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Nicholas Burns, neo ambasciatore USA in Cina, brucia i ponti col Dragone

Nicholas Burns

Più che una colomba, un falco. Il futuro diplomatico statunitense a Pechino Nicholas Burns ha scandito frasi che sembrano firmate da Donald Trump, segno che la nuova amministrazione non ha intenzione di cambiare i rapporti con la Cina

Si dice che ambasciator non porti pena, ma quello che Joe Biden ha scelto per guidare la missione diplomatica USA a Pechino rischia di rendere ancora più precari i rapporti tra le due superpotenze, mettendoci del proprio. Nicholas Burns, futuro ambasciatore USA in Cina, è infatti entrato a gamba tesa in un argomento delicato come l’indipendenza di Taiwan, pronunciando parole ancora più dure di quelle dell’attuale inquilino della Casa Bianca: “Non possiamo assolutamente fidarci” del governo cinese per quanto riguarda l’indipendenza dell’isola, “per questo la priorità degli Stati Uniti è rendere Taipei un osso duro”, ha scandito.

 

Un biglietto da visita che certo non lo renderà popolare a Pechino. Nicholas Burns ha anche parlato delle recenti incursioni di aerei da guerra cinesi nella zona aerea di Taiwan, definendole “particolarmente discutibili”.
Non contento, ha pure accusato il governo cinese di essere “aggressivo nei confronti dell’India lungo il confine himalayano, del Vietnam, delle Filippine e altri nel Mar Cinese Meridionale e del Giappone, nel Mar Cinese Orientale”.

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“Pechino – ha accusato il diplomatico di carriera, che ha lavorato in diverse amministrazioni statunitensi, sia sotto Democratici che Repubblicani – ha lanciato una campagna di intimidazione contro l’Australia e, più recentemente, contro la Lituania. Il genocidio della Repubblica popolare cinese nello Xinjiang, i suoi abusi in Tibet, il soffocamento dell’autonomia e delle libertà di Hong Kong e la prepotenza nei confronti di Taiwan sono ingiusti e devono cessare”.

 

Parole davvero inusuali per un ambasciatore (che nel 2019 si scagliava contro i sovranisti nostrani, assai più moderati nei termini), soprattutto perché indirizzate al Paese che lo ospiterà. Ma per Nicholas Burns non bisogna sopravvalutare i cinesi: “Hanno pochissimi amici. Non hanno veri alleati”,  invitando “a non dare troppo peso ai loro punti di forza né a sottovalutare quelli degli Stati Uniti”. Non poteva quindi mancare l’accusa che dietro il Covid ci sia in realtà il Dragone: “Riguardo al coronavirus il problema è la Cina”, ha detto. “Il governo cinese ha nascosto informazioni cruciali alla propria gente e al resto del mondo per circa un mese tra la fine di dicembre (2019) e gennaio del 2020”.

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Toni da Guerra fredda anche da Pechino. In occasione della conferenza stampa del Ministero degli Esteri, il portavoce del titolare, Wang Wenbin, ha affermato: “Consigliamo al signor Burns di riconoscere la tendenza generale dello sviluppo mondiale e le aspirazioni dei popoli, di guardare in modo obiettivo la situazione reale della Cina, di trattarne razionalmente lo sviluppo e le relazioni bilaterali tra Cina e USA, di non sottovalutare la forte determinazione e la ferma volontà del popolo cinese di difendere i propri diritti, di mantenere un atteggiamento più costruttivo e di svolgere un ruolo positivo nella promozione delle relazioni Cina-Usa e per l’amicizia tra i due popoli.”

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