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Sanremo, regionali e primarie Pd: un trittico da sballo per questa settimana
Per la massa è la settimana del festival di Sanremo, per la generalità dei politici è la settimana delle elezioni regionali. Questa settimana infine è quella della prosecuzione delle votazioni nei circoli del Pd sui candidati alla segreteria nazionale
Questa settimana è un trittico. Per la massa è la settimana del festival di Sanremo, dove quest’anno sentiranno anche la musica, si fa per dire, del presidente ucraino Zelensky contro Putin. Ad occhio e croce, tutto dovrebbe filare più o meno liscio, per quanti sforzi vorranno compiere i soliti malintenzionati di fare casino.
Per la generalità dei politici è la settimana delle elezioni regionali in Lombardia e nel Lazio, entrambe attese più per contare le distanze tra i fratelli e le sorelle di Giorgia Meloni e gli alleati di centrodestra che per vedere chi si aggiudicherà la carica di cosiddetto governatore a Milano e a Roma. Per questo appuntamento col voto di domenica prossima Repubblica e Il Fatto Quotidiano hanno fatto insieme il loro scoop annunciando che “Berlusconi si smarca”, per quanto modesta ormai sia diventata sul piano dei numeri la consistenza elettorale di Forza Italia, potenzialmente sufficiente comunque a creare sorprese o problemi alla premier.
“A Roma -ha raccontato in prima pagina la Repubblica- Meloni attacca ancora l’opposizione, ma Berlusconi sembra smarcarsi dalla deriva del governo. “Per colpa di Fratelli d’Italia -fa dire testualmente al Cavaliere il giornale ora degli eredi dell’avvocato Agnelli- stiamo andando troppo a destra. E fosse per me, in Lombardia voterei Moratti”. Potrebbe davvero farlo, votando lui appunto in Lombardia, non come accadde nel 1993, quando annunciò la sua preferenza per Gianfranco Fini al Campidoglio non potendo però votare a Roma.
Caspita, verrebbe da dire femminilizzando due delle vocali dell’attualissimo anarchico Cospito come ha fatto ieri il manifesto. Ma la meraviglia si sgonfia passando dalla prima pagina all’interno di Repubblica. Dove si conferma sì “il bivio” al quale si troverebbe Berlusconi nella sua Lombardia -tentato dalla ribelle ex sua ministra, ex presidente della Rai, ex sindaca di Milano, ex assessore alla regione e forse anche, se non ricordo male, ex vice presidente al Pirellone- ma il condizionale da presente diventa passato nel titolo che dice: “a Milano avrei scelto Moratti”. Che è un pò diverso, francamente, dal “voterei”. Lo smarrimento insomma si sgonfia un pò, quanto meno, se non svanisce del tutto facendo sospirare di sollievo gli alleati.
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Questa settimana infine è quella della prosecuzione delle votazioni nei circoli del Pd sui candidati alla segreteria nazionale, nel lunghissimo percorso congressuale datosi al Nazareno dopo la sconfitta elettorale del 25 settembre scorso. Ciascuno dei quattro candidati in corsa sforna le sue cifre, naturalmente diverse ma comuni nel nascondere la percentuale della partecipazione degli iscritti al voto, non essendo evidentemente né certa né esaltante, o entrambi. E ciò forse anche a causa della confusione creatasi nel partito anche sul caso Cospito, dietro la facciata unitaria delle scuse della Meloni reclamate per avere i suoi dubitato dell’orientamento una volta favorevole del Pd al regime carcerario speciale per i mafiosi.