Alla vigilia del vertice dei ministri della Salute del G7, le Regioni hanno scritto una…
Rivoluzione Valditara: cosa cambia nel mondo della scuola
Approvato il ddl Valditara: passa la linea di una scuola più autorevole. La soddisfazione della Lega e dei presidi. Le opposizioni e la CGIL bocciano la riforma
Più disciplina a tutela per gli insegnanti e gli studenti. La riforma della scuola promossa dal ministro dell’istruzione Giuseppe Valditara è stata approvata in via definitiva dalla Camera con 154 voti a favore, 97 contrari e sette astenuti. La riforma introduce una serie di misure con provvedimenti che spaziano dalla valutazione della condotta ai metodi di giudizio nella scuola primaria.
COSA C’È NELLA RIFORMA VALDITARA
L’approvazione arriva dopo giorni, settimane, di confronti intorno ai temi più dibattuti. In particolare, ha fatto discutere il ritorno del voto in condotta come fattore determinante per la promozione o bocciatura degli studenti. Una stretta, a scopo educativo, che si riscontra anche nella gestione delle sospensioni. Anziché punire gli studenti con l’esclusione temporanea dalle lezioni, si prevede che gli studenti sospesi siano coinvolti in attività di cittadinanza solidale. Questo potrebbe tradursi in lavori socialmente utili o in altre attività si supporto alla comunità e agli spazi pubblici. Un altro punto cardine della riforma è l’introduzione di sanzioni più severe per le aggressioni fisiche nei confronti di insegnanti e personale scolastico: in caso di condanna i responsabili potranno pagare una multa dai 500 a 10.000 euro. La riforma, infine, reintroduce i giudizi sintetici nella scuola primaria come “ottimo”, “buono”, o “insufficiente” che vanno a sostituire i precedenti livelli di valutazione.
VALDITARA: “RISTABILITA L’AUTORITÀ DEGLI INSEGNANTI”
“La scuola deve essere un luogo dove l’autorità degli insegnanti viene rispettata e dove gli studenti imparano non solo nozioni, ma anche il valore della responsabilità personale”, ha detto il ministro Giuseppe Valditara. In linea con questa visione, il voto in condotta è considerato un elemento chiave per riaffermare il ruolo educativo della scuola, un ambiente in cui i ragazzi devono essere incoraggiati a seguire regole e norme. Il voto in condotta assume un valore particolarmente rilevante per gli studenti delle scuole superiori: in caso di votazione pari o inferiore a 6 avranno un debito formativo e dovranno preparare un elaborato in educazione civica. Gli studenti delle superiori, anche nell’ultimo anno potranno accedere ai punteggi più alti, nell’ambito della fascia di attribuzione dei crediti scolastici, solo se il voto in condotta è pari o superiore a nove decimi. “La scuola è una comunità educante, un luogo che non può essere più violato dalle intemperanze, se non violenze, di pochi – ha detto Rossano Sasso (Lega) -. Ad esempio, chi occupa o devasta una scuola merita il 5 in condotta e la bocciatura e la famiglia deve rispondere dei danni creati dai pargoli perché è giusto che non sia più la comunità ad accollarsi i costi dei ripristini, chi rompe paga”.
UNA RIFORMA AUTORITARIA CHE NON PIACE ALLA CGIL
La riforma ha innescato una ridda di critiche e polemiche da parte delle opposizioni e di alcuni sindacati della scuola. Azione si è astenuta in Aula, sottolineando che la riforma “non risolve i problemi fondamentali della scuola”, mentre il Movimento 5 Stelle ha parlato di una “scuola chiacchiere e distintivo”, accusando il governo di puntare solo a effetti mediatici senza proporre soluzioni concrete. Alleanza Verdi e Sinistra ha espresso le posizioni più dure descrivendo la riforma come il simbolo di una “visione repressiva e retrograda” della scuola, in cui prevalgono “le punizioni piuttosto che il dialogo educativo”. La Flc Cgil ha definito la riforma un ritorno a una scuola “autoritaria” che non risponde alle esigenze educative moderne. Secondo il sindacato, il Ddl Valditara si concentra troppo su un approccio punitivo, trascurando invece le vere necessità della scuola italiana, come l’aumento delle risorse economiche, il miglioramento delle strutture e l’assunzione di personale qualificato.
LA RIFORMA PROMOSSA DAI PRESIDI
Gli operatori scolastici si dividono nel giudizio della riforma. “La riforma del voto in condotta è un passo avanti in quel cammino che deve portare secondo il ministro Valditara a ristabilire la giusta autorevolezza dei docenti – ha detto il presidente di Anp, l’Associazione nazionale presidi Antonello Giannelli -. Abbiamo sentito di troppi comportamenti indisciplinati e fuori canone ultimamente. È giusto che gli studenti siano chiamati a riflettere sulle loro responsabilità come conseguenza delle loro azioni. Si poteva bocciare con il 5 in condotta anche prima, non è una novità. Positive anche le multe per chi aggredisce il personale scolastico, atto inqualificabile che va perseguito nelle sedi anche penali, qui è un procedimento amministrativo, quindi probabilmente più veloce. Infine, vengono semplificati i giudizi per comunicare alle famiglie l’esito dei risultati scolastici dei figli”.
LA GUERRA AGLI SMARTPHONE IN AULA
Ultimo tema sul tavolo è quello sull’uso dei cellulari nelle aule. Con una circolare dello scorso 11 luglio il ministro aveva vietato completamente l’uso dei telefoni ai minori di 14 anni durante le ore scolastiche, senza eccezione alcuna. “Finalmente si stanno iniziando a prendere in considerazione le necessità dei bambini e delle bambine, e non le mode più o meno indotte. Benissimo continuare il percorso in Commissione bicamerale Infanzia e Adolescenza, aspettiamo le firme dell’appello da parte di chi si è detto favorevole – ha detto Daniele Novara, pedagogista tra i promotori della petizione “Stop Smartphone e social sotto i 16 e 14 anni” che sarà presentata in Commissione bicamerale Infanzia e Adolescenza -. Ribadisco come la nostra proposta non sia proibizionista come non lo è il divieto per i minori su alcol, tabacco e guida automobilistica. Il punto è evitare di attribuire ai genitori un ruolo poliziesco e dare loro un sostegno perché possano svolgere al meglio il loro ruolo educativo. Così come gli insegnanti. Le norme pubbliche non possono appartenere ai genitori, deve essere lo Stato a dotare tutti e tutte di una cornice normativa chiara dentro cui tutta la comunità educante può svolgere al meglio il suo ruolo”.