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Via la fiamma sì o no? Cosa rappresenta il simbolo di FdI
Dal 1946 la fiamma tricolore campeggia in tutti i simboli dei partiti, eredi del MSI, che hanno dato rappresentanza alla destra italiana. Ora, secondo Fratelli d’Italia, è tempo di archiviarla? Andiamo a vedere cos’ha rappresentato e cosa significa ancora oggi
La fiamma è spenta. No, la fiamma è accesa. L’interrogativo amoroso che agitava le acque, un tempo chiare e trasparenti, nel cuore di Lucio Battisti torna d’attualità. Sentimenti e passioni sono ancora al centro di questa storia ma non riguardano due amanti che faticano a riconoscersi.
LUCA CIRIANI: SPEGNERE LA FIAMMA NON È UNA BESTEMMIA
Luca Ciriani, ministro per i Rapporti con il Parlamento, triestino con una carriera politica tutta a destra, prima nel Msi e poi in An, in un’intervista al Foglio ha affermato, senza giri di parole, che per andare avanti si deve spegnere la fiamma. “Se vogliamo andare avanti – ha detto il ministro Ciriani -, e noi certamente vogliamo guardare avanti cioè al futuro, allora arriverà anche il momento di spegnere la Fiamma. Arriverà il momento in cui la toglieremo dal simbolo. Magari non sarà presto ma arriverà. Ma per scelta nostra, e non certo perché qualcuno ce lo impone”.
LA MATURAZIONE DI FRATELLI D’ITALIA
Una scelta autonoma, che sancisce la trasformazione di Fratelli d’Italia in un nuovo Partito conservatore, lo allontana dal Movimento Sociale Italiano e lo avvicina al Tory Party britannico. Un percorso abbastanza usuale. FdI non sarebbe, infatti, il primo soggetto politico partito da una base elettorale esigua e una grande concentrazione ideologica, e giunto al governo grazie a una base elettorale più ampia. Il prezzo da pagare, e Ciriani lo sa, è l’annacquamento ideologico.
RAMPELLI NON CI STA: “LA FIAMMA È BELLA”
Ma non tutti ci stanno. Il primo a prendere la parola è Fabio Rampelli, ex “gabbiano” storico leader della sezione di Colle Oppio dov’è cresciuta politicamente Giorgia Meloni. “Quasi il 30 per cento degli italiani – dice Rampelli all’AdnKronos – ha messo una croce sul nostro simbolo, che contiene la fiamma tricolore, non mi pare che i cittadini si pongano questo problema. Anzi, forse ci scelgono anche perché abbiamo la fiamma, bella ma nemmeno troppo originale. In tanti la usano nel proprio logo”. Nei suoi contenuti il simbolo della fiamma “rappresenta un argine a una visione della società indistinta, eguale, mercatista, anti-identitaria, ordo-liberista, materialista. Si tratta della costola sociale del conservatorismo”.
LA FIAMMA TRICOLORE: COME NASCE IL SIMBOLO DEL MSI
Ed è proprio il significato del simbolo della fiamma tricolore a fare discutere. Partiamo dal principio. La fiamma tricolore fu il simbolo del Movimento Sociale Italiano (MSI), il partito fondato nel 1946 da personalità legate al regime fascista, andato in frantumi a seguito della Seconda guerra mondiale, e da reduci della Repubblica di Salò, lo Stato fantoccio instaurato, sotto in controllo tedesco, in porzioni del nord Italia dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943. Fino agli anni ’90 il Msi fu il principale partito di destra nel nostro paese. I detrattori del simbolo della fiamma la associano a una simbologia fascista. Ma non è così.
LA FIAMMA: UN DISEGNO NATO DALLE MANI DI EMILIO MARIA AVITABILE
Come riportato da Policymakermag, a disegnare il simbolo della fiamma fu il professore Emilio Maria Avitabile su sollecitazione di Gianni Roberti, come testimoniano delle lettere di Giovanni Tonelli inviate a Roberti. “Avitabile nacque a Catania nel 1910 – scrive Policymakermag – e morì a Napoli nel 1989, all’età di 79 anni, fu allievo del grande Giuseppe Casciaro e fu un grande artista del XX secolo.
“Lei meriterebbe più premi di quanti ne ha avuti, ma ha il demerito di aver nobilitato il suo partito con quel bel simbolo che nel 46 disegnò”, disse Carlo Carrà, eminente pittore e docente presso l’Accademia di Brera, ad Avitabile in visita ad una sua mostra in Versilia”. Come ha spiegato Domani ci sarebbe anche qualche legame con la simbologia degli Arditi, il reparto dell’esercito che ebbe un ruolo importante nel mito fondativo del fascismo, e che erano soprannominati “fiamme nere” (ma erano chiamati così anche altri reparti, come gli Alpini, le “fiamme verdi”).
DALLA SVOLTA DI FIUGGI A FRATELLI D’ITALIA: IL CAMMINO DELLA FIAMMA TRICOLORE
Il simbolo della fiamma tricolore ha accompagnato il partito della destra italiana in tutte le sue evoluzioni e scissioni. La “svolta di Fiuggi” del 1995, che sancì il passaggio dall’MSI ad Alleanza Nazionale e a una destra più moderna, atlantista, meno tradizionalista e che guardava a un elettorato più ampio e variegato, lasciò inalterata la simbologia della fiamma. Gianfranco Fini, allora leader del partito, la volle inserire nel simbolo del partito, insieme alla sigla M.S.I alla base. Azione Giovani, il movimento giovanile per anni guidato da Giorgia Meloni, adottò la fiaccola tricolore.
La fiamma sparì nel 2009 quando Alleanza Nazionale confluì, insieme a Forza Italia, nel Popolo della Libertà (PDL). Il suo diritto di utilizzo rimase di proprietà della Fondazione Alleanza Nazionale. Nel 2012 Giorgia Meloni, Ignazio La Russa e Guido Crosetto fondarono Fratelli d’Italia, nel cui simbolo non c’era la fiamma ma solo un cordone tricolore. Nel 2014, il partito ottenne dalla Fondazione Alleanza Nazionale la possibilità di usare il simbolo del vecchio partito, che venne inserito in un cerchio all’interno di quello di Fratelli d’Italia. Tornò, dunque, la fiamma tricolore.