Al via l'8 dicembre Atreju, il grande appuntamento politico e culturale di Fratelli d’Italia. Il…
Vi racconto la doccia gelata della Commissione Ue sul Pnrr italiano
Fra tutti i giornali più o meno ostili al governo ce n’è uno però che non si schiaccia sulle raccomandazioni, critiche, censure e quant’altro giunto dalla Commissione di Bruxelles
Nonostante o forse proprio a causa delle carinerie in programma oggi fra la presidente tedesca della Commissione Europea Ursula von der Leyen e la presidente del Consiglio italiana Gorgia Meloni, datesi appuntamento nelle terre romagnole devastate dall’acqua e dal fango non solo allo scopo -spero- di arricchire il già robusto archivio fotografico dei loro incontri, sono partite da Bruxelles le ennesime “raccomandazioni” a Roma tradottesi sui giornali più ostili al governo in bocciature e simili. C’è solo l’imbarazzo della scelta fra la bocciatura, appunto, “su tutti i fronti” gridata da Repubblica e l’elenco scelto dalla Stampa indicando, in particolare, i temi della flat tax, dell’autonomia, delle concessioni balneari e del catasto”.
Fra tutti i giornali più o meno ostili al governo ce n’è uno però che non si schiaccia sulle raccomandazioni, critiche, censure e quant’altro giunto dalla Commissione di Bruxelles. E’ Il Fatto Quotidiano, che ha declassato a “pizzini”, quelli nei quali è specializzata la mafia, i messaggi dell’Unione.
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Ma la notizia, chiamiamola così, non è tanto la lettura del giornale diretto da Marco Travaglio quanto il sostanziale avallo datole dall’uomo più esperto, più pratico, più affine agli umori di Bruxelles: Mario Monti. Che proprio per questo si guadagnò in Italia due nomine, da parte dell’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, una propedeutica all’altra: senatore a vita e presidente del Consiglio.
LE IMBECCATE DI MARIO MONTI SUI MONITI DELLA COMMISSIONE UE
Al nome di Monti si arrese la stessa vittima dell’operazione: Silvio Berlusconi. Che si vantò di averlo mandato lui per la prima volta da Palazzo Chigi a Bruxelles, gli passò quasi allegramente la campanella d’argento del Consiglio dei Ministri e ordinò ai suoi parlamentari di appoggiarlo, salvo passare all’opposizione alla vigilia delle elezioni politiche del 2013, pensando di poterle vincere. Mancò pochissimo che il Cavaliere ci riuscisse. A impedirglielo fu proprio Monti allestendo all’ultimo momento liste di candidati destinati a togliere voti all’ex presidente del Consiglio.
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In un lungo editoriale sul Corriere della Sera Monti spiega oggi che i problemi della pur brava Giorgia Meloni a Bruxelles nascono dal permanente e “ambiguo” rifiuto della ratifica del Mes. Che non è una marca di sigarette ma quel trattato sulla riforma del fondo salva-Stati dell’Unione bloccato proprio dalle resistenze italiane. Monti pertanto consiglia alla premier, e alla sua maggioranza, di “fare anche 31 dopo avere fatto 30” per “non dilapidare la credibilità conquistata rapidamente, in Europa e nei mercati finanziari” aggiornando, diciamo così, le originarie ricette economiche, sovraniste eccetera della destra. Dai, Giorgia, fai anche questo passo, è il ragionamento di Monti. Se poi il governo di turno dell’Italia -di un turno questa volta destinato a durare molto più del solito- non ritiene conveniente, a torto o a ragione, quel meccanismo speciale di ricorso a prestiti comunitari, può difendersene non ricorrendovi.