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I giri immensi e i ritorni del ponte sullo Stretto di Messina

Ponte Stretto Di Messina

Il ponte sullo Stretto di Messina è un fantasma che continua a tornare nella storia d’Italia. Dai romani a Mario Draghi, tutti i tentativi, le perplessità e i nodi irrisolti di un progetto che sembra essere a un, ennesimo, nuovo inizio

Il ponte sullo Stretto di Messina è un progetto del quale, ciclicamente, si torna a discutere. Presente nel programma unificato del centrodestra, il 16 marzo il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto Ponte, dando il via libera a un testo che permette di riprendere il percorso di progettazione e realizzazione dell’opera. Torna in vita, così, la Società Stretto di Messina che dovrà occuparsi dell’opera con una nuova governance, e che potrà contare sulla partecipazione del Mef e del Mit. E tornano anche le preoccupazioni degli ambientalisti per un’opera che, per quanto si sforzi, non si riesce a definire sostenibile nonostante le rassicurazioni del ministro delle infrastrutture. “Si risparmieranno almeno 140 mila tonnellate di co2 nell’aria e si ripulirà il canale di Sicilia – ha detto il ministro Salvini -. Il ponte sarà la più grande opera green al mondo”.

IL PONTE PIÙ LUNGO AL MONDO

Quello che il governo di centrodestra vorrebbe realizzare, adeguato ai nuovi standard ambientali, tecnici e di sicurezza, è il progetto presentato nel 2012. Un’opera ingegneristica di grande complessità, un ponte strallato, sospeso e sostenuto da cavi e a campata unica. Se sarà realizzato sarà il più lungo al mondo in questa categoria: ben 3,2 chilometri, con 6 carreggiate, 3 per senso di marcia, al centro vi saranno 2 binari ferroviari, sarà largo 64 metri e alto 400. I due piloni principali saranno posizionati a Ganzirri e Cannitello, in corrispondenza del punto più stretto della lingua di mare.

PONTE SULLO STRETTO DI MESSINA: UN’OPERA DA SETTE MILIARDI DI EURO

Secondo le prime stime la costruzione del ponte non costerà meno di sette miliardi di euro, per i quali non si potrà accedere ai fondi del PNRR poiché l’opera dovrebbe rispettare alcuni canoni ambientali imprescindibili, difficilmente compatibili con il progetto presentato. Il vicepremier e ministro delle infrastrutture ha incontrato i governatori di Calabria e Sicilia, Roberto Occhiuto e Renato Schifani, prospettando il ponte come un volano di crescita infrastrutturale per entrambe le regioni.

LA SOCIETÀ STRETTO DI MESSINA: IL CONTROLLO DI MEF, MIT, SICILIA E CALABRIA

Il decreto approvato dal CdM fa tornare in vita la società Stretto di Messina Spa, per la quale interviene la revoca dello stato di liquidazione. Alla società partecipano Rfi, Anas, le Regioni Sicilia e Calabria, e, in misura non inferiore al 51%, il ministero dell’Economia, “che esercita i diritti dell’azionista d’intesa con il ministero delle Infrastrutture, al quale ultimo sono attribuite funzioni di indirizzo, controllo, vigilanza tecnica e operativa”. Il testo del decreto prevede il Cda sarà “composto da cinque membri, di cui due designati dal Ministero dell’economia e delle finanze d’intesa con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, che ricoprono rispettivamente la carica di presidente e di amministratore delegato, un membro designato dalla Regione Calabria, un membro designato dalla Regione Sicilia e un membro designato da Rfi Spa e Anas Spa. Il Collegio sindacale è composto da cinque membri, di cui tre membri effettivi e due supplenti”.

STRETTO DI MESSINA SPA: IL RITORNO DOPO IL TENTATIVO DI LIQUIDAZIONE

La società Stretto di Messina fu istituita nel 1981 dal governo Forlani che scelse come presidente Oscar Andò, ex sindaco di Messina e padre del sindaco dell’epoca. La società, dopo 30 anni di attività improduttiva, nel 2013 fu messa in liquidazione e da allora è gestita da un commissario. Un’inchiesta de “L’Espresso” ha rilevato che la Stretto di Messina Spa non ha mai smesso di pesare sul bilancio italiano perché, sebbene non abbia più dipendenti, non può essere liquidata per via di un contenzioso in corso con l’ex gruppo Impregilo, che chiede quasi 800 milioni di euro.

