A preoccupare di più la maggioranza non è tanto il voto odierno sulle comunicazioni di Mario Draghi, quanto la possibilità che il Movimento 5 Stelle, ormai in crisi d’identità da parecchio e acciaccato dalle ultime amministrative, si sfarini
Alla fine l’appuntamento clou, non solo per Giuseppe Conte che, come pronosticato (ne parlammo qui), sta vivendo uno dei mesi più intensi e difficili della sua carriera da leader politico, ma anche per la maggioranza, è arrivato. Oggi infatti i sostenitori della compagine governativa saranno chiamati a esprimersi sulle comunicazioni del premier Mario Draghi sul Consiglio europeo del 23 e del 24 giugno (qui l’agenda). E rischiano di inciampare sulle armi che l’Italia dovrebbe inviare ancora a Kiev per difendersi dai russi.
LE ARMI A KIEV AL CENTRO DELLE COMUNICAZIONI DI DRAGHI?
Mario Draghi, ancora una volta, ha detto ai suoi che intende tirare dritto. Anche perché fonti di Palazzo Chigi lasciano trasparire l’irritazione del premier per un “giochetto tipicamente elettorale” portato avanti da alcuni dal momento che, fa notare il presidente del Consiglio ai suoi, a marzo la linea dell’esecutivo, votata da tutti, era stata chiara: aiutare l’Ucraina anche con le armi finché ne avesse avuto bisogno. Siccome la guerra non è vinta e non è neppure finita, Kiev delle armi italiane ha ancora bisogno, da lì la difficoltà, per il premier, di comprendere la necessità di passare di nuovo dal Parlamento per ottenere un altro nulla osta.
I 5S CHIEDONO CHE IL PREMIER RIFERISCA CONTINUAMENTE
Nella giornata di ieri, dopo la nuova esplosione del Movimento 5 Stelle che vede ormai netta e acuta la crisi tra l’attuale ministro degli Esteri ed ex capo pentastellato, Luigi Di Maio, e il leader del partito Giuseppe Conte, si è tenuta una riunione tra le forze di maggioranza e il governo per trovare una sintesi sulla risoluzione da votare sulle comunicazioni del premier Mario Draghi sul Consiglio europeo.
Dato che il presidente del Consiglio non intende fare dietrofront, per non creare inciampi, la discussione, viene riferito, si sarebbe concentrata sulle modalità con cui “coinvolgere” il Parlamento nelle scelte legate alla crisi in Ucraina, un’istanza avanzata in particolare dal Movimento 5 Stelle. L’idea dei grillini sarebbe ottenere da Palazzo Chigi rassicurazioni circa comunicazioni continue del governo all’Aula sul modello già adottato durante la pandemia prima del varo dei Dpcm anti-Covid.
CONTE E DI MAIO SEPARATI IN CASA
Ma a preoccupare di più la maggioranza non è tanto il voto odierno sulle comunicazioni di Mario Draghi, quanto la possibilità che il Movimento 5 Stelle, ormai in crisi d’identità da parecchio e acciaccato dalle ultime amministrative, si sfarini. Le “recenti dichiarazioni del ministro Luigi Di Maio” sulla linea di politica estera M5s sono “esternazioni” che “distorcono le chiare posizioni” assunte a maggio e “oggi integralmente ribadite, sempre all’unanimità”. È quanto scritto ieri nel comunicato del Consiglio Nazionale del M5s.
Sono parole “inveritiere e irrispettose della linea di politica estera assunta” dal Movimento, che mai ha posto in discussione la collocazione del nostro Paese nell’ambito” dell’Alleanza atlantica e dell’Unione europea. Dichiarazioni che “sono suscettibili di gettare grave discredito sull’intera comunità politica del M5S, senza fondamento alcuno”. “Un più pieno e costante coinvolgimento del Parlamento – si chiede ancora nella nota – con riguardo alle linee di indirizzo politico che verranno perseguite dal Governo italiano nei più rilevanti consessi europei e internazionali, inclusa l’eventuale decisione di inviare a livello bilaterale nuove forniture militari, funzionale a rafforzare il mandato del Presidente del Consiglio in tali consessi”. Questi sono i punti su cui “auspica che l’intero Parlamento o, quantomeno, i Gruppi parlamentari che sostengono il Governo possano convenire”. Sempre ieri contro Di Maio e a favore di Conte ha preso posizione anche il presidente della Camera, Roberto Fico, puntualizzando che nel Movimento non c’è uno scontro tra due leader ma tra il ministro degli Esteri e il suo stesso partito.
SI MUOVE ANCHE IL LEADER DELLA LEGA
Quanto all’altro azionista di governo scosso dalle amministrative, Matteo Salvini, il leader leghista sembra tenersi a distanza dalla polemica sulle armi ma avanza richieste di altro tipo: “Questa settimana mi aspetto dal governo il decreto benzina e siccità. L’emergenza per le famiglie è rinnovare lo sconto benzina e quello di luce-gas, e poi un decreto siccità perché ci sono agricoltori che non ce la fanno più. Lo chiedo formalmente al premier Mario Draghi”, ha detto il segretario federale a margine di un comizio a Magenta, nel Milanese. Queste misure, ha aggiunto Salvini, “non servono alla Lega, ma agli italiani. Spero che il governo non perda altri giorni”.