Al via il quinto round di colloqui sul nucleare iraniano tra Usa e Iran Mentre Israele minaccia di colpire i siti iraniani, al tavolo delle trattative permangono distanze siderali sull’arricchimento dell’uranio. Ecco chi ci sarà
Potrebbe essere l’ultima occasione per scongiurare una nuova escalation in Medio Oriente. Secondo quanto riportato dalla CNN, infatti, Israele starebbe preparando un attacco su larga scala contro i siti di sviluppo nucleare iraniani, nonostante i colloqui in corso a Roma tra le delegazioni di Washington e Teheran.
Gli occhi della diplomazia internazionale sono puntati sulla capitale italiana, dove si è aperto il quinto round di trattative. Dopo gli incontri avvenuti tra Muscat e Roma una decina di giorni fa, le delegazioni tornano ora a confrontarsi sotto l’egida della mediazione omanita.
ROMA E MUSCAT PROTAGONISTE DEL DIALOGO USA-IRAN
È stato il ministro degli Esteri dell’Oman, Badr Albusaidi, mediatore dei negoziati e uomo chiave delle trattative, ad annunciare l’avvio dei negoziati, che si svolgeranno in forma indiretta all’interno dell’ambasciata omanita nella Capitale.
The 5th round of Iran US talks will take place in Rome this Friday 23rd May.
— Badr Albusaidi – بدر البوسعيدي (@badralbusaidi) May 21, 2025
Intanto il ministro degli Esteri italiano Tajani, in missione in Messico, negli ultimi giorni ha avuto contatti sia con il direttore generale dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) Rafael Grossi, per aggiornarlo sullo sviluppo delle trattative, sia con l’omologo omanita, confermando il pieno sostegno dell’Italia alla mediazione e sottolineando il valore simbolico di Roma come sede del negoziato, auspicando progressi concreti.
LA PRASSI DELLA “NAVETTA”
Le relazioni diplomatiche dirette Usa-Iran sono interrotte da 45 anni, ovvero dal sequestro dell’ambasciata statunitense nel 1979 durante la rivoluzione iraniana, malgrado la distanza si sia recentemente ridotta, con Il capo negoziatore americano, Steve Witkoff che ha avuto contatti diretti con il ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi in più occasioni,
Ciononostante, la prassi diplomatica prevede che le due delegazioni non si incontrino formalmente e per questo le trattative seguiranno il meccanismo della “navetta”: i mediatori omaniti incontreranno separatamente le due delegazioni, trasmettendo i rispettivi messaggi tra le due stanze.
CHI CONDUCE LE TRATTATIVE
Araghchi ha confermato la sua presenza a Roma. Con lui ci sarà anche una nutrita delegazione di diplomatici ed esperti, oltre al viceministro per gli Affari Politici Majid Takht-Ravanchi, quello per gli Affari Legali e Internazionali Kazem Gharibabadi e il portavoce del Ministero Ismail Baghaei.
Per parte americana sarà Witkoff a guidare i colloqui, assistito dal direttore della pianificazione politica del dipartimento di Stato, Michael Anton.
Sempre nella capitale italiana, sono attesi anche il capo del Mossad David Barnea e il ministro israeliano per gli Affari Strategici Ron Dermer, anch’essi pronti a un incontro con Witkoff e in attesa di riscontri concreti dall’esito dei colloqui.
LE POSIZIONI IN CAMPO
La posizione iraniana è stata riassunta da Araghchi in modo lapidario: «Zero armi nucleari = abbiamo un accordo; zero arricchimento = non abbiamo un accordo».
Set to travel to Rome for 5th round of indirect talks with the United States.
Figuring out the path to a deal is not rocket science:
Zero nuclear weapons = we DO have a deal.
Zero enrichment = we do NOT have a deal.Time to decide…
— Seyed Abbas Araghchi (@araghchi) May 22, 2025
L’obiettivo di Teheran resta la rimozione delle dure sanzioni internazionali, in particolare quelle che colpiscono l’industria petrolifera Teheran continua a sostenere che il proprio programma nucleare ha solo scopi civili. Il JCPOA, l’accordo del 2015 poi abbandonato da Trump nel 2018, fissava al 3,67% la soglia di arricchimento dell’uranio. Tuttavia, dopo il ritiro americano, l’Iran avrebbe innalzato tale livello fino al 60%. Per raggiungere la soglia necessaria a una bomba (90%), sarebbero sufficienti pochi giorni. Ma per disporre dell’arma servono mesi di lavoro e tecnologia.
IL NODO SULL’URANIO
Witkoff mostra ottimismo, ma non nasconde la rigidità su un punto chiave: l’arricchimento dell’uranio. «Non possiamo permettere nemmeno l’un per cento», ha dichiarato. Teheran ha subito replicato che una tale proposta equivarrebbe a negare i principi fondanti del JCPOA. Ma oltre alla questione tecnica e diplomatica, c’è anche un tema interno: il nucleare in Iran è considerato parte dell’identità nazionale, una linea rossa su cui il regime non può mostrarsi debole, se non vuole esporsi all’opposizione interna.
Intanto, il leader supremo Ali Khamenei ha espresso dubbi sulla possibilità di un accordo, parlando di richieste “oltraggiose” da parte dell’usa in merito allo stop all’arricchimento dell’uranio.
Una possibile via d’uscita? Trasferire l’arricchimento dell’uranio fuori dal territorio iraniano, su un’isola del Golfo Persico sotto la supervisione di un comitato internazionale composto dagli alleati USA nella regione e con il coinvolgimento di aziende americane. L’ipotesi sarebbe stata discussa già nell’ultimo round dell’11 maggio in Oman.
Fonte immagine Araghchi: Khamenei.ir