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Tutte le contropartite (ufficiali e ufficiose) dell’accordo tra Italia e Albania

Migranti Albania

L’accordo per la gestione dei migranti su suolo albanese non riguarda solo l’Italia. I tre dossier aperti sul tavolo di Tirana: le pensioni, il collegamento con l’acquedotto pugliese e l’ingresso nella UE

Lo scorso 6 novembre Italia e Albania hanno siglato un accordo per la gestione dei migranti soccorsi in mare da navi italiane. L’intesa trovata tra la premier Giorgia Meloni e il primo ministro albanese Edi Rama prevede che i migranti saranno portati in due strutture localizzate in Albania ma gestite dall’Italia a proprie spese e sotto la propria giurisdizione. Vi troveranno posto albanesi solo maschi adulti salvati in mare e che non abbiano mai messo piede su suolo italiano prima di arrivare in Albania. E se entro 28 giorni l’Italia non riesce a risolvere le pratiche di rimpatrio i migranti saranno inviati in Italia.

ACCORDO ITALIA ALBANIA: LE PREOCCUPAZIONI DELLE ISTITUZIONI EUROPEE

L’accordo siglato tra i due governi ha fatto sorgere più di qualche dubbio di natura legale. Infatti, il documento di 9 pagine, 14 articoli, che resterà in vigore per cinque anni rinnovabili di altri cinque, non esplicita i criteri considerati per valutare le richieste di asilo oltre al fatto che in base alle leggi italiane ed europee i richiedenti asilo possono essere trattenuti in strutture governative solo in casi eccezionali. Ma non solo. Le istituzioni europee hanno mostrato irritazione per la cessione di sovranità del suolo albanese all’Italia e preoccupazione per le condizioni dei migranti.

L’OPPOSIZIONE ALBANESE CONTRO L’ACCORDO SIGLATO DA RAMA 

Qualche dubbio lo nutre anche l’opposizione albanese: i partiti di destra criticano il socialista Rama per aver “svenduto” il suo Paese, il Partito democratico di Tirana ha annunciato ricorso alla Corte Costituzionale albanese. Il vicepresidente del parlamento, Agron Gjekmarkaj, membro del Partito Democratico (Pd) ha scritto su Facebook: “Nonostante “la gratitudine verso l’Italia, per quanto fatto negli ultimi 33 anni a nostro sostegno, noi non siamo ancora pronti ad intraprendere un simile passo”. Il governo Meloni “è sotto grande pressione per la gestione della crisi” dei migranti, e “il governo Rama non dovrebbe trasferire in Albania questa crisi”.

L’ACCORDO CON L’ITALIA E I VANTAGGI DELL’ALBANIA: 16,5 MLN DI EURO E ALTRI 100 “CONGELATI”

Ma, aldilà delle rimostranze dell’opposizione, anche l’Albania ha molto da guadagnare dall’accordo con l’Italia. Prima di tutto ci sono i 16,5 milioni di euro “a titolo di anticipo” che l’Italia dovrà accreditare all’Albania entro 90 giorni dall’entrata in vigore del protocollo. Inoltre, come anticipato dal sito albanese Gogo.al, è previsto che ulteriori 100 milioni di euro siano congelati su un conto bancario a titolo di garanzia. Qualsiasi ulteriore costo sarà a carico dell’Italia, che, come scrive Il Fatto Quotidiano, rimborserà quelli di cui eventualmente dovesse farsi carico l’Albania, dai contratti per l’acquisto di attrezzature mediche e farmaci, compresi i vaccini, ad articoli e servizi vari: il tutto rendicontato il 15 di marzo e di settembre di ogni anno.

I TRE DOSSIER SUL TAVOLO DI TIRANA: LE PENSIONI, L’ACQUEDOTTO PUGLIESE E L’INGRESSO NELLA UE

“Se ho accettato la proposta di Giorgia Meloni è anche perché l’Italia, quando gli albanesi arrivavano da voi a valanga, ci accolse senza nessuna contropartita”, ha detto Edi Rama. Tuttavia, probabilmente, non è solo la riconoscenza verso il nostro paese ad aver spinto Rama ad accettare l’accordo. Sul tavolo di Tirana ci sono almeno tre dossier che riguardano l’Italia.

Il primo è un accordo bilaterale per permettere ai circa 500mila lavoratori albanesi in Italia di accedere alla pensione. I lavoratori che hanno svolto parte dell’attività lavorativa in due paesi diversi devono “unire” i contributi attraverso lo strumento della totalizzazione, ma per farlo è necessario che vi sia un accordo bilaterale tra i due paesi. L’accordo bilaterale esiste,  “Tirana – spiega Alfonso Raimo sull’Huffingtonpost –  attende da Roma una firma. E Giorgia Meloni l’ha promessa a Edi Rama. L’apporrà in primavera quando sarà in visita ufficiale in Albania”.  Nel 2022 il Parlamento italiano ha stanziato un fondo da 200 milioni in dieci anni necessario a coprire l’accordo, da allora, però, il ministero degli Esteri ha sollevato diversi problemi tecnici alla ratifica della convenzione. “In Albania, paese di 2 milioni e 800 mila abitanti, con tanti migranti ‘di ritorno’, è un tema della massima importanza”.

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Il secondo dossier riguarda la creazione di un collegamento tra il bacino idrico albanese di Syri i Kaltër e la Puglia. Non un progetto nuovo ma che nella scorsa primavera ha subito un’accelerazione. La costruzione del collegamento dovrebbe durare circa quattro anni e valere non meno di 1 miliardo di euro. “L’obiettivo – scriveva a maggio il Corriere della Sera –  è trasportare in Puglia 150 milioni di metri cubi di acqua all’anno. Per la Puglia si tratta di un’infrastruttura strategica, vista la siccità che ha caratterizzato gli ultimi anni. Ma anche l’Albania avrebbe un ritorno economico, visto che si creerebbero circa 8 mila nuovi posti di lavoro tra diretti e indiretti”. I soldi dovrebbero metterli Acea, Acquedotto Pugliese la Bei (la Banca europea degli investimenti), l’amministrazione centrale e la Regione Puglia. Il collegamento potrebbe servire anche per portare fibra e cavi elettrici.

L’ultimo dossier riguarda l’ingresso dell’Albania nella UE. La richiesta di adesione risale al 2009 e dal 2014 ha lo status di paese candidato. A contrastare l’ingresso dell’Albania nella UE c’è la Grecia, per via di dispute per confini territoriali e marittimi per il timore che l’Albania possa distrarre parte dei fondi europei ora assegnati al paese ellenico. Tuttavia, la guerra in Ucraina ha donato nuova centralità ai Balcani centrali e l’accordo con l’Italia potrebbe servire per accreditarsi come affidabile anche agli occhi dell’UE.

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