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Zelensky

Ucraina, perché l’invio di soldati a Kiev divide l’Europa

L’invio di soldati a Kiev non è più un’ipotesi fuori dal tavolo delle trattative. Le indiscrezioni, le intercettazioni e le parole chiare del Presidente Macron 

Cade il tabù dell’invio di soldati europei a Kiev, sul suolo ucraino. Il presidente della Francia Emmanuel Macron, in un’intervista a L’Economist, ha confermato la sua apertura a mandare soldati francesi in Ucraina. Cade, al momento solo nelle dichiarazioni, il tabù dell’invio di militari europei boots on the ground nel teatro di guerra ucraino.  “La Francia è un Paese che ha condotto interventi militari, anche di recente – ha detto Macron al settimanale inglese -. Abbiamo inviato migliaia di uomini nel Sahel per lottare contro il terrorismo che ci minacciava. Se i russi dovessero penetrare oltre la linea del fronte, se ci fosse una richiesta dell’Ucraina, per ora non è questo il caso, sarebbe legittimo porsi la questione. E dunque penso che scartarla a priori significa non trarre alcun insegnamento dagli ultimi due anni”. È da tempo ormai che il presidente francese rilascia dichiarazioni tese ad accreditarsi alla testa della nuova stagione europea che, molto lentamente, si sta aprendo.

L’UE DA SOGGETTO POLITICO ED ECONOMICO A SOGGETTO MILITARE

Una stagione che potrebbe vedere l’Europa diventare non solo un soggetto economico ma anche militare. Proprio oggi, tra l’altro, l’Ue ha raggiunto un accordo sull’uso degli extraprofitti dei beni russi congelati: il 90% sarà destinato a fornire armamenti a Kiev.

SE LA RUSSIA VUOLE ANDARE PIÙ A OCCIDENTE DELL’UCRAINA VA FERMATA, PAROLA DI MONTI

Le parole di Macron hanno incontrato quelle dell’ex premier italiano Mario Monti. “Io credo che a un certo punto potrà essere necessario – ha detto Monti -. Credo anche che, più che mandare uomini a combattere là, come dice Macron, serva intensificare ulteriormente il sostegno finanziario e con armamenti. Se pensiamo che la Russia possa davvero andare anche più ad occidente dell’Ucraina, se queste sono le sue intenzioni, è chiaro che va fermata”. Esternazioni che hanno incontrato la risposta dura del viceministro Matteo Salvini, “Macron e Monti vanno curati”, e quella pacata del ministro degli esteri Antonio Tajani. “Noi non invieremo alcun soldato italiano a combattere contro i russi in Ucraina – ha detto il titolare della Farnesina -: non siamo in guerra con la Federazione russa, difendiamo soltanto il diritto dell’Ucraina a essere un paese libero e condanniamo l’invasione da parte della Russia”.

LITUANIA: PRONTA ALL’INVIO DI SOLDATI A KIEV

Le parole di Macron non hanno stimolato solo le esternazioni dell’ex capo del governo italiano. Comprensibilmente preoccupata dall’aggressività russa la premier lituana, Ingrida Simonyte, in un’intervista al Financial Times, si è detta disponibile a inviare truppe lituane in Ucraina in missione di addestramento. “Se pensassimo solo alla risposta russa, non potremmo inviare nulla”, ha spiegato Simonyte sottolineando di avere il sostegno parlamentare.

SOLDATI A KIEV: LE INTERCETTAZIONI TEDESCHE E LE DICHIARAZIONI POLACCHE

Le aperture esplicite arrivano dopo mesi di indiscrezioni lasciate filtrare sui mezzi di informazione. A marzo Russia Today ha scritto che il capo dell’Aeronautica tedesca Ingo Gerhartz, in una conversazione intercettata con alcuni suoi collaboratori, ha parlato della consegna di missili a lungo raggio Taurus all’Ucraina e ha citato la presenza di soldati britannici, statunitensi e francesi in Ucraina, ufficialmente negata da Londra, Washington e Parigi, per supportare le forze di Kiev nell’utilizzo dei sistemi d’arma occidentali. Il ministro degli esteri polacco Radoslaw Sikorski ha fatto di più. Ha dichiarato che militari della Nato sarebbero “già presenti” in Ucraina, non tra le truppe schierate in combattimento ma tra gli istruttori e “specialisti”.

KIEV NON HA CHIESTO L’INVIO DI SOLDATI NATO A KIEV

Le parole di Macron e dell’ex Premier italiano Mario Monti non rispondono a una domanda di Zelensky. “La Nato non ha intenzione di schierare forze in Ucraina – ha detto il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, ieri a Roma per incontrare la premier Giorgia Meloni -. Quando ho visitato l’Ucraina la scorsa settimana gli ucraini non hanno chiesto truppe Nato in Ucraina, quello che hanno chiesto è più supporto”.

KIEV A CORTO DI SOLDATI: APRE AL RECLUTAMENTO DI DETENUTI

Dal canto suo, l’Ucraina si ritrova a corto di uomini. I deputati ucraini hanno approvato un disegno di legge che permette ad alcune categorie di detenuti di combattere al fronte in cambio di un’amnistia, in un momento in cui Kiev cerca di mobilitare più soldati possibili contro la Russia. La misura, come scritto dalla deputata Olena Shuliak, dello stesso partito del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, sarà su base volontaria e riguarderà solo i detenuti che non stanno scontando condanne per crimini gravi. Esclusi sono i crimini di omicidio, violenza sessuale o violazioni della sicurezza nazionale.

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