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Qatargate, che fine hanno fatto i protagonisti dello scandalo europeo?

Voice Of Europe

È trascorso poco meno di un anno dal Qatargate, lo scandalo che ha scosso le fondamenta del Parlamento euroepeo: i protagonisti del processo sono tutti liberi (ma sorvegliati) e il processo rischia di svanire 

A circa un anno dallo scoppio del Qatargate che fine hanno fatto le persone coinvolte nello scandalo che ha fatto tremare il Parlamento europeo? Stiamo parlando di quel gruppo di politici, dirigenti e funzionari europei accusati di essere msul libro paga del Qatar. Le accuse formali nei confronti degli indagati sono di associazione a delinquere, corruzione e riciclaggio di denaro e l’obiettivo delle azioni corruttive (regali di grande valore e ingenti somme di denaro) sarebbe stato quello di ammorbidire le posizioni dell’Ue e indurre decisioni favorevoli da parte degli europarlamentari nei confronti della monarchia qatariota.

A finire in carcere furono, in prima battuta, Pier Antonio Panzeri, Francesco Giorgi, Eva Kaili, Luca Visentini e Niccolò Figà Talamanca, e poi Marc Tarabella e Andrea Cozzolino. Le perquisizioni negli uffici e nelle abitazioni degli indagati hanno portato al rinvenimento di “sacchi di banconote” nelle case di Eva Kaili e di Panzeri e l’operazione della polizia belga ha portato al sequestro di più di un milione di euro in contanti.

LUCA VISENTINI HA PERSO IL SUO RUOLO NEL SINDACATO

Il primo a lasciare il carcere è stato Luca Visentini, segretario generale della Confederazione sindacale internazionale (Ituc). Le accuse di aver tentato di influenzare le decisioni economiche e politiche del Parlamento europeo che lo riguardavano “versando ingenti somme di denaro e offrendo regali importanti a terzi con una posizione politica o strategica importante all’interno del Parlamento europeo”, sono cadute subito. Tanto che viene rilasciato dopo soli due giorni, l’11 dicembre 2022.

Questo non è bastato per conservare il suo ruolo nel sindacato: il Consiglio generale dell’Ituc l’ha sollevato dall’incarico, perché il sindacalista friulano “non gode più della fiducia” dell’organizzazione. Visentini aveva ammesso di di aver ricevuto una donazione da circa 50 mila euro da Fight Impunity, l’ong guidata dall’ex eurodeputato al centro dello scandalo, Pier Antonio Panzeri, per “rimborsare alcuni dei costi della campagna per il Congresso dell’ituc”. Su questo passaggio di denaro la magistratura non ha trovato alcun collegamento a tentativi di corruzione o influenza esterna.

QATARGATE: ANTONIO PANZERI, DOPO IL PATTEGGIAMENTO È STATO RILASCIATO SOTTO CONDIZIONI

Lo scorso 29 settembre è stato rilasciato sotto condizioni Antonio Panzeri, ritenuto il deus ex machina del Qatargate. L’ex parlamentare europeo (PSE) è al centro dell’inchiesta della Procura di Bruxelles accusato di essere il vertice di una rete di parlamentari e funzionari europei che avrebbero fatto pressione, in cambio di presunte tangenti, per curare gli interessi del Qatar e il Marocco. L’ex eurodeputato non potrà lasciare il paese tantomeno avere contatti con gli altri indagati. Panzeri, dopo aver patteggiato con la giustizia belga una pena ridotta a un anno di reclusione in cambio delle sue confessioni, ha trascorso quattro mesi in carcere, fino al 6 aprile 2023, data in cui gli sono stati accordati gli arresti domiciliari.

FRANCESCO GIORGI: DAL 9 MAGGIO AI DOMICILIARI CON BRACCIALETTO ELETTRONICO

Lo scorso 9 dicembre è finito in carcere anche Francesco Giorgi, ex assistente parlamentare di Antonio Panzeri e compagno dell’ex vicepresidente del Parlamento europeo Eva Kaili (anche lei incarcerata per lo scandalo Qatargate). Giorgi ha lasciato il carcere di Saint-Gilles lo scorso 9 maggio. Non è stato un rilascio senza condizioni, nella sua abitazione di Bruxelles sta scontando i domiciliari, sottoposto al regime del braccialetto elettronico

EVA KAILI: TORNA A LAVORO NEL PARLAMENTO EUROPEO DOPO L’ARRESTO PER IL QATARGATE

Eva Kaili, ex vicepresidente del Parlamento Europeo, ha trascorso quattro mesi nel carcere di Haren, alle porte di Bruxelles. A Eva Kaili è stato contestato di essere intervenuta a difesa degli interessi del Qatar, avendo incontrato il ministro del Lavoro del governo di Doha. L’ex vicepresidente dell’Eurocamera ha confessato di conoscere le attività illecite di Panzeri. “Conoscevo le attività di Mr. Panzeri. E sapevo che a casa mia c’erano valigie piene di soldi – ha detto l’europarlamentare -. Ho tentato di avvertire Panzeri e due eurodeputati coinvolti nell’inchiesta”.

A far scattare la flagranza di reato è stato il ritrovamento, nella sua abitazione di valigie con 600mila euro in banconote da 50 euro. La polizia soprese il padre della donna in procinto di fuggire con le valigie. La donna ha riacquistato la libertà, con condizioni, lo scorso 25 maggio. Kaili è tornata anche nella sede brussellese dell’europarlamento e ha ripreso il suo lavoro.

TALAMANCA, IL DIRETTORE DI NO PEACE WITHOUT JUSTICE INCARCERATO PER DUE MESI

Nicolò Talamanca, segretario generale dell’associazione No Peace Without Justice, è stato arrestato insieme ad Antonio Panzeri, Francesco Giorgi, Eva Kaili e Luca Visentini. Il direttore dell’associazione, fondata da Emma Bonino nel 1993 per la tutela dei diritti umani, ha trascorso due mesi in carcere prima che, lo scorso 3 febbraio 2023, la sua posizione venisse archiviata e lui fosse rilasciato senza condizioni.

Secondo Talamanca la conseguenza più immediata del suo arresto è stato il discredito ricaduto sulle attività di No Peace Without Justice. “Se l’obiettivo è quello di danneggiare il lavoro per i diritti umani, l’obiettivo non ha bisogno di una condanna – ha detto Talamanca a Eunews -. L’obiettivo è già raggiunto, il lavoro è già danneggiato”. Il rilascio senza condizioni ha permesso a No peace without justice di essere riammessa al registro delle ong dell’ue. Tuttavia, il danno agli operatori del suo settore è stato ingente. “Perché dal sequestro giudiziario di parte dei fondi dell’ong consegue l’impatto sul resto del team di nopeace – dice Talamanca -, attivisti che hanno dedicato la loro vita e professionalità ai diritti umani, e soprattutto sui nostri partner sul campo, che vivono in luoghi dove la democrazia e i diritti umani sono un miraggio”.

ANDREA COZZOLINO: 4 MESI A POGGIOREALE

Il 16 gennaio la procura belga fa partire una procedura d’urgenza per la revoca dell’immunità ai parlamentari Andrea Cozzolino (PD) e Marc Tarabella. Un mandato di cattura internazionale lo conduce, il 10 febbraio 2023, nel carcere di Poggioreale, a Napoli. Secondo le accuse mosse dalla procura belga Cozzolino, per molto tempo presidente della delegazione per i rapporti con i paesi del Maghreb e le commissioni parlamentari miste Ue-Marocco dell’eurocamera, avrebbe ricevuto soldi e regali dall’ambasciatore del Marocco in Polonia in cambio di una politica favorevole a quei Paesi nel Parlamento europeo.

A fare il nome di Andrea Cozzolino era stato il suo assistente, Francesco Giorgi e compagno di Eva Kaili. Dopo quattro mesi ai domiciliari, il 15 giugno viene revocato il mandato d’arresto europeo, la Corte d’Appello di Napoli revoca gli arresti, posto in stato di fermo appena arrivato a Bruxelles viene interrogato e rilasciato due giorni più tardi.

MARC TARABELLA: “IO, TRADITO DA PANZERI”

Marc Tarabelle, europarlamentare belga di origini italiane, è stato arrestato lo scorso 10 febbraio nell’ambito del Qatargate. Il parlamentare europeo di Articolo Uno, vicepresidente della Delegazione per le relazioni con la penisola araba (DARP) del Parlamento europeo (Pe), è stato tirato in ballo da Antonio Panzeri, che ha dichiarato agli inquirenti di aver pagato 120.000 euro in contanti a Tarabella e di aver ricevuto “regali” dal Qatar. Tarabella è stato rilasciato con condizioni e braccialetto elettronico lo scorso 9 maggio. “Tutto questo è accaduto sulla base delle parole di un uomo che avrebbe ammesso di essere a capo di un’organizzazione criminale e che ha fatto il mio nome soltanto per scaricare le responsabilità – ha detto Tarabella -. Tutti siamo stati delusi almeno una volta da un amico che ci ha mentito”.

IL QATARGATE RISCHIA DI SVANIRE? LA VERIFICA SULLE INDAGINI DEL GIUDICE CLAISE

La giustizia belga sta ora conducendo un’indagine sull’istruttoria condotta dal giudice Michel Claise, una verifica delle indagini preliminari dell’inchiesta. Secondo le difese degli indagati, i magistrati di Bruxelles avrebbero violato i diritti degli europarlamentari coinvolti. Tra l’altro Michel Claise si è dovuto dimettere per un conflitto di interessi tra suo figlio e quello dell’eurodeputata Maria Arena (molto vicina a Panzeri), co-azionisti di una società di cannabis legale.

A domandare che venissero condotti accertamenti sono stati i legali dell’ex vicepresidente del Parlamento europeo, Eva Kaili, che contestano la violazione dei suoi diritti umani e sostengono che i servizi segreti, polizia e magistrati avrebbero indagato su di lei senza avere elementi di accusa già a partire dal 2021, violando l’immunità parlamentare garantita dalla legge.

Il quotidiano belga La Libre rivela inoltre che le indagini sarebbero state avviate dai servizi segreti belgi con l’ipotesi che si trattasse di un caso di frode fiscale. L’informazione è stata poi trasmessa alla magistratura ordinaria belga che, al contrario, ha qualificato l’intera vicenda come corruzione, preferendo non trasmettere il dossier alla Procura europea, preposta a indagare i reati che ledono al bilancio dell’Ue. “Per i belgi la vicenda era troppo bella per poterla condividere o lasciare alle autorità giudiziarie europee”, scrive La Libre, citando fonti qualificate. La Procura europea, si legge nell’approfondimento online, era “furiosa” per l’accaduto, ma per la giustizia belga “era una pubblicità da sogno, solo che” il caso “è stato gestito a casaccio” e ora, dopo il passo indietro di Claise per sospetto conflitto d’interessi e il prossimo addio anche del procuratore federale Raphael Malagini, “nessuno vuole più assumersi la responsabilita’ ” di occuparsene.

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