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Perché dopo un anno l’Istat è ancora senza un vero presidente
Dopo 335 giorni l’Istat continua a essere senza una vera guida, nel frattempo prosegue l’ordinaria amministrazione con i nuovi dati su Pil e debito pubblico che fanno litigare le forze politiche
Arrivano i dati Istat sui conti pubblici 2023 e, come al solito, innescano varie interpretazioni e letture sconfinando poi nella consueta polemica politica. Dati che arrivano da un Istituto che ormai da un anno si trova senza un vero presidente dopo che sul nome dell’uscente Gian Carlo Blangiardo si sta consumando (o meglio, si è consumato già) uno dei tanti scontri all’interno delle forze di maggioranza.
Andiamo con ordine e leggiamo intanto gli ultimi dati Istat.
NEL 2023 PIL ITALIA A +0,9%, OLTRE PREVISIONI DEL GOVERNO
Nel 2023 l’economia italiana ha registrato una crescita dello 0,9%. Lo rende noto l’Istat. La stima diffusa il 30 gennaio scorso in base alle rilevazioni trimestrali indicava invece un aumento del Pil dello 0,7%. Il dato diffuso oggi è superiore alle previsioni della Nadef che fissavano la crescita del Pil 2023 allo 0,8%.
NEL 2023 DEFICIT AL 7,2% DEL PIL, PEGGIO DELLE STIME. MA MIGLIORA IL DEBITO
Nel 2023, rileva l’Istat, il rapporto deficit-Pil si è attestato al 7,2%, a fronte dell’8,6% nel 2022. Le previsioni della Nadef erano di un deficit al 5,3% del Pil.
Di contro sempre nel 2023 il debito pubblico italiano è sceso al 137,3% del Pil dal 140,5% del 2022. Anche il saldo primario (indebitamento netto meno la spesa per interessi) è in miglioramento ma ancora negativo e pari a -70.864 milioni di euro, con un’incidenza sul Pil del -3,4% (-4,3% nel 2022). Il dato del debito è decisamente migliore rispetto alle stime della Nadef (140,2%).
L’ISTAT RIVEDE AL RIALZO LA CRESCITA 2022, DA +3,7% A +4%
L’Istat ha rivisto al rialzo la stima di crescita dell’economia italiana per il 2022. Secondo le ultime rilevazioni il Pil è cresciuto del 4% contro il 3,7% stimato in precedenza. Per il 2021 il tasso di crescita del Pil in volume è rimasto invariato. Per quanto riguarda i conti pubblici, gli aggiornamenti hanno comportato una revisione nel rapporto deficit/Pil per il 2020, 2021 e 2022 pari rispettivamente a +0,2, +0,1 e -0,6 punti percentuali.
Per il 2020 il deficit è quindi stimato a -9,4% dal precedente -9,6%. Per il 2021 si è passati da -8,8% a -8,7% e per il 2022 da -8,0 a -8,6%. Su 2021 e 2022 ha pesato la contabilizzazione del Superbonus e del bonus facciate e in particolare sul 2022 anche quella delle agevolazioni Transizione 4.0.
SCONTRO GIORGETTI-M5S
E mentre il ministro dell’Economia Giorgetti sostiene che “i numeri” dell’Ista “ci dicono che l’emorragia dell’irresponsabile stagione del Superbonus ha avuto un effetto pesante sul 2023, andando purtroppo oltre le già pessimistiche prospettive”, arriva le replica puntuta del M5S con l’ex ministro Patuanelli: “Non so bene quali sostanze assumano al Governo, ma dinanzi ai dati Istat impietosi sul 2023, anno di piena gestione del Governo Meloni, il Ministro dell’Economia riesce a dire che la crescita allo zero virgola è ancora colpa del Superbonus. È incredibile – ha aggiunto – per almeno due fattori: il primo è che i numeri Istat dicono l’esatto opposto, il secondo è che Giorgetti è Ministro con portafoglio, prima al MiSE poi al MEF, ininterrottamente dal 2021. Cosa abbia fatto in questi anni non si sa, evidentemente ha vinto il Turista per Sempre”
L’ISTAT SENZA UN VERO PRESIDENTE DA QUASI UN ANNO
L’Istat, come detto, è senza un vero presidente da 335 giorni, da quando cioè Gian Carlo Blangiardo, demografo portato dalla Lega alla guida dell’Istituto di statistica nel 2019, è stato riconfermato per altri quattro anni dal governo Meloni nel Cdm del 9 marzo 2023, quello svolto a Cutro. Nomina che poi è stata bocciata dalle Camere, non riuscendo a ottenere i due terzi dei voti necessari delle commissioni Affari costituzionali in quanto le opposizioni si erano messe di traverso. Da allora ha avuto inizio lo stallo che si è protratto fino ad oggi, a causa dell’insistenza della Lega di Salvini che non ha voluto cedere sul nome di Blangiardo nonostante i numeri in Parlamento non fossero dalla sua parte.
IL GOVERNO HA DECISO DI AVVIARE UN BANDO PUBBLICO
In questi mesi si è andati avanti con il presidente facente funzioni Francesco Chelli, in qualità di membro anziano del cda, il quale ha le mani legate essendo operativo soltanto per l’ordinaria amministrazione. Il suo mandato scade il 24 marzo insieme a tutto quello del consiglio di amministrazione. Nelle scorse settimane era circolata anche l’ipotesi di commissariare l’Istituto di statistica proprio con Blangiardo, aggirando così il niet delle Camere.
E invece il governo ha deciso di percorrere la strada del bando pubblico per selezionare il nuovo capo dell’Istat. E Blangiardo non potrà parteciparvi, in quanto potranno prendervi parte soltanto i professori ordinari mentre Blangiardo è in pensione da quattro anni.
Politicamente si tratta di una decisione che ha un mandante (Fratelli d’Italia e Forza Italia) e un preciso destinatario (la Lega di Salvini). Vedremo come finirà, l’importante è che scelgano presto.