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Renzi vuole attrarre al centro i delusi di Forza Italia e Pd

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Il progetto del Centro di Renzi vuole raccogliere consensi a destra, in Forza Italia, e a sinistra in un Pd sempre più insoddisfatto di Elly Schlein 

Le elezioni europee del prossimo giugno stanno agitando le acque di tutte le famiglie politiche italiane. Se i conservatori sono alle prese con il tentativo di costruire un centrodestra europeo il centro-centro di Matteo Renzi si sta guardando intorno per approntare una nuova casa per i liberali.

RENZI RIPARTE DAL CENTRO SENZA CALENDA

 “Useremo il Centro per le Europee perché l’Europa si governa al centro”, ha detto in un’intervista a Repubblica. L’ex Premier continua a credere in un progetto di centro nonostante la rottura con l’alleato, sempre indigesto, Carlo Calenda. Attualmente a Bruxelles Italia Viva aderisce al gruppo liberale di Renew Europe che, al momento, è la terza forza nel Parlamento europeo con 103 deputati. “A Calenda ho già dato tutto – ha detto Matteo Renzi -. L’ho fatto ministro e ambasciatore, gli ho dato le firme senza le quali non si sarebbe potuto candidare e la guida della lista. Purtroppo, Carlo abbandona le cose a metà: l’ha fatto al Parlamento Ue, l’ha fatto al Comune di Roma e l’ha fatto con la federazione del Terzo polo. Mi spiace ma rispetto le sue scelte. Io però mi occupo di altro. In Europa abbiamo visione, relazioni, credibilità: su questo sono al lavoro, non su altro”.

FORZA ITALIA RESPINGE GLI ATTACCHI DI RENZI E DEL SUO CENTRO

Il piano, non troppo segreto, dell’ex premier è puntare all’elettorato insoddisfatto da un lato di Forza Italia e dall’altro del Pd. “Forza Italia sopravvive se trova un leader, ma non ne vedo – ha detto a Repubblica l’ex premier -. Con Berlusconi era Forza Italia, con Tajani è forse Italia. Sulle banche Tajani dice: ‘Bisognava fare il decreto a mercati chiusi’. Doveva dirlo in Cdm, non alla Versiliana. Ha dimostrato debolezza e aperto sospetti su cui dovrebbe intervenire la Consob”. Ma da Forza Italia respingono con forza i tentativi di “conquista” di Renzi. “È evidente che lo sventurato Renzi abbia proiettato su di noi quello che sarà il suo destino elettorale – ha detto l’europarlamentare Fulvio Martusciello -. Forza Italia, che riceve tantissime richieste da chi vuole scappare dal suo partito senza regole non è affatto interessata ad accogliere Renzi per le elezioni europee”. Ancora più caustico l’ex ministro Maurizio Gasparri. “Ci provi a superare il 4% di sbarramento, e poi vediamo – dice Gasparri -: il suo problema politicamente oggi è mettere assieme il pranzo con la cena. Non è più un politico, è un conferenziere tra Ryad e Rignano”.

AL CENTRO NON C’È SOLO RENZI: LE PROPOSTE DI LUPI E TOTI

Ma al centro non c’è solo Matteo Renzi. Anche il presidente della Regione Liguria ed ex forzista Giovanni Toti e Maurizio Lupi di Noi Moderati pensano a un progetto di centro del quale Forza Italia potrebbe essere il pivot. “Al funerale di Berlusconi eravamo più noi ex forzisti senza tessera che i forzisti con la tessera – ha detto Toti al Corriere della Sera -. Fuori dal partito ci sono tre coordinatori come me, Alfano e Carfagna, ex ministri di peso come Tremonti, ex presidenti del Senato come Pera, più tanti dirigenti, eletti… FI ha due strade davanti: o chiudersi in sé stessa come sembra stia facendo, con il motto “meno siamo meglio stiamo” ma senza più la forza di Berlusconi e con il rischio che gli altri vadano verso diversi lidi, o aprirsi a questa area, coinvolgendoci”. Sulla stessa lunghezza d’onda Maurizio Lupi, che da diverso tempo propone di costruire un soggetto di centro che, in vista delle elezioni europee, coinvolga anche Forza Italia. Ma se non si dovesse trovare un accordo “noi faremo la nostra lista”, avverte Lupi.

RENZI CON IL SUO CENTRO PUNTA ANCHE AL PD IN ROTTA CON LA SEGRETARIA SCHLEIN

Renzi non guarda solo a destra ma prova a cercare i consensi degli insoddisfatti del Partito Democratico di Elly Schlein. Un elenco abbastanza lungo che parte da Gianni Cuperlo, sostituito con Nicola Zingaretti alla guida della Fondazione del Pd, e passa per Stefano Ceccanti, ex parlamentare, esponente di “Base riformista”, Lorenzo Guerini, Alessandro Alfieri, Pina Picierno, Brando Benifei, Giorgio Gori, riuniti nella “non corrente” “Energia Popolare” che si riconosce in Stefano Bonaccini. Per Renzi “la leadership di Elly è l’opposto del riformismo, la sinistra vince solo se guarda al centro: in America si è vinto con Clinton, Obama e Biden, non con Sanders e Ocasio-Cortez. Nel Regno Unito si è vinto con Blair e si vincerà con Starmer non con Corbyn”. Ma al momento nessuno farà davvero la guerra a Elly Schlein, non prima delle elezioni europee per le quali il Pd dovrebbe avere a disposizione tra i 17 e i 19, se dovesse raccogliere tra il 20 e il 22% dei voti.

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