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Micromobilità elettrica, come procede la sperimentazione in Italia

L’articolo di Giulia Palocci per i-Com sulle novità della sperimentazione della micromobilità elettrica in Italia

È iniziato ufficialmente il periodo di sperimentazione della micromobilità elettrica. A partire da sabato 27 luglio monopattini elettrici, monowheelsegwayhoverboard e veicoli elettrici simili potranno muoversi legalmente per le strade dei comuni che decideranno di partecipare a questo primo test. Le regole per queste nuove forme di mobilità sono contenute nel decreto ministeriale numero 229 del 2019firmato il 4 giugno scorso ed entrato in vigore lo scorso sabato. Una prima regolamentazione che arriva in un momento di fermento per il mercato dei veicoli elettrici in crescita sotto il profilo industriale e nelle preferenze dei consumatori. Ma cosa prevede la disciplina varata? E’ veramente sufficiente a regolamentare una volta per tutte il settore? E qual è il ruolo delle amministrazioni locali?

PERCHÉ LA REGOLAMENTAZIONE

Dalla possibilità di circolare legalmente in aree pubbliche alle caratteristiche tecniche, dai limiti di velocità e quelli di età. Sono questi alcuni elementi contenuti nel decreto del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli che prova a fornire una prima regolamentazione della micromobilità. Vista la crescente richiesta di mezzi di trasporto di ultima generazione e il contributo notevole che le nuove forme di mobilità offrono al trasporto urbano sostenibile, da oltre un anno è in corso un vivace dibattito sulla sua regolamentazione. Il decreto è un primo passo. In realtà non si tratta di una vera e propria disciplina in materia, ma piuttosto di una sperimentazione della durata massima di ventiquattro mesi (come previsto dalla legge di Bilancio per il 2019, la numero 145 del 2018, articolo 1, comma 102) che riguarda mezzi di trasporto fino a questo momento neppure contemplati dal Codice della strada, e dunque vietati.

LE NOVITÀ

Ma cosa prevede il decreto? Innanzitutto il provvedimento non autorizza l’automatica circolazione: sarà possibile utilizzare i veicoli su determinati tratti urbani come aree e percorsi pedonali, piste ciclabili, corsie riservate e nelle cosiddette “zone 30“, in cui non è consentito sforare il limite massimo di trenta chilometri orari. I veicoli interessati dovranno avere un motore elettrico con potenza nominale massima non superiore a 500 Watt, dovranno essere dotati di un sensore acustico e non potranno essere utilizzati da mezz’ora dopo il tramonto se sprovvisti di adeguata illuminazione (anteriore e posteriore). E non è tutto. I veicoli in grado di superare i venti chilometri all’ora dovranno essere dotati di un contachilometri e comunque non potranno andare a una velocità superiore ai sei chilometri orari nelle aree urbane. Il decreto impone vincoli anche sull’omologazione: i veicoli dovranno essere contrassegnati dal marchio CE che ne indica la conformità ai requisiti di sicurezza e salute previsti dall’Unione europea. Inoltre sarà vietato circolare su marciapiedi e carreggiate in cui il limite è superiore ai trenta chilometri orari. Non da ultimo, ne è vietato l’utilizzo da parte dei bambini.

MA È DAVVERO SUFFICIENTE?

La palla è passata così alle amministrazioni locali. Perché in fin dei conti non si è trattato di un vero e proprio via libera. Una volta aderito alla sperimentazione, i proprietari delle strade – quasi sempre i comuni – dovranno prima di tutto individuare i tratti di strada in cui sarà consentita la circolazione, per poi contrassegnarli con gli appositi cartelli stradali. Il problema è l’effettiva copertura di tutte le aree con la segnaletica adeguata. Il decreto non dà vita a una regolamentazione. Anzi, rende impossibile, o almeno difficile, intuire quando la micromobilità sarà effettivamente una realtà in ogni città italiana. Tra i primi comuni a cogliere l’opportunità c’è Milano, che già a partire dal 29 luglio ha annunciato la sua adesione al progetto. “I monopattini e gli altri micromezzi elettrici, al pari delle biciclette, contribuiscono a migliorare la qualità della mobilità urbana, a patto però che vengano presi sul serio da chi li usa“, ha dichiarato l’assessore alla Mobilità del capoluogo lombardo Marco Granelli. Che ha poi messo in guardia sulla serietà della questione: “Non sono giocattoli e la strada non è una giostra, per questo siamo stati chiari nel definire gli ambiