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Tutti i dossier sul tavolo dell’incontro tra Draghi e Conte

Governo Draghi

L’appuntamento tra Draghi e Conte è fissato per oggi. L’avvocato degli italiani chiederà al premier di stoppare il termovalorizzatore di Roma, rifinanziare reddito di cittadinanza e superbonus, introdurre il salario minimo oltre a smettere di inviare armi a Kiev

Strappare per riguadagnare voti anche a costo di correre in solitaria, dato che in quel caso il PD romperebbe il patto del campo largo tanto caro a Enrico Letta oppure restare e provare a dettare l’agenda degli ultimi mesi di vita del governo?

Ancora: restaurare la vecchia alleanza gialloverde, dato che pure Matteo Salvini, sorpassato a destra da Giorgia Meloni, scalpita per vedere accolte le proprie istanze o credere alle parole minacciose di Sergio Mattarella, che ha già fatto capire di essere pronto a sciogliere le Camere, se la maggioranza dovesse mutare. Ma lo farebbe davvero? In piena estate e con una finanziaria da predisporre dal rientro della pausa estiva?

Sono questi gli interrogativi che affollano la mente di Giuseppe Conte, consapevole non solo che il suo partito si sta velocemente biodegradando, come ha sardonicamente notato l’elevato Beppe Grillo, ma anche che il Movimento 5 Stelle arriverà impreparato alla prossima corsa elettorale (buona parte della sua nomenclatura ha esaurito i giri disponibili), quindi a che pro concorrere ad anticiparla?

I DISSAPORI TRA CONTE E DRAGHI HANNO RADICI LONTANE

Di fronte a tutto ciò passa obbligatoriamente in secondo piano il vero motivo dell’incontro, imposto dalle rivelazioni del sociologo Domenico De Masi, secondo cui Beppe Grillo gli avrebbe confidato le pressioni di Palazzo Chigi per chiedere al fondatore del Movimento la rimozione di Conte dalla presidenza del partito. Questo incontro è il redde rationem che rende meno carsica un’inimicizia parecchio antica (forse a senso unico, perché Draghi nei confronti di Conte ostenterebbe indifferenza) nata probabilmente quando l’ex numero 1 della BCE strappò all’avvocato degli italiani campanella e seggio di Palazzo Chigi. Resta il fatto che i motivi per strappare non mancano, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Oggi sarà possibile intuire se Conte avrà il coraggio di farlo, assumendosene la responsabilità.

IL SOSTEGNO PACIFISTA A KYEV

Il principale inciampo al momento parrebbe riguardare il nuovo invio di armi in Ucraina. Per i 5 Stelle la via della pace si ottiene solo attraverso i negoziati con la Russia. C’è però un problema: a dispetto dei tanti ‘niet’ a favore di telecamera che hanno caratterizzato la linea filorussa di Conte e i suoi, i pentastellati hanno puntualmente ceduto e avvallato ogni decisione presa dal governo, sia col voto di marzo, sia 15 giorni fa quando il presidente del Consiglio si è recato in Parlamento per riferire sulla linea dell’Italia in vista del Consiglio europeo. Allora Giuseppe Conte cedette su tutta la linea, potrebbe dunque ritornare sulla questione in modo credibile con un ennesimo ultimatum? Probabilmente no, del resto già Grillo ha definito il leader 5 Stelle “l’uomo dei penultimatum”.

IL PACCHETTO DA RIFINANZIARE CON LA LEGGE DI BILANCIO

Reddito di cittadinanza e bonus 110% potrebbero costituire il pacchetto di misure che Conte porterà a Palazzo Chigi con la richiesta di rifinanziarle in vista della prossima finanziaria. Si aggiungerebbe pure il salario minimo garantito, da introdurre di volata nell’ultimo scampolo di legislatura. Si tratta di battaglie storiche dei grillini che potrebbero trovare ben pochi alleati. Non è un mistero che lo stesso 110% non sia mai piaciuto né a Draghi né al ministro dell’Economia Daniele Franco, che in più occasioni lo hanno definito senza troppi giri di parole uno sperpero di denaro pubblico per via delle tante truffe cui ha aperto la porta. Nella maggioranza, Italia viva e Lega sono pronti a smantellare il reddito di cittadinanza, mentre parte del PD vorrebbe profonde riforme. Sul salario minimo una convergenza giallorossa potrebbe essere più facile, ma con un sentiero comunque tutto in salita.

INCENERITORE IN FUMO

L’ultimo casus belli potrebbe essere il termovalorizzatore di Roma. In questi giorni molti esponenti pentastellati sono intervenuti per sottolineare come la capitale continui ad annaspare nei rifiuti, nonostante il cambio di sindaco (esattamente un anno fa il dem Roberto Gualtieri prendeva il posto in Campidoglio della 5Stelle Virginia Raggi). Per questo la giunta capitolina del PD intende accelerare sulla costruzione dell’inceneritore, che verrebbe finanziato dal dl Aiuti, mentre i 5 Stelle, contrari fin dalle origini a simili opere, si oppongono minacciando la sussistenza stessa del governo. Un modo, maligneranno alcuni, anche per continuare a lamentarsi della situazione in cui versa Roma.

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