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Tutti “follower” di Trump e Musk
Zuckerberg insegue Musk per compiacere Trump, le tensioni su Starlink che bussano alla porta del Colle e mettono in subbuglio il governo. E ancora, il no di Bannon e le ragioni di Belloni. Le prime pagine
Ancora prima del previsto, prima dell’insediamento ufficiale, Donald Trump e Elon Musk stanno già dettando l’agenda globale, di cui l’Italia non è immune. Basta dare un’occhiata alla rassegna stampa dei giornali italiani.
ZUCKERBERG INSEGUE MUSK E SI INCHINA A TRUMP…
“Follower” è il titolo del manifesto, con la foto del presidente eletto Usa e di Zuckerberg. Il ceo di Meta “si inchina” a Trump: in un post ha annunciato che chiuderà il programma di fact-checking su Facebook e Instagram negli Stati Uniti, per passare a un sistema sulle segnalazioni degli utenti, come avviene su X. Non a caso il Sole24ore titola in apertura: “Zuckerberg insegue Musk nella partita del potere globale, e Trump esulta”. E se da un lato Avvenire scrive nel suo editoriale “Tutti sul carro del vincitore”, dall’altro Marco Travaglio sul Fatto quotidiano ricorda che “il censore Zuckerberg è sempre stato tra i ‘buoni’ almeno finché (come Musk) sosteneva i Dem. Ora che s’inchina a Trump diventa cattivo, ma solo un po’, anche perché ha appena infilato nel cda di Meta John Elkann”. Su La Stampa del gruppo Gedi la notizia è pressoché assente.
… E TRUMP MOSTRA I MUSCOLI SU CONFINI, DAZI E NATO
La stessa notizia che si intreccia a doppio filo con le ultime “minacce” di Trump (Repubblica e Corriere), che “mostra i muscoli” (Messaggero) a 13 giorni dall’insediamento bis alla Casa Bianca. In una conferenza stampa a Mar-a-lago, il presidente eletto degli Stati Uniti non ha escluso l’uso della forza militare per un’eventuale riconquista del canale di Panama e per l’annessione della Groenlandia. Ha minacciato dazi alla Danimarca e l’uso della forza economica contro il Canada, mentre annunciava l’intenzione di cambiare il nome al Golfo del Messico: ‘Lo chiameremo golfo d’America, che bel nome!’. Quanto alla Nato, il tycoon ha confermato per la prima volta la notizia secondo cui chiederà agli alleati della Nato il 5% del Pil invece del 2% attuale.
LE TENSIONI SU STARLINK E “LO SCETTICISMO DEL COLLE”
Ma il tema che oggi riguarda più da vicino l’Italia, mettendo letteralmente in subbuglio il governo Meloni e arrivando fino alle porte del Quirinale (come scrivono il Foglio e La Stampa) è l’ipotesi di accordo tra il governo italiano con Space X di Musk per i satelliti di Starlink. “Sarà fantastico. Anche altri Paesi in Europa chiederanno di usufruirne”, ha scritto lo stesso Musk su X rispondendo al vicepremier Salvini che ieri aveva definito “una opportunità” un accordo con l’Italia. E se le opposizioni vanno all’attacco, chiedendo alla premier Meloni di riferire in Parlamento, l’Europa – come titola il Giornale – “apre al patto” con il patron di SpaceX”. Per Bruxelles, infatti, l’Italia ha pieno potere di scelta.
Come dicevamo, però, sullo sfondo ci sarebbe “lo scetticismo del Colle”. “Sergio Mattarella – scrive Lombardo su La Stampa – ha posizionato il Quirinale a guardia della sicurezza nazionale anche sull’affare Starlink. Lo sta facendo chiedendo analisi e approfondimenti, senza alcun preconcetto sul sistema satellitare se non un forte scetticismo nei confronti di Elon Musk, del suo modo scomposto verbalmente violento di muoversi e interagire con le democrazie europee. (…) Il Capo dello Stato chiede che siano attentamente ponderate le conseguenze di un accordo che non riguarda solo l’Italia ma l’intera Europa”.
Cautela, sembra emergere dai retroscena, anche da parte di Forza Italia con Tajani e di Mantovano, mentre il ministro Crosetto già da tempo ha espresso la sua apertura all’accordo. Mentre tra quelli che dicono no a Musk c’è anche Steve Bannon. Lo stratega della vittoria di Trump del 2016 e portavoce del movimento Maga, in un’intervista esclusiva al Corriere della Sera afferma senza mezzi termini che “Elon deve essere cacciato via entro l’insediamento. Vuole solo i soldi, pensa solo ai suoi affari. Farò di tutto per tenerlo fuori dalla Casa Bianca”.
IL CORRIERE PROVA A RECUPERARE LO SCOOP DI REPUBBLICA SUL DIS INTERVISTANDO BELLONI
Tornando invece agli affari più interni, ma non meno delicati, ecco sempre sul Corriere della Sera un altro colloquio esclusivo, questa volta con Elisabetta Belloni. Il capo del Dis in uscita il 15 gennaio, precisa di non andare via “sbattendo la porta”. Tajani e Mantovano? “Non è necessario piacere a tutti”. E sul caso Sala: “Ho fatto il mio dovere”. E sui giornali anche oggi impazza il totonomi su chi andrà a sedersi nelle prossime ore sulla poltrona più alta e ambita del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza.