skip to Main Content

Superbonus, cos’ha in mente il Governo e cosa vogliono i rappresentanti di categoria

Superbonus

L’incontro coni rappresentanti dell’edilizia per discutere delle novità in materia di Superbonus 110%. Al vaglio le ipotesi per liberare i crediti incagliati 

Giovedì scorso il Governo ha redatto e pubblicato in Gazzetta ufficiale un decreto-legge che ha sensibilmente cambiato le regole del superbonus 110% e del bonus ristrutturazioni con sconto in fattura. I proprietari di case e i condomini possono cedere il credito per finanziare i lavori solo se hanno presentato la CILA (il documento che attesta l’inizio dei lavori) entro il 16 febbraio. Chi non si trova in questa casistica può ottenere solo il 90% in forma di detrazione fiscale che può essere riscossa solo dai proprietari.

IL SUPERBONUS 110 COSTA 2MILA EURO PER OGNI CITTADINO

Un bel passo indietro per chi immaginava di poter contare si questa agevolazione per ristrutturare la propria casa o il proprio condominio. Una mossa necessaria, secondo il governo, perché, come detto dalla premier Meloni nel corso della sua rubrica social “Gli appunti di Giorgia”, il superbonus 110 avrebbe scaricato sulle spalle di ogni cittadino quasi 2000 euro, “incluso chi non ha una casa, inclusi i senzatetto e i neonati”.

LE PREOCCUPAZIONI DELLE ASSOCIAZIONI DI CATEGORIA

Per discutere delle novità, sedare le preoccupazioni e trovare soluzioni nel pomeriggio di lunedì 20 febbraio il Governo ha incontrato le associazioni di categoria a Palazzo Chigi, convocate dal sottosegretario Alberto Mantovano. Al vertice, diviso in due parti, erano presenti il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, il ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, il viceministro all’Economia, Maurizio Leo, la sottosegretaria al Mimit, Fausta Bergamotto e il direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ernesto Maria Ruffini. A sfilare davanti ai rappresentati dell’Esecutivo prima i rappresentanti di Abi, Cdp e Sace e poi i presidenti dell’Ance Federica Brancaccio, di Confindustria Carlo Bonomi, di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa, di Confapi Cristian Camisa e dell’alleanza delle Cooperative Italiane Maurizio Gardini.

LA STRADA PROPOSTA DAL GOVERNO: UTILIZZARE GLI F24 PER SBLOCCARE I CREDITI INCAGLIATI

Le ipotesi al vaglio del Governo erano due: la cartolarizzazione dei crediti incagliati o le compensazioni tramite i modelli F24 presentati in banca. Al momento l’esigenza immediata è la crisi di liquidità che attanaglia migliaia di imprese. “Lo sforzo che noi facciamo oggi e nei prossimi giorni con i tavoli tecnici è come far sgonfiare questa bolla che sta mettendo in situazione di grave crisi di liquidità”, ha detto il ministro Giorgetti. Il governo sembra aver proposto l’utilizzo degli F24 per sbloccare i crediti incagliati. A indicare questa direzione il ministro dell’economia Giorgetti, assicurando la disponibilità ad intervenire attraverso le banche.

SODDISFAZIONE A METÀ PER I RAPPRESENTANTI DEL SETTORE EDILIZIO

 “Si è ragionato sulla possibilità di consentire eventualmente lo sconto in fattura per alcune fasce di reddito e per gli incapienti”, ha detto all’uscita del vertice la presidente dell’Ance, Federica Brancaccio. “Siamo soddisfatti, abbiamo trovato apertura e grande consapevolezza da parte del governo che vanno sbloccati i crediti pregressi, quindi un’apertura all’F24 che era una proposta nostra e di Abi, e un tavolo immediato per il futuro. Il Governo è consapevole che le misure vanno prese rapidamente”, ha aggiunto la rappresentante di Ance. Soddisfatta a metà Confedilizia. Giorgio Spaziani Testa sulla scelta degli F24, ha precisato che “il ministro ha dato speranza da questo punto di vista. È un modo per risolvere almeno una parte del problema e per tutti è parzialmente una soluzione, però consente di toccare alcune situazioni e far ripartire qualcosa. Ma per il futuro noi abbiamo chiesto di fare una fase transitoria un po’ più lunga e poi mantenere limitatissimamente la cessione del credito per gli interventi antisisimici e le barriere architettoniche ed eventualmente trasformare la detrazione in credito d’imposta direttamente per il beneficiario”, ha proseguito Spaziani Testa.

LA COLLABORAZIONE DI CDP

Alla partita dovrebbe collaborare anche Cdp. “È evidente che chi si occupa della finanza pubblica in un Paese la prima cosa che deve fare è riavocare a sé tutti i crediti per capire quanti sono da pagare – ha detto il viceministro al Mit Edoardo Rixi -. Dopodiché l’intenzione del governo è far fronte al pagamento nei confronti delle imprese, cosa che ad oggi era bloccata comunque, perché le banche non intendevano più pagare i crediti temendo per i loro bilanci”.

COM’È CAMBIATO IL SUPERBONUS 110

Il superbonus 110% è un’agevolazione introdotta nel 2020 dal secondo governo Conte, per ridare fiato al settore dell’edilizia e promuovere l’ammodernamento del patrimonio edilizio italiano. La misura prevedeva il rimborso più che totale (110% appunto) delle spese per i lavori di ristrutturazione degli edifici residenziali (condomini e anche unità immobiliari). Le strade per riscuotere il superbonus erano tre: il primo, e l’unico rimasto, è la detrazione fiscale a vantaggio del padrone di casa o del committente, in dieci anni, la seconda è lo sconto in fattura (in questo caso del credito fiscale se ne faceva carico l’azienda che l’avrebbe successivamente “ceduto” a un istituto di credito o altro intermediario), la terza permetteva ai proprietari degli immobili da ristrutturare di cedere la detrazione fiscale a banche, enti o professionisti in cambio di liquidità.

IL MERCATO DEI CREDITI FISCALI INTASATO

Nell’ultimo anno, però, il mercato dei crediti si è intasato. Molte aziende edili hanno preso i crediti fiscali nella convinzione di poterli rivendere a banche o altri intermediari come Poste Italiane guadagnandoci il 10 per cento. Purtroppo però molte banche si sono trovate con i cassetti fiscali pieni, impossibilitate ad acquistare nuovi crediti.  Il che ha fatto ritrovare molte aziende in crisi di liquidità.

I NUMERI DELL’ENEA: AUTORIZZATI 372.303 CANTIERI

L’ENEA, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, gestisce e registra ogni mese il numero di richieste inoltrate. Dal 2020 al 31 gennaio 2023 sono stati autorizzati 372.303 cantieri (asservazioni in linguaggio burocratico) per un importo complessivo di 65,2 miliardi di euro che, per lo Stato, si traducono 71,7 miliardi di euro.

I COSTI DEL SUPERBONUS 110: SUPERATI I 120 MILIARDI DI EURO

Nel 2022 il solo Superbonus del 110% ha cumulato 50,9 miliardi di detrazioni contro i 17,8 dell’anno precedente. A gennaio 2023 ammontavano a 71,7 miliardi e il valore delle detrazioni accumulato fino a oggi supera i 120 miliardi di euro.

LE CRITICHE DELL’UPB: GLI EFFETTI COLLATERALI DEL SUPERBONUS 110

La misura è stata più volte oggetti di critiche, non solo da parte dell’opposizione, oggi maggioranza, ma anche da parte degli addetti ai lavori e dei responsabili dei conti pubblici. L’Ufficio parlamentare di Bilancio, presieduta dall’economista Giuseppe Pisauro, in un ‘audizione parlamentare del novembre 2021 aveva messo in guardia rispetto ad alcuni rischi connessi alla misura. Prima di tutto l’elevata dimensione della detrazione di imposta e “la crescente domanda di servizi di riqualificazione energetica” potrebbe aver contribuito a far aumentare i prezzi dei servizi legati all’edilizia e delle materie prime”. I prezzi sono cresciuti anche perché il Superbonus copriva per intero il costo della ristrutturazione e questo ha fatto venir meno la necessità di contrattazione tra fornitori e acquirenti. Infine, e questo soprattutto nella prima fase, l’Agenzia delle entrate ha rilevato diverse frodi “riferite soprattutto a cessioni di crediti inesistenti relativi a interventi edilizi non effettuati, segnalando l’individuazione di circa 800 milioni di crediti dei quali risulterebbe pressoché certa l’inesistenza”. La Legge di bilancio 2022, ha previsto “l’applicazione di nuovi massimali di spesa” proprio per evitare o limitare le possibili frodi.

GLI INTERVENTI DEL GOVERNO MELONI PER RIMODULARE I BONUS EDILIZI

Il governo è intervenuto sul superbonus già lo scorso novembre quando, con l’approvazione del decreto Aiuti Quater, il rimborso è sceso dal 110% al 90% e sono state introdotte numerose limitazioni e vincoli per l’accesso. La riscossione del 90% delle detrazioni fiscali non sarà più in 10 anni ma in 4, ciò significa che paga molte tasse può recuperare tutti i costi dei lavori. Su questo punto le associazioni di categoria hanno chiesto un passo indietro, viceversa chi non paga abbastanza tasse è costretto a lasciare allo Stato la parte eccedente del bonus. Il blocco dello sconto in fattura e della cessione del credito si abbatte anche sugli altri bonus edilizi: dal bonus ristrutturazioni del 50%, all’ecobonus del 65% per il miglioramento energetico, al sismabonus che va dal 50 all’85% per gli interventi di sicurezza antisismica, alle detrazioni per l’installazione di impianti fotovoltaici e delle colonnine per la ricarica dei veicoli elettrici, fino al bonus del 75% per l’abbattimento delle barriere architettoniche.

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Back To Top