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Che cos’è il cuneo fiscale?

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Secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, l’Italia è frenata proprio dal cuneo fiscale: da anni un po’ tutti i partiti hanno proposto di tagliarlo, e qualcosa in effetti si è fatto, ma cos’è?

Per l’Italia è “fondamentale” la riforma fiscale perché “ha il quinto cuneo fiscale più alto dell’OCSE e questo non incoraggia il lavoro in un paese in cui il lavoro dipendente rappresenta il 57% della popolazione attiva” contro il “67% del resto dell’Ocse”. Così Catherine MacLeod, rappresentante dell’Ocse, davanti alla commissione Bilancio del Senato. Il “governo ha riconosciuto” questo problema e ridotto il cuneo “soprattutto per giovani e donne” e per il “Sud”. Ma una “riduzione permanente del cuneo fiscale sarebbe importante soprattutto per quanto riguarda le donne”. Già, ma che cos’è il cuneo fiscale?

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Si parla da anni della necessità di tagliarlo. Dovrebbe essere una battaglia cara al centrodestra, visto che è vicina alle istanze degli industriali, ma ne ha parlato per lo più il centrosinistra, dove c’è stato chi (Pierluigi Bersani), giocando la propria campagna elettorale proprio su questo tema, ha perso le elezioni, a favore di chi (Silvio Berlusconi) prometteva invece la cancellazione della tassa della prima casa, qualcosa che è sicuramente più facile da comprendere da parte dell’elettorato, che in massima parte si interroga ancora su cos’è il cuneo fiscale.

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E ora tra gli economisti che chi (Carlo Cottarelli) auspica proprio una patrimoniale sulla prima casa per procedere col taglio del cuneo: lo ha dichiarato nell’ultima puntata di diMartedì, talk show politico di La7.

COS’È IL CUNEO FISCALE

Il cuneo fiscale è la differenza tra costo del lavoro per i datori di lavoro e stipendio netto, strettamente connesso al sistema fiscale e contributivo di ogni Paese. Il cuneo fiscale è in parte a carico del datore di lavoro e in parte del lavoratore. Sono tre le voci che caratterizzano l’importo lordo in busta paga: stipendio netto, imposte all’Erario e contributi all’ente previdenziale. Il lavoratore tende ormai a farci poco caso, perché per lui il lordo è solo un importo virtuale, ma quei soldi sono veri ed è appunto quanto, in massima parte il datore di lavoro, sborsa davvero ogni mese.

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Il taglio del cuneo fiscale, introdotto dal decreto  legge n. 3 del 5 febbraio 2020, ha previsto l’intervento in due diverse modalità:
· credito IRPEF in busta paga per i redditi fino a 28mila euro;
· detrazioni fiscali per i redditi da 28.000 a 40.000 euro.

La legge di Bilancio 2021 ha reso strutturale il taglio del cuneo fiscale con l’ulteriore detrazione fiscale per i redditi fino a 40mila euro, introdotta a partire dal secondo semestre 2020 in sostituzione del già strutturale bonus IRPEF. Il decreto n. 3/2020 ha previsto, a partire dal 1° luglio 2020, un’integrazione per la platea che già beneficiava del cosiddetto bonus Renzi (gli 80 euro di sconto sull’IRPEF), con un ulteriore incremento di 120 euro in 6 mesi, da sommare ai 480 euro che già riceveva.

TAGLIARE IL CUNEO FISCALE?

Non bisogna essere fiscalisti per comprendere che, intervenendo sulle tasse sul lavoro al fine di ridurle, aumenta non solo la propensione all’acquisto degli italiani, dato che i dipendenti si ritrovano più soldi in busta paga, ma anche all’assunzione da parte dei datori di lavoro. Ecco perché sarebbe bene seguire gli avvertimenti lanciati a più riprese (non ultimo 24 ore fa), dall’OCSE.

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