Tra promozioni e avvicendamenti coinvolti Eleonora Santi, Michele Samoggia, Antonio Mirabella Philip Morris Italia ha…
Referendum sulla cittadinanza: tutti gli step prima del voto
Il referendum sulla concessione della cittadinanza ha ottenuto 637.487 firme. Il successo di +Europa ora deve passare al vaglio della Consulta e della Corte di Cassazione. Il referendum potrà tenersi tra il 15 aprile e il 15 giugno 2025
Il primo passo per provare a cambiare la legge sulla concessione della cittadinanza è stato compiuto. Il quesito referendario, promosso da Più Europa, per dimezzare, da 10 a 5 gli anni di residenza legale in Italia necessari agli stranieri per chiedere la cittadinanza italiana ha ottenuto 637.487 firme. Ne sarebbero bastate 500mila. Delle firme raccolte “155mila raccolte in sole 24 ore, oltre 9mila persone che hanno dato disponibilità a diventare attivisti digitali per questa campagna. In tempi di sfiducia totale per la politica e di distanza dalle istituzioni è il segno che le persone chiamate a “farsi politica” rispondono e si mobilitano”, ha detto l’on. Riccardo Magi. Secondo le stime, la modifica dei termini per richiedere la cittadinanza italiana potrebbe avere impatto su 2,5 milioni di persone.
IL REFERENDUM VUOLE CAMBIARE I TERMINI PER LO IUS SANGUINIS: DA 10 A 5 ANNI
Il referendum vuole modificare l’articolo 9 dell’attuale legge sulla cittadinanza, la numero 91/1992, che si basa sul cosiddetto ius sanguinis, il “diritto di sangue” e che permette di presentare domanda di concessione della cittadinanza italiana “allo straniero che risiede legalmente da almeno dieci anni nel territorio della Repubblica”. La norma prevede che una volta ottenuta la cittadinanza italiana questa possa essere automaticamente trasmessa ai propri figli minorenni. Il referendum lascia invariati gli altri requisiti per richiedere la cittadinanza, tra i quali la conoscenza della lingua italiana.
IL SUCCESSO DEL VOTO ONLINE: RACCOLTE 400MILA FIRME
Un risultato ottenuto al fotofinish, infatti tutti i referendum devono essere depositati dal 1° gennaio al 30 settembre di ogni anno. Al successo ha contribuito anche la possibilità di siglare il quesito online, attraverso la piattaforma del Ministero della Giustizia. Infatti, dal 25 luglio 2024 è attiva una piattaforma per sottoscrivere i referendum online firmando attraverso lo Spid. Una comodità molto apprezzata, infatti in meno di 4 giorni sono state raccolte, in questo modo, oltre 400 mila firme.
LA PALLA PASSA ALLA CORTE COSTITUZIONALE E ALLA CORTE DI CASSAZIONE
Il percorso del quesito referendario è appena iniziato. Prima di finire nelle urne il referendum dovrà finire al vaglio della Cassazione e della Corte Costituzionale. La Cassazione controllerà l’autenticità delle firme mentre la Corte costituzionale dovrà convocare la camera di consiglio entro il 20 gennaio e stabilire se la richiesta sia o meno ammissibile. Se la Consulta validerà il quesito, il governo convocherà il referendum che si terrà una domenica tra il 15 aprile e il 15 giugno 2025.
QUORUM: I REFERENDUM DEVONO RICHIAMARE ALLE URNE IL 50% + 1 DEGLI AVENTI DIRITTO
Gli elettori potrebbero essere chiamati a votare per altri due referendum, oltre a quello sulla cittadinanza. Si tratta del referendum contro l’autonomia differenziata, depositato in Cassazione il 4 luglio e quello indetto dalla Cgil per cancellare il Jobs Act che ha raccolto 4 milioni di firme. Tutti e tre dovranno essere esaminati dalla Corte di Cassazione e Corte Costituzionale.
In caso di esito positivo per tutti e tre la prossima primavera potrebbe esserci un “referendum day”, eventualità per la quale sta spingendo l’opposizione e che agevolerebbe il superamento del quorum. Il risultato dei referendum non costituzionali, infatti, è valido solo partecipa alla consultazione la maggioranza più uno degli aventi diritto. In tal caso il presidente della Repubblica dichiara con un decreto l’abrogazione della norma oggetto del quesito.
I REFERENDUM SULL’ACQUA PUBBLICA
L’ultima volta che una tornata referendaria è risultata valida risale al 2011 quando il 12 e il 13 giugno gli elettori furono chiamati a pronunciarsi sulle norme per l’affidamento ai privati la gestione dei servizi pubblici locali, sulla produzione nel territorio nazionale di energia elettrica nucleare e sull’abolizione della legge sul legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei ministri e dei ministri.