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Tensioni a 5 stelle sul Mes

5 Stelle

I Graffi di Damato. I guai di Conte finalmente sfuggiti alla penna di Travaglio

Non sono belle giornate per Giuseppe Conte, peraltro minacciato anche da vicino dal Covid, visto l’allarme scattato a Palazzo Chigi dopo il contagio della ministra dell’Interno e le misure cautelative scattate a protezione dei due ministri che le stavano seduti accanto: i grillini che guidano i dicasteri degli Esteri e della Giustizia.

Ma più che dal Covid, da cui dovremmo sentirci minacciati tutti, anche quelli che fanno ancora i gradassi o negazionisti, Conte è minacciato dalla crescente debolezza e inadeguatezza del suo governo, all’interno del quale a condividerne metodi e scelte sono sempre in meno, e a dissentire sempre di più. Per una volta – ma forse non è neppure la prima – dissento dalla vignetta di prima pagina del Corriere della Sera in cui Emilio Giannelli fa indicare dallo stesso Conte e dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri come responsabile dell’aumentato rischio di crisi l’immancabile Matteo Renzi. Che anche Il Fatto Quotidiano definisce “il solito irresponsabile”, alludendo evidentemente a quella mezza sfiducia preannunciata per la gestione dei fondi europei in arrivo per la ripresa, ma contraddicendosi clamorosamente nell’analisi della situazione e delle responsabilità. Su cui è più preciso, o meno trattenuto stavolta dalla faziosità, il direttore Marco Travaglio paragonando le disavventure di Conte, pur da lui sempre considerato, assieme a Vauro, come il migliore attore politico del mercato, che “fibrilla ma non si spezza”, a quelle passate di Romano Prodi, scalzato a suo tempo dagli errori e dalle smanie estremistiche di Fausto Bertinotti, delle sue 35 ore e simili.

Poiché tutti mostrano di temere, o auspicare, la caduta del governo sulla questione del Mes, che sta arrivando al voto particolarmente insidioso del Senato col “rischio di mandare in mille pezzi M5S e maggioranza”, Travaglio ha avvertito che “da giovedì se ne sbatteranno tutti allegramente” della riforma e dell’uso del cosiddetto fondo europeo salva-Stati. “Così come – ha aggiunto il direttore del Fatto Quotidiano, tornando alla storia di Prodi – delle 35 ore non è mai fregato nulla a nessuno. Ciò che resterà saranno i risultati nefasti della generale Operazione Morra, Lezzi & C, talmente puri e intransigenti da non vedere al di là del proprio naso”. Sono i grillini, insomma, con la loro famosa crisi d’identità tradottasi in un intreccio di rivalità politiche e personali, a insidiare Conte. Di cui molti anche sotto le 5 stelle si sono forse stufati, anche a livelli inimmaginabili, e non vedono l’ora di liberarsi, tutto sommato condividendo anche le insofferenze dell’“irresponsabile” ex presidente del Consiglio, ex segretario del Pd, ex sindaco di Firenze e ora “una slavina pericolosa per il governo”, secondo il Gualtieri di Giannini.

Contro quest’analisi sfuggita, diciamo così, a Travaglio in un momento non so se più di sconforto o d’ira, sembra stagliarsi un’intervista del presidente grillino della Camera Roberto Fico al Corriere della Sera a sostegno di Conte. Ma, a parte il peso ormai imponderabile di Fico e degli altri esponenti più in vista o noti del movimento grillino, da qualche tempo si parla sempre più frequentemente di lui come stanco ormai di Montecitorio e dintorni, e tentato dall’avventura della candidatura a sindaco della sua Napoli nella primavera prossima.

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