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Perché le nomine di Trump riguardano anche l’Italia 

Il Presidente eletto Donald Trump ha iniziato a comporre la sua squadra di Governo. Nomi che detteranno la linea della politica estera e commerciale americana con impatti importanti in Europa e in Italia 

Maga si è presa gli Stati Uniti d’America. Lo slogan, Make America Great Again, intorno al quale si sono ritrovati i fedelissimi del neopresidente Trump è diventato espressione di una classe dirigente radicale, “più a destra di Trump”, secondo le parole di Steve Bannon, l’ex capo stratega della Casa Bianca durante la prima presidenza Trump. Un movimento con una opinione netta sulle relazioni tra Usa e Unione europea. “L’Europa non ha fatto nulla per gli Stati Uniti – ha detto Bannon in un’intervista al Corriere della Sera -. Vi abbiamo salvati nella Prima e Seconda guerra mondiale, nella Guerra fredda e in Ucraina. Basta. Perché ci servirebbe un ponte? Abbiamo un modello, America First: riportare la sicurezza economica e lavorativa nel Paese”. Uomini e donne, dunque,  dalle posizioni conservatrici che, tra amministrazione e Congresso, potranno dividersi una torta molto grande e indirizzando la politica statunitense dei prossimi anni.

LA SQUADRA CONSERVATRICE DI TRUMP

Il neo presidente Usa Donald Trump, nel giorno in cui i repubblicani si sono assicurati la maggioranza alla Camera, con l’assegnazione del seggio numero 218 in Colorado, ha iniziato a comporre la sua squadra di governo attingendo dalla sua riserva di fedelissimi tra imprenditori, veterani della politica e personalità televisive. Scelte che gli permetteranno portare a termine senza intoppi il suo programma elettorale e che, inevitabilmente, avranno una ricaduta anche sugli alleati atlantici sia in termini di politica estera che in quelli di politica commerciale.

MAGA VUOLE TAGLIARE IL 100% DEI FONDI PER L’UCRAINA 

Il capo della diplomazia americana sarà il senatore della Florida Marco Rubio. Con lui a capo della politica estera gli Usa si sono assicurati una linea dura su Cina, Iran e Venezuela. Ma non solo. In un’intervista al Corriere della sera, è Steve Bannon, figura spicco del movimento “Make America Great Again”, ha ribadito la volontà del presidente Trump e del congresso da lui guidato di tagliare le spese per la guerra in Ucraina. “Noi del movimento Maga siamo irremovibili, vogliamo tagliare al 100 per cento i fondi per l’Ucraina alla Camera – ha detto Bannon -. Però l’Italia non ha fatto abbastanza per tenere il canale di Suez aperto per il commercio: tra i gruppi tattici di portaerei là, credo che ci sia solo una corvetta italiana. Comunque, penso che il suo atteggiamento cambierà con l’arrivo del presidente Trump, che la convincerà. E che i Paesi della Nato saliranno a bordo abbastanza rapidamente. Altrimenti, se crede davvero a quello che ha detto negli ultimi anni, dovrebbe essere pronta con gli altri in Europa a metterci i soldi, a staccare assegni grandi quanto i discorsi”. Una posizione, quella della contrarietà alla guerra in Ucraina, espressa anche da George Lombardi, ex consigliere di Trump, che, sentito da Startmag, ha dichiarato che, la vittoria del multimiliardario avrebbe portato al taglio dei finanziamenti all’Ucraina e quindi alla fine della guerra.

PRESIDENZA TRUMP: LE IMPLICAZIONI COMMERCIALI DELLA NOMINA DI LIGHTHIZER

Un altro tema che interessa molto da vicino il nostro paese è quello della politica commerciale. Il presidente Trump vorrebbe la carica di “trade czar” – incaricato delle questioni commerciali – a Robert Lighthizer. Per lui sarebbe un ritorno, infatti, Lighthizer nella prima amministrazione Trump svolse il ruolo di Rappresentante per il commercio degli Stati Uniti. Lighthizer è stato un architetto chiave delle politiche commerciali di Trump, tra cui la rinegoziazione del NAFTA nell’accordo USMCA, la guerra commerciale con la Cina, nonché l’implementazione di politiche tariffarie protezioniste. Come scrive Startmag, nel libro “No Trade is Free” Lighthizer ha spiegato quali sono le sue idee in materia di politica commerciale. Il primo bersaglio è senz’altro la Cina, il principale nemico da sconfiggere. “La priorità più urgente – scrive nel suo saggio – dovrebbe essere il disaccoppiamento strategico dalla Cina”.

GUERRA COMMERCIALE, IN COSA CONSISTE IL METODO LIGHTHIZER E PERCHÈ RIGUARDA L’ITALIA

Ma nel suo testo parla anche dell’Europa e dei quattro Paesi europei che vantano un ampio surplus commerciale con gli Usa: Germania, Irlanda, Francia e anche Italia. Obiettivo di Lighthizer, dunque, sarà ridurre il deficit commerciale con i quattro Paesi con cui lo squilibrio è più vistoso (per l’Italia sono 40 i miliardi di deficit di bilancia commerciale registrati nel 2021). “Chi vorrà esportare negli Stati Uniti avrà dei costi più alti – ha detto Marco Di Liddo, direttore del Cesi (Centro Studi Internazionali), a Policymakermag. Quindi, paesi con una forte vocazione all’export come l’Italia soffriranno se Trump deciderà di alzare i dazi, come del resto ha fatto Biden, o se Trump deciderà di immettere capitale statale in determinate industrie che ritiene strategiche, come ha fatto Biden”.  La strategia, il metodo Lighthizer, si affida all’imposizione di dazi, alla richiesta di certificati per chi importa negli Usa che attestino che si sono prodotti dello stesso valore esportato dagli Usa e, infine, nella riduzione artificiale del livello del dollaro. Tra le ipotesi al vaglio c’è l’imposizione di una tariffa universale del 10% su tutte le importazioni e l’implementazione di tariffe più elevate sui beni cinesi.

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