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Fontana ha detto “Aria”. Tutti gli inciampi del sistema lombardo

Aria

Azzerati i vertici del colosso pubblico Aria SpA. Voluto e progettato dal centrodestra, è stato liquidato in poche ore da Letizia Moratti, Matteo Salvini e Attilio Fontana. Tutti i disservizi (e le inchieste) che lo hanno coinvolto, dallo scoppio della pandemia a oggi

Ai tempi di Roberto Formigoni, quando iniziarono a emergere le notizie di reato, in molti nel centrodestra dissero a denti stretti: “E allora? Non sarà stato un sistema esente da critiche, ma il modello sanitario lombardo almeno è perfetto. Quante altre Regioni possono dire la stessa cosa?”

Alla prova della pandemia, però, la sanità lombarda non è poi risultata così perfetta. Anzi. Nemmeno il carrozzone di partecipate a essa collegata si è rivelato infallibile. Su tutte, Aria, la società da circa 600 dipendenti nata, nelle intenzioni, per risparmiare soldi pubblici ottimizzando quanto fatto prima da più realtà partecipate ma di fatto finendo per essere l’esatta somma aritmetica delle realtà di cui ha preso il posto.

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Aria S.p.A. nasce il 1° luglio 2019 dalla fusione delle 3 società di Regione Lombardia a totale partecipazione pubblica:  Lombardia Informatica, Infrastrutture Lombarde e Arca Lombardia, centrale acquisti della Regione. Sul mal funzionamento delle tre si potrebbero scrivere libri; averle fuse in un unico super soggetto non le ha rese improvvisamente perfette. E ora questo super accrocco di partecipate imbarazza un po’ tutti.  L’opposizione rimarca che Aria è stata “voluta dal presidente Fontana e dall’assessore al Welfare Moratti, costata 20 milioni di euro”, come ha ricordato il consigliere regionale del Pd, Matteo Piloni, eletto in provincia di Cremona.

Ha scritto il Corriere della Sera: Aria è nata su decisione del governatore Attilio Fontana e Davide Caparini, allora e tuttora assessore al Bilancio con delega alle Partecipate. Per la presidenza era stato scelto Francesco Ferri, di area Forza Italia, e come direttore generale Filippo Bongiovanni, “vicino a Fontana e quindi alla Lega”. Ma ora Matteo Salvini se ne è già smarcato:  “Se qualcosa non funziona, si cambia e si migliora”, ha detto il senatore milanese paragonando la vicenda a quella che ha portato alla sostituzione, su scala nazionale, del commissario all’Emergenza Covid-19 Domenico Arcuri e ribadendo che a breve la Regione si affiderà al sistema informatico di Poste Italiane.

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Un gesto che non deve essere piaciuto troppo a Fontana, rimasto solo a levare le castagne dal fuoco, ma che ha anche di fatto aperto la strada alla sostituzione dei vertici, e infatti appena il leader leghista ha mollato i vertici della società, le teste hanno iniziato a cadere. Poche ore prima pure Moratti aveva tuonato contro la gestione delle prenotazioni dei vaccini da parte di Aria. L’incidente in quel di Cremona ha solo accelerato tutto, ma il destino era in realtà segnato da tempo e l’arrivo di Poste Italiane, visti tutti gli incidenti sulle prenotazioni occorsi agli over-80, già stato deciso.

Di Aria i giornali avevano iniziato a occuparsi appena la pandemia è esplosa, prima per via dell’affaire dei camici che ha coinvolto il presidente di Regione Attilio Fontana con l’accusa di frode in forniture pubbliche, essendosi rivolto direttamente all’azienda del cognato. Il direttore generale di Aria, Filippo Bongiovanni, era stato così sostituito in quanto indagato nella vicenda dell’appalto dei camici, sostituito da Lorenzo Gubian, della Azienda Zero del Veneto.

 

Poi Aria era finita nuovamente sui media, e pure nel registro degli indagati, per i bandi andati deserti o dichiarati nulli per i vaccini antinfluenzali (l’indagine è stata archiviata) e nuovamente per la vicenda dei test sierologici che aveva visto Aria procedere con affidamento diretto alla società Diasorin, scelta contestata dalla concorrente TechnoGenetics, che ha fatto un esposto in procura di Milano e un ricorso al Tar e all’Autorità garante della concorrenza e del mercato. Quindi i numerosi incidenti col sistema di prenotazioni dei vaccini anti Covid e la capitolazione dei vertici ieri. Un gesto politico inevitabile, ora però bisognerà capire cosa fare con l’intero carrozzone e se ha ancora un senso tenerlo in piedi.

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