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Perché il Pd va in ritiro (di nuovo)
Un ritiro per riflettere sulle attività e sulle posizioni del Pd soprattutto nei confronti dei mutamenti in politica estera. L’idea arriva dal responsabile Esteri del Pd Giuseppe Provenzano
Il Pd va in ritiro. L’idea, come scrive Simone Canettieri sul Foglio, sarebbe di Giuseppe Provenzano, responsabile Esteri del Pd e, nel corso del Governo Conte II, ministro per il Sud.
UN RITIRO PER PARLARE DI POLITICA ESTERA
Alla mensa del ritiro del Pd sarà, dunque, servita una opportunità per riflettere sugli ultimi avvenimenti in campo internazionale: dal dinamismo di Trump nella politica di vicinato, alle guerre in Ucraina e Palestina, dalle difficoltà dei governi europei di Francia e Germania alle dimissioni del premier Canadese Trudeau. La segretaria Schlein ha accolto con favore la proposta, così come l’ex presidente e attuale membro della direzione del Partito democratico Gianni Cuperlo.
I parlamentari democratici non dovrebbero essere chiamati a grandi spostamenti, il ritiro dovrebbe avere come location proprio la capitale.
IL RITIRO DI GUBBIO DEL 2024
Anche nel 2024 il Pd di Elly Schlein andò in ritiro. All’epoca la location scelta era il Park Hotel ai Cappuccini di Gubbio per due giorni a porte chiuse che i parlamentari del Pd hanno trascorso tra seminari e riflessione. I “ritiri politico-spirituali” per fare squadra sono nella piena tradizione cristiano democratica. Quello del 2024 era stato immaginato e organizzato da Chiara Braga, capogruppo del PD. Il partito di Schlein raccolse non poche critiche perché il Park Hotel ai Cappuccini di Gubbio è un ex convento che dal 1966 è diventato un albergo a quattro stelle, con spa e sala fitness sebbene in “pacchetto” per i parlamentari prevedesse solo pernottamento e pasti.
IL RITIRO DEI “DOROTEI” E DEI CORAGGIOSI DI CAMALDOLI
Prima di Schlein a portare i parlamentari in ritiro ci avevano pensato in molti. Una tradizione con radici democristiane. Nel 1959 la corrente ’’Iniziativa democratica’’, maggioritaria nella Dc (annoverava personalità come Antonio Segni, Aldo Moro e Mariano Rumor) si guadagnò l’appellativo di “dorotei” perché, nell’ambito di un ritiro presso il convento delle suore di santa Dorotea, a Roma, decise di togliere l’appoggio al segretario del partito Fanfani e di affidare il partito a Moro. Ma ancora prima, nel 1943 in piena seconda guerra mondiale, i giovani intellettuali dell’Azione cattolica e della Fuci (tra cui Fanfani, Dossetti, Taviani, Gonella, Vanoni) che, scrivendo il “Codice di Camaldoli” diedero vita al nucleo del programma della DC.
I SOCIALISTI E GLI EX COMUNISTI “RUBANO” L’IDEA AGLI EX AVVERSARI DEMOCRISTIANI
Anche i socialisti hanno fatto i loro ritriti. Nel 1981, alla certosa di San Lorenzo a Padula (Salerno), si tenne una direzione-seminario del PSI di Bettino Craxi. La tradizione democristiana si trasla a sinistra dopo Tangentopoli. Nel 1995, a quattro anni dalla svolta della Bolognina, Massimo D’Alema chiama i suoi dirigenti e gli omologhi di Prc, laburisti, cristiano sociali e verdi, insieme a intellettuali d’area, nella certosa toscana di Pontignano, un ex convento del 1341, per discutere di valori della sinistra che si stava affacciando al nuovo millennio.
LA PASSIONE DI ROMANO PRODI PER I RITIRI
Due anni dopo, nel 1997, è Romano Prodi a portare ex comunisti ed ex democristiani nel castello medievale di Gargonza, in provincia di Arezzo, per ’’trovare le ragioni di fondo della coalizione’’. Il Professore replica nel 2006, quando da premier porta i suoi ministri nella villa di San Martino in Campo per provare a serrare le file. Pochi mesi dopo è tempo di un nuovo vertice a villa Pamphili a Roma e, infine, nella Reggia di Caserta dove, Marco Pannella, rese pubblico il conclave con diretta su Radio Radicale con il suo telefono.