Intervento a tutto campo del presidente del Senato alla festa di Fratelli d'Italia a Lido…
“Giusto togliere l’abuso d’ufficio, con me solo Di Maio si è scusato”. Parla Uggetti
Conversazione con Simone Uggetti, ex sindaco di Lodi del Pd, assolto dalla Corte d’Appello di Milano dopo sette anni di processi
Simone Uggetti, l’ex sindaco di Lodi del Pd, ha trascorso sette anni sotto processo e lo scorso 20 giugno si è chiusa, in maniera definitiva e con un’assoluzione, il suo calvario giudiziario. Da primo cittadino del capoluogo lombardo Uggetti era stato indagato e processato per il reato di turbativa d’asta, relativa a una gara di gestione di piscine scoperte. Uggetti ha vissuto anche l’esperienza del carcere, dieci giorni a San Vittore e poi venticinque ai domiciliari, perché, secondo pm e gip di Lodi, si stava adoperando con altri per nascondere le prove.
La terza sezione della Corte d’Appello di Milano ha scritto la parola fine all’incubo giudiziario dell’ex sindaco Uggetti, dell’ex dirigente comunale Giuseppe Demuro e dell’avvocato Cristiano Marini, consigliere della Sporting Lodi, la società per la quale, secondo l’accusa, sarebbe stato ritagliato su misura il bando.
La sentenza è arrivata nell’ambito del processo di secondo grado ‘bis’, dopo che la Cassazione a fine marzo 2022 aveva annullato con rinvio una prima assoluzione con la formula “perché il fatto non sussiste”, decisa da un’altra sezione della Corte milanese.
Abbiamo sentito, sui fatti e sull’assoluzione, l’ex sindaco Simone Uggetti.
Uggetti, è arrivata l’assoluzione. Cos’hanno significato questi anni di processi?
Sono stati anni lunghi, difficili, dolorosi. Sette anni è veramente uno spazio importante nella vita di una persona: dalla dimensione pubblica a quella esclusivamente privata, anche con la sanzione sociale del carcere e l’interruzione di un mandato elettivo. È stato un periodo molto difficile. Per cinque anni non ho parlato, fino alle due assoluzioni che ho avuto prima dalla Corte d’Appello di Milano e poi dalla Terza sezione. Avere una piccola dimensione pubblica è stato sicuramente un supplemento di pena. Non volevo mischiare il piano politico con quello giudiziario e dopo l’assoluzione ho ricominciato a fare attività politica in senso lato, non partitico, non istituzionale ma solo di testimonianza delle idee. Forse questa ripresa mi ha anche danneggiato perché il clamore mediatico della mia vicenda e le dichiarazioni di scuse di Di Maio hanno sicuramente infastidito almeno una parte del giornalismo italiano. Mi riferisco al “Fango Quotidiano”.
E invece chi le è stata accanto?
I cittadini, tanti cittadini, di Losi anche che non conoscevo. Poi ho avuto dalla mia parte il mio avvocato, la mia famiglia e fortunatamente ho sempre avuto un bel numero di amici, i miei soci perché nel frattempo poi ho chiuso con la politica e ho aperto un’attività di impresa. E quindi da questo punto di vista posso ritenermi fortunato.
Il suo partito, il Pd, ha fatto sentire, almeno in privato, vicinanza?
Nel partito ci sono tante tante persone. Alcune le ho sentite molto vicine, altre, con qualche distrazione, altre magari no. Questo è anche un po’ normale, come in ogni ambito, come in ogni comunità c’è chi ha più sensibilità e chi meno.
Secondo lei quanto rischiano i pubblici funzionari nell’esercizio delle proprie funzioni quando prendono delle decisioni?
A mio avviso è sbagliato e riduttivo parlare solo di responsabilità del sindaco e dell’assessore, che pure evidentemente esistono, ma anche dei dirigenti e dei funzionari, soprattutto negli Enti Locali. Le cariche politiche hanno certo un potere discrezionale, ma non sono le uniche, e ce l’hanno tramite il mandato elettivo, quindi credo siano anche più vigilate. Diciamo che la responsabilità dei funzionari e degli amministratori, l’esposizione al rischio, è molto elevata, si ricevono pressioni da parte dei cittadini e dei corpi sociali intermedi, e bisogna trovare il giusto equilibrio tra l’eccesso di iniziativa e il suo inverso, l’inattività. È un pendolo molto pericoloso. Per questo servirebbero, a mio avviso, regole e una modalità operativa che confini il diritto penale ai reati di malversazione, concussione e corruzione. A quelle azioni che implichino il peculato, dove c’è un intento da parte del funzionario o dell’amministratore di procurare danno del patrimonio pubblico.
Cosa ne pensa dell’abrogazione del reato d’abuso d’ufficio?
Non ho studiato molto la materia ma tendenzialmente sono favorevole anche perché mi sembra che le statistiche siano abbastanza inclementi: tra le recriminazioni e le sentenze di colpevolezza c’è delta enorme di migliaia di casi ogni anno. Quindi forse un’espressione va fatta.
La quasi totalità dei progetti del PNRR sono di competenza della Pubblica Amministrazione. C’è un rischio di responsabilità per i funzionari pubblici? La famosa paura della firma.
Il rischio c’è perché non abbiamo investito abbastanza in figure tecniche qualificate all’interno della pubblica amministrazione. Abbiamo pochi ingegneri, pochi architetti, pochi Project Manager. Cioè servirebbero ruoli con più competenze tecniche e gestionali. Soprattutto se si devono gestire progetti complessi come quelli del PNRR. Quindi c’è un problema di responsabilità, ma anche di capacità di evasione di quelli che sono gli impegni assunti dal nostro paese.
Quando l’onda approvativa dei progetti del PNRR sarà passata non c’è il rischio che si aprano una serie di processi a carico dei funzionari che oggi sono stati chiamati a prendere decisioni anche in fretta?
Mi auguro che, nel mentre, la cultura, politica, e le norme giuridiche vadano a tutelare chi persegue l’interesse pubblico e non il defraudatore dei beni pubblici. È chiaro che così il sistema non funziona e vanno portate le migliorie.
Che opinione ha delle riforme previste dal Ministro Nordio, di una forma riforma della giustizia in senso più garantista?
Molte volte diciamo le uscite di Nordio sono condivisibili ma hanno però un limite. Io credo che siano molto meno condivise all’interno della propria maggioranza a dispetto di quello che si lascia intuire. Mi pare vi sia una convergenza matura tra esponenti che hanno vissuto il diritto da protagonisti in ruoli diversi, penso oltre a Nordio a Luciano Violante e a Sabino Cassese. Queste posizioni sono invece distanti da chi ha militato politicamente, anche su fronti opposti, e ha avuto ruoli rilevantissimi. Diciamo che in quasi tutti i partiti c’è un’anima o una componente più giustizialista.
È il momento per spingere l’acceleratore sul garantismo senza essere tacciati di collusione con il malaffare?
La cultura grillina, imbevuta dai semi d’odio sparsi in maniera quotidiana da Travaglio non è che abbiano facilitato un rapporto sereno tra giustizia, politica e stampa. Questo è piuttosto evidente. Che questa cultura, in questo momento storico, possa essere più in crisi è sicuramente vero. Mi auguro, ma non ne sono convinto, che questa maggioranza parlamentare sappia come trarre dalle riflessioni e dalle proposte di Nordio delle organiche riforme. Perché in Fratelli d’Italia, come nel Pd tra l’altro, più sensibilità e più anime, da questo punto di vista. E anche la Lega, che per una certa fase sembrava garantista, mi riferisco all’appoggio sui referendum radicali, mi sembra che stia facendo delle virate. La situazione mi sembra un po’ articolata. Purtroppo.
A parte Di Maio qualcun altro le ha chiesto scusa?
No, è stato l’unico.