skip to Main Content

Difesa, quanto spende l’Ue in armi e munizioni

Difesa Ue

Lo sviluppo della Difesa Ue è uno degli effetti collaterali dell’invasione dell’Ucraina: il nostro continente si prepara a investire 1,5 miliardi di euro in armi e munizioni 

L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha stravolto la visione del mondo europea riportando la guerra ai confini di un continente che pensava di averla lasciata nel secolo scorso. Le dichiarazioni del Presidente Macron, circa la possibilità di inviare militari “boots on the ground” per sostenere l’Ucraina e le preoccupazioni per un possibile attacco russo a un paese Nato, fanno intuire quanto profondamente sia mutato il contesto in cui si muove il nostro continente.

DIFESA UE: UNO DEI PUNTI DEL PROGRAMMA ELETTORALE DI URSULA VON DER LEYEN

Del resto, lo sviluppo di una politica di difesa comune europea è uno dei cardini del programma con cui la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen vuole giocarsi la rielezione alla guida dell’esecutivo comunitario. “Dobbiamo spendere di più, dobbiamo spendere meglio, dobbiamo spendere in Europa”, ha detto la presidente von der Leyen  nel corso di un punto stampa congiunto con il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, alla Conferenza di Monaco sulla sicurezza -. Abbiamo un mercato della difesa molto frammentato e questo deve cambiare. Qual è la competenza della Commissione? È l’industria. Questo è il nostro core business. Siamo un facilitatore, non un acquirente”.

LA NUOVA STRATEGIA INDUSTRIALE MILITARE EUROPEA

La nuova centralità della materia militare ha determinato l’elaborazione in sede comunitaria della prima strategia industriale europea in materia di difesa. Bruxelles fissa, per la prima volta nella sua storia, una serie di obiettivi strategico-militari e lo fa “all’uso comunitario”. La strategia definisce indicatori invita gli Stati membri:

  • effettuare appalti per almeno il 40% del materiale di difesa in modo collaborativo entro il 2030;
  • provvedere affinché, entro il 2030, il valore degli scambi intra-UE nel settore della difesa rappresenti almeno il 35% del valore del mercato della difesa dell’UE;
  • compiere progressi costanti in vista dell’acquisizione all’interno dell’UE di almeno il 50% del loro bilancio per gli appalti nel settore della difesa entro il 2030 e di almeno il 60% entro il 2035.

A questa strategia si aggiunge un programma europeo per l’industria della difesa che punta a investire 1,5 miliardi di euro per rafforzare il settore.

QUANTO SPENDE L’UE PER LA DIFESA

Il bilancio pluriennale dell’Ue 2021-2027 investe l’1,2% del totale in spese per la sicurezza e la difesa, pari a circa 13 miliardi di euro su 1.076 miliardi di euro complessivi. Le cifre restano molto contenute perché la politica di sicurezza e difesa è ancora a carico degli Stati membri. Il confronto con gli alleati atlantici è impietoso. Secondo i dati dello Stockholm International Peace Research Institute (Sipri), l’America del Nord spende 778 miliardi di dollari, pari al 3,7% del suo prodotto interno lordo, pari al 39% dell’intera spesa militare di tutte le nazioni mondiali (1.981 miliardi di dollari).

BRETON: “DARE IMPULSO ALL’INDUSTRIA DELLA DIFESA UE”

Le cose in Europa, però, stanno cambiando. E lo confermano anche le ultime dichiarazioni del commissario Ue al Mercato Interno, Thierry Breton. “Per quel che riguarda la difesa europea dobbiamo andare oltre ed estendere quanto fatto per le munizioni a tutte le apparecchiature di difesa – ha detto Breton alla commissione Difesa dell’Eurocamera -. Per quel che riguarda le munizioni dobbiamo arrivare a produrre due milioni di obici del calibro 155 o superiore all’anno.

Oggi siamo arrivati a produrne un milione, in meno di 10 mesi siamo passati da 500.000 a un milione, e abbiamo così raddoppiato le nostre capacità”, ha spiegato Breton.  Insomma, l’Europa deve difendere la pace armandosi come non ha mai fatto prima. “La logica dei dividendi della pace è alle nostre spalle, quanto accade è un richiamo all’ordine forte e brutale e si avverte la necessità da parte di molti governi dell’Ue di governi di usare i fondi per la difesa in una modalità da economia di guerra”, ha concluso il commissario.

I POLITICI IN MODALITÀ DI PACE E L’INDUSTRIA IN MODALITÀ DI GUERRA

L’industria bellica vive, quindi, una nuova centralità. Tanto che anche i produttori di armi avanzano delle richieste alla politica europea. “Dovrebbe esserci una legislazione che permetta che, in certi periodi di crisi, i produttori europei della difesa abbiano, per primi, accesso alle attrezzature di produzione per acquistare le materie prime necessarie alla produzione di armamenti – dice al Financial Times Morten Brandtzæg, amministratore delegato del produttore di munizioni Nammo, di proprietà dei governi norvegese e finlandese -. Ciò avviene per legge negli Stati Uniti ma non è regolamentato in Europa”.

Il manager ha anche dichiarato che se “i politici e le società erano ancora in modalità tempo di pace gran parte dell’industria della difesa produceva come se fosse una guerra”. Insomma, sebbene l’Ue stia lentamente cambiando, non sembra fare abbastanza. “A mio avviso dobbiamo fare di più – ha detto Brandtzæg -. Dobbiamo procedere più velocemente. Abbiamo avviato un buon processo, ma dobbiamo continuare a correre più velocemente. Siamo in una guerra industriale di capacità”.

QUANTE ARMI PRODUCE ED ESPORTA L’ITALIA

E il nostro paese come si colloca in questo quadro? Secondo i dati del SIPRI tra il 2019 e il 2023 il valore delle esportazioni di armamenti italiani è aumentato dell’86 per cento rispetto ai cinque anni precedenti e le esportazioni italiane sono passate dal rappresentare il 2,2 per cento di tutte le esportazioni mondiali al 4,3 per cento. Dove abbiamo esportato? Soprattutto in Qatar (27 per cento sul totale delle esportazioni italiane), l’Egitto (21 per cento) e il Kuwait (13 per cento).

Secondo la Relazione sulle operazioni autorizzate e svolte per il controllo dell’esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento, presentata dal Governo in Parlamento, nel 2022 il valore complessivo delle autorizzazioni per esportare armamenti dall’Italia ha raggiunto un valore pari a quasi 5,3 miliardi di euro, in aumento rispetto ai circa 4,6 miliardi di euro annui registrati nel 2021 e nel 2020. Un dato alto ma inferiore a quello del 2017 quando aveva superato i 10,3 miliardi, del 2016 quasi 15 miliardi e nel 2015 oltre 8,2 miliardi.

Leggi anche: Mentre Putin si fa incoronare per la quinta volta, cosa accade negli Usa e in Ue?

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Back To Top