia (Verdi-SI): “L’unico contratto possibile è l’indeterminato”
“L’unica forma di contratto possibile è quello a tempo indeterminato con pieni diritti. Quello a termine deve essere utilizzato con causali ben precise, come la sostituzione di maternità”. Lo afferma Giovanni Paglia, secondo cui “il precariato ha destrutturato l’economia italiana. Se si vuole lanciare un piano di sviluppo bisogna partire dai diritti e dare possibilità a cittadini di programmare il proprio futuro”.
Lombardo (Azione): “Jobs act in linea con richieste Ue”
“Il Jobs act rendeva più costoso il contratto a tempo determinato. Penso che sia in linea con quello che l’Europa ci chiede”. Lo dice il candidato di Azione, Marco Lombardo, durante il confronto sul tema del lavoro organizzato da Lablaw nella sede dell’agenzia Dire a Roma. Per Lombardo, servono misure sul lavoro autonomo “troppo spesso associato al lavoro imprenditoriale. Noi proponiamo, ad esempio la detassazione dei premi di produttività e l’abbattimento della ritenuta d’acconto”. Sulle politiche del lavoro, aggiunge infine l’esponente del Terzo polo, “siamo favorevoli a un reddito minimo garantito ma il reddito di cittadinanza non ha funzionato: è uno spreco di risorse”.
Durigon (Lega): “Adeguare contratti preservando diritti”
“Il mondo del lavoro è cambiato, dobbiamo adeguarci preservando i diritti. L’Italia, per nostra fortuna, è riuscita con grandi lotte sindacali ad avere contratti collettivi nazionali. Dobbiamo puntare su questi“. È questa la posizione del candidato della Lega Claudio Durigon. “Oggi – afferma l’esponente del Carroccio – serve produrre lavoro e inserirsi in un contesto strategico della produzione per avere una strategia economica adeguata alle esigenze attuali”. Inoltre, “serve ridurre il cuneo fiscale pazzesco, il più alto in Europa. Ogni punto del cuneo è pari a tre miliardi e servono risorse vere”. Altro elemento è la differenza del costo della vita fra regioni: “Serve una contrattazione di secondo livello – afferma Durigon – che va incentivata con delle agevolazioni”.
Foti (Noi Moderati): “Non è possibile una riforma ogni due anni”
Sul lavoro, secondo il candidato di Noi Moderati Nino Foti, “non è possibile che ci sia una riforma ogni due anni. Per assimilare una riforma ci vogliono cinque/sette anni. Personalmente ho vissuto la riforma Fornero, quella che ha prodotto più danni al Paese”. Nell’analisi sull’occupazione, Foti osserva che “l’Italia è spaccata in due: le necessità del Centro-Sud sono diverse da quelle Centro-Nord. C’è la necessità di una legislazione che favorisca le aree svantaggiate geograficamente e culturalmente”.