A COSTRUIRE L’OPERA SARÀ WEBUID, EREDE DI SALINI-IMPREGILO

A costruire l’opera dovrebbe essere Webuild, il più importante Gruppo di costruzioni italiano, la holding dove sono confluite le imprese (tra cui la capofila Impregilo) che facevano parte del Consorzio Eurolink, che nel 2005 si aggiudicò la gara, indetta dallo Stato, per la costruzione del ponte sullo Stretto. Si riparte, come detto, dal progetto del 2011. “Il Ponte sullo Stretto di Messina disegna un’Italia unificata. L’unità del Paese, è stata fatta parlando tutti la stessa lingua, oggi abbiamo il dovere di dare a tutti cittadini lo stesso diritto di accesso alla mobilità. Disegnare un’alta velocità che arriva a Reggio Calabria, si interrompe e ricomincia dall’altra parte del mare sarebbe un disegno incompiuto – ha detto Pietro Salini, Amministratore Delegato Webuild -. Serve un pensiero collettivo su come collocarci come Paese nel 2050. Il problema non sono più le distanze, ma è la capacità di progettare il futuro del Paese come motore del Mediterraneo di fronte a sfide enormi”.  Sul suo sito Webuild promette di “Dare occupazione a 118.000 persone e attivare l’economia locale, collegando Sicilia e Calabria”.

CHI NON VUOLE IL PONTE SULLO STRETTO DI MESSINA: LE PREOCCUPAZIONI DEGLI AMBIENTALISTI

Nel fronte dei contrari al ponte ci sono gli ambientalisti. Il Wwf  ha parlato di un progetto fallimentare, “un’opera dagli elevatissimi e insostenibili costi ambientali”. Per Legambiente il ponte sullo Stretto non è una priorità. “La vera urgenza da affrontare in un decreto-legge – ha detto Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – è la partenza di quei cantieri per la transizione ecologica necessari per permettere ai cittadini e alle merci di muoversi in Calabria e Sicilia come in un paese civile e industrializzato e per contribuire alla lotta alla crisi climatica”. Sulla stessa lunghezza d’onda anche “Italia Nostra”, che la definisce “un’opera assolutamente velleitaria e dannosa che è già costata un miliardo di euro, tra studi, consulenze, ecc. Questo, quando invece sarebbe necessario e urgente ammodernare le scadenti infrastrutture di Sicilia e Calabria e mettere in sicurezza territori straordinariamente fragili dal punto di vista geologico e ad altissimo rischio sismico”.

IL FLASHMOB DI ALLEANZA VERDI E SINISTRA

Alleanza Verdi e Sinistra hanno organizzato un flash mob di protesta contro il ponte davanti a Montecitorio. “Serve a fare il poltronificio”, ha detto il deputato Angelo Bonelli contestando la norma nella bozza che sottrae i compensi dell’amministratore delegato della società Stretto di Messina Spa, al limite massimo di 240 mila euro annui previsto per i manager di Stato.

LA NAVIGAZIONE: I TRAGHETTI CONTINUERANNO A VIAGGIARE

Per come è stata progettata, l’opera non dovrebbe eliminare il transito di traghetti (e le loro emissioni). Il ponte sospeso andrebbe posizionato nel punto meno esteso dello stretto, lontano da Reggio Calabria e da Messina, i tempi di percorrenza a quel punto non sarebbero competitivi con la più breve traversata in traghetto, inoltre, il ponte potrebbe dover essere chiuso nelle giornate di forte vento, perché molto flessibile. “L’opera ricade in un’area particolarmente fragile dal punto di vista ecosistemico – dice Aurelio Angelini, professore ordinario di Sociologia dell’Ambiente e del Territorio all’Università Kore di Enna -, in cui ci sono parecchie interferenze naturalistiche, geologiche, ambientali e paesaggistiche”.

GLI EX MINISTRI CHE NON VOGLIONO IL PONTE SULLO STRETTO DI MESSINA

Ferma contrarietà alla realizzazione del ponte sullo Stretto è stata espressa dall’ex ministro delle infrastrutture Graziano Delrio (PD). “Sul progetto del Ponte riproposto oggi a distanza di 20 anni fu condotto da vari governi, Monti in primis, un’analisi puntuale e accuratissima che alla fine aveva sconsigliato di proseguire su quel progetto perché insostenibile dal punto di vista finanziario: si trattava di un costo costruttivo di circa 4 miliardi di allora con un project financing tutto a favore dei privati ai danni delle casse dello Stato – ha detto l’ex ministro riferendosi al gruppo di lavoro incaricato dalla ministra Paola De Micheli di valutare il progetto -. Non solo: il progetto era da accantonare anche perché presentava una serie di anomalie come l’assenza di una serie di autorizzazioni ambientali e tecniche. Ripartire da lì significa propaganda e non realismo”.

PONTE SULLO STRETTO: TUTTI QUELLI CHE CI HANNO PROVATO

Azzerare la distanza tra la Sicilia e “il Continente” è un progetto di lunghissima data.  che accomuna le popolazioni italiane da molti secoli. Gli unici a riuscire a congiungere le due Regioni pare siano stati i romani che, per trasportare un carico di elefanti dall’Africa, realizzarono, secondo i racconti di Plinio il vecchio, un ponte di navi e botti tra la Sicilia e la Calabria. Molti secoli dopo, nel 1870 l’ingegnere Carlo Alberto Navone propose un tunnel sottomarino ma il tremendo terremoto di Messina nel 1908 impose una riflessione sulla fattibilità dell’opera. Nel 1942, in piena Seconda guerra mondiale, Benito Mussolini affermò “È tempo che finisca questa storia dell’isola: dopo la guerra, farò costruire un ponte”. Le cose andarono diversamente, l’Italia uscì dalla guerra distrutta e le priorità fu ricostruire una dignità sociale ed economica.

IL PONTE SULLO STRETTO DI MESSINA NELLA PRIMA REPUBBLICA

Di ponte sullo Stretto si torna a parlare nel 1969, quando nell’ambito di un concorso internazionale di idee indetto dal Ministero dei Lavori Pubblici furono presentati 143 progetti. Anche in quell’occasione non se ne fece nulla. Nel 1981 il governo Forlani creò la Stretto di Messina SPA e Bettino Craxi promise: “Alla fine dell’88 ci sarà l’apertura dei cantieri. Entro il 1998 avremo il ponte”. Tangentopoli e la crisi valutaria del 1992 imposero al nostro paese di occuparsi di questioni più cogenti.

IL PINGO PONG TRA SILVIO BERLUSCONI E ROMANO PRODI

Il progetto del Ponte sullo Stretto torna in auge nel 2001 quando l’ex Premier Silvio Berlusconi promise di costruire il ponte entro il 2012. E questo fu il periodo in cui si fecero più passi in avanti. Nel 2005 il consorzio Eurolink, a cui partecipa anche la società Impregilo, vinse l’appalto per costruire il ponte e nel 2006 furono firmati gli ultimi accordi. A fermare l’inizio dei lavori fu il governo Prodi, entrato in carica nel 2006. Troppi i dubbi di carattere economico, tecnico, ambientale, e relativi alla sismicità della zona. Nel 2008 il ritorno al governo di Silvio Berlusconi fece tornare d’attualità il tema. Nel 2010, la Impregilo consegna il progetto definitivo del ponte e ad essere incaricato di progettare la struttura è Daniel Libeskind, ideatore del Museo ebraico di Berlino e del One World Trade Center di New York. Il progetto, però, ancora una volta viene abortito.

I GOVERNI TECNICI CHE NON HANNO VOLUTO IL PONTE

Nel 2013 il governo del senatore Mario Monti, chiamato a gestire un paese a un passo dal default, mette in liquidazione la società Stretto di Messina SPA. Matteo Renzi, nel 2016 in occasione dell’evento che celebrava i 110 anni dell’impresa di costruzioni Salini-Impregilo, ha detto, rivolgendosi ai manager della società “Noi siamo pronti”. Il governo di Giuseppe Conte ha nomina una commissione di 16 membri per esaminare le “possibili alternative” per collegare la Sicilia alla Calabria. Mentre nel 2021 Mario Draghi ha stanziato 50 milioni di euro per uno studio di fattibilità tecnico – economica dell’opera.

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