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Gli effetti delle turbolenze franco-tedesche: passi indietro sugli eurobond per la difesa
Le difficoltà di Francia e Germania pesano sulla politica di difesa europea: sembra già tramontata la stagione degli eurobond, le emissioni garantite congiuntamente dagli Stati partecipanti
È già passato il tempo degli eurobond per la difesa europea. “Al posto di parlare di concetti astratti difficili da implementare, dovremmo parlare di proposte concrete”. Con queste parole il ministro delle Finanze tedesco Jörg Kukies, a margine dell’ecofin di Bruxelles, ha scritto la parola fine, per il momento, sul progetto di introdurre eurobond dedicati al settore della difesa. Gli eurobond sono uno strumento di debito comune tra i Paesi membri dell’Unione Europea, pensato per finanziare progetti di interesse collettivo attraverso emissioni garantite congiuntamente dagli Stati partecipanti.
DOMBROVSKIS: “ABBIAMO CREATO DI RECENTE IL FONDO EUROPEO PER LA DIFESA”
Le turbolenze internazionali, la guerra ai confini dell’Europa e la promessa di disimpegno da parte degli Usa sullo scacchiere europeo e Mediterraneo (per concentrarsi nell’area del Pacifico) hanno stimolato le attività europee in un settore, quello della difesa, da cui si era sempre tenuta lontana. “Abbiamo creato di recente il Fondo europeo per la difesa e, con ogni probabilità, durante il prossimo quadro finanziario pluriennale questo fondo verrà notevolmente aumentato – ha sottolineato il commissario Ue all’Economia, il lettone Valdis Dombrovskis -. Le discussioni sul Fondo europeo per la difesa e altre voci di spesa relative alla difesa nel bilancio dell’Ue apparteranno alle nostre discussioni per il prossimo quadro finanziario pluriennale”.
IL DOCUMENTO CONDIVISO DA FRANCIA, GERMANIA, ITALIA, POLONIA E SPAGNA SUGLI EUROBOND PER LA DIFESA
Solo un mese fa l’Ue sembrava a una svolta decisiva nel settore della difesa. A Varsavia, i ministri degli esteri di Francia, Germania, Italia, Polonia e Spagna avevano concordato con un documento ufficiale, ma non impegnativo, la necessità di finanziare gli investimenti nella Difesa attraverso gli Eurobond. Svolta alla quale si era arrivati grazie al sì della Germania, sino ad allora sempre contraria così come il cancelliere uscente Olaf Scholz. Lo stesso Consiglio Europeo di giugno aveva preferito di rinviare al 2025 il negoziato sui finanziamenti comuni alla Difesa. Quindi il documento dei cinque grandi Paesi europei sembrava essere un passo in avanti verso l’emissione degli Eurobond.
I “FRUGALI” CONTRO GLI EUROBOND
I governi europei apparivano orientati verso un consenso, alimentato dall’urgenza di rafforzare le capacità militari comuni di fronte alle crescenti instabilità geopolitiche. Il ministro delle Finanze tedesco, Jörg Kukies, invece, ha smorzato le aspettative dichiarando che sarebbe più produttivo concentrarsi su strumenti già esistenti, come la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) o lo Strumento per la Pace, piuttosto che discutere di nuove forme di debito comune. La posizione del tedesco è condivisa dal collega olandese Eelco Heinen, che ha sottolineato l’assenza di proposte concrete, ribadendo il tradizionale scetticismo dei “frugali” verso politiche di spesa condivisa.
FRANCIA E GERMANIA: INSTABILITÀ ECONOMICA E POLITICA FRENANO L’UNIONE
A imporre la marcia indietro le condizioni di instabilità economica e politica della Germania, così come della Francia, due tra le principali economie europee. La “locomotiva d’Europa” si è fermata, la produzione industriale è calata del 4,5% e l’economia, si avvia a chiudere il 2024 con una contrazione dello 0,1%. A questo si aggiunge la crisi dell’auto, la Volkswagen minaccia la chiusura di alcuni stabilimenti in patria. Una situazione che potrebbe solo peggiorare con l’imposizione di dazi da parte di Trump. E in questo scenario il prossimo 23 febbraio la Germania andrà a elezioni. Ancora più in difficoltà è la Francia, dove il presidente Macron deve convivere con un parlamento frammentato che ha da poco sfiduciato il suo Premier. Alle difficoltà politiche si affiancano quelle economiche. “E’ una situazione fragile – ha detto Mihaly Varga, ministro delle Finanze dell’Ungheria e presidente di turno del consiglio Ecofin – La Francia ha più effetti contagio nell’Ue, e discuteremo di questo”. La Francia registra un deficit molto alto con debito in aumento e uno spread ai livelli più alti dal 2012 e superiore al differenziale di rendimento di quelli greci.