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Unicredit-Bpm, golden power sì o no?
I dubbi di Tajani sul golden power, mentre Salvini va avanti e la premier Meloni fa la democristiana
La possibile acquisizione di Banco BPM da parte di UniCredit continua a tormentare il dibattito politico in Italia, in particolare sull’applicabilità del golden power. Antonio Tajani, vicepremier e ministro degli Esteri, ha espresso dubbi sulla necessità di ricorrere a questo strumento, sottolineando che la verifica del rispetto delle regole spetta principalmente alla Banca Centrale Europea e, in alcuni casi, alla Banca d’Italia.
IL VICEPREMIER TAJANI SMENTISCE IL VICEPREMIER SALVINI SUL GOLDEN POWER…
“Non ci sono operazioni di stranieri in questo momento,” ha dichiarato Tajani, aggiungendo che “non sembra ci sia necessità di intervenire con il golden power”. Una posizione che contrasta con quella di altri esponenti del governo, come il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e il vicepremier Matteo Salvini, entrambi favorevoli alla misura.
..E LA PREMIER MELONI FA LA DEMOCRISTIANA
Sulla vicenda era intervenuta anche Giorgia Meloni, affermando che “è un’operazione di mercato” e aggiungendo che “il governo ha tutti gli strumenti per intervenire qualora dovesse rilevare che l’operazione non rientra nell’ambito dell’interesse nazionale”. La premier aveva poi spiegato che l’attenzione del governo è sul rischio che “i grandi risparmi degli italiani vengano controllati da centrali che non hanno il loro core business in Italia” e che potrebbero “non reinvestire quei risparmi in Italia”.
La posizione ufficiale del governo sarà definita nelle prossime settimane, con il Consiglio dei Ministri chiamato a esaminare tutti gli elementi necessari per una decisione.
IL RUOLO DEGLI INVESTITORI E DI CREDIT AGRICOLE
Nel frattempo l’operazione UniCredit-BPM resta sotto i riflettori, continuando a suscitare sul fronte economico reazioni tra analisti e investitori. Andrea Orcel, amministratore delegato di UniCredit, ha ribadito in un incontro con gli investitori di Bank of America che il premio del 15-20% sul prezzo del Banco BPM è “equo”. Tuttavia, ulteriori valutazioni verranno fatte nei prossimi mesi, anche alla luce dei risultati di Banco BPM e delle condizioni legate all’operazione.
Un ruolo centrale lo gioca Crédit Agricole, che con una partecipazione del 9,2% in Banco BPM si configura come un attore strategico. Gli interessi della banca francese in Italia, inclusi gli accordi di distribuzione con UniCredit, rendono Crédit Agricole una voce influente nella definizione delle decisioni future. Orcel ha in programma un incontro con i rappresentanti della banca francese entro la fine dell’anno.
IL VALORE DELL’OPERAZIONE E LE IPOTESI DI RIALZO DEL PREZZO
Secondo un rapporto di Intermonte, l’operazione ha una solida logica industriale, ma il prezzo offerto sarebbe inadeguato. Gli analisti suggeriscono che UniCredit potrebbe incrementare l’offerta aggiungendo fino a 3,7 miliardi di euro in contanti, valutando Banco BPM 9 euro per azione. Questa mossa renderebbe l’offerta più attraente per gli azionisti.
In parallelo, emerge anche l’ipotesi di una contromossa da parte di Banco BPM, che potrebbe esplorare una fusione con Monte dei Paschi di Siena (Mps). Tale fusione potrebbe creare un “terzo polo” bancario, ben capitalizzato e con una maggiore capacità di remunerazione per gli azionisti.
LE CONSEGUENZE POLITICHE ED ECONOMICHE
La discussione sul golden power e il consolidamento bancario italiano hanno implicazioni significative sia a livello politico sia economico. Da una parte, il governo deve bilanciare la protezione degli asset strategici con la necessità di garantire competitività e crescita economica. Dall’altra, il mercato si interroga sul futuro del sistema bancario italiano, in un contesto in cui le operazioni di fusione e acquisizione sono sempre più frequenti.