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Perché conta poco il voto dell’Onu contro la Russia

Onu Condanna La Russia

Anche un italiano ingenuo o di media cultura potrebbe oggi tirare un sospiro di sollievo leggendo sulle prime pagine dei maggiori giornali italiani della condanna della Russia

Non dico un marziano tornato a Villa Borghese come ai tempi di Ennio Flaiano, col traduttore questa volta incorporato negli occhi, ma anche un italiano ingenuo o di media cultura, che prenda alla lettera la denominazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, con tanto di sede a New York, cui partecipano 193 Paesi di cui solo due -il Venezuela e il Libano- esclusi dal voto per morosità, potrebbe oggi tirare un sospiro di sollievo leggendo sulle prime pagine dei maggiori giornali italiani della condanna della Russia, la terza in un anno, per la guerra in Ucraina.

Hanno votato in 141 contro Putin, invitato in una risoluzione proposta da 75 Paesi, fra i quali l’Italia, a sgomberare i territori occupati e a smetterla di bombardare, distruggere e uccidere, in soli 7 a favore, a cominciare naturalmente dalla Russia per proseguire con il Mali, la Siria, Bielorussia, Eritrea, Nicaragua e Corea del Nord, e 32 astenuti, fra i quali l’India e la Cina.  Col cui ambasciatore a Roma Beppe Grillo deve essersi complimentato in anticipo andandolo a trovare festosamente con un pallone bianco in mano, evocativo di quello-spia di Pechino abbattuto dai soliti, permalosi americani.

Il marziano, giustificato in quanto tale, e l’italiano di cultura e informazione -temo- corrente non sanno che la costosa, anzi costosissima assemblea generale delle Nazioni Unite può tornare a votare all’infinito e inutilmente contro la Russia. Che nel Consiglio di Sicurezza dispone del famoso diritto di veto per impedire che una risoluzione di condanna si traduca in un intervento dei cosiddetti caschi blu spediti, con tutti gli armamenti necessari, in soccorso di Zelensky: “il signore”, come lo chiama Silvio Berlusconi in Italia, che ha provocato Putin tanto da fargli perdere la testa, o il Signore con la maiuscola che il solito Fatto Quotidiano, una volta tanto d’accordo col pregiudicato, puttaniere e altri insulti vari riservati all’ex premier, ha sfottuto oggi in una vignetta come un emulo di Gesù -Gesunsky appunto- che “cammina sulle democrazie” come quello vero faceva sulle acque. E già è tanto che il vignettista  Riccardo Mannelli non lo abbia immaginato impegnato anche a fare la pipì o la cacca sulle democrazie fra le quali si è arbitrariamente iscritto, essendo in realtà quello che Putin e soci indicano come erede e imitatore, da comico, di Hitler.

Resta da capire, volendo essere franco sino in fondo, e refrattario al conformismo e alla retorica cui non è riuscito a sottrarsi nessuno dei tanti governi succedutisi nella storia della Repubblica italiana, di conduzione ora anche e finalmente femminile, per quale dannato motivo dobbiamo spendere tanti soldi per mantenere questa organizzazione internazionale utile a fare sparare ogni tanto inutili titoli come quelli di oggi sul Corriere della Sera e sulla Stampa: rispettivamente “l’Onu vota il ritiro di  Mosca” e “L’Onu chiede il ritiro dei russi”, fra un bombardamento e l’altro.

TUTTI I GRAFFI DI DAMATO

 

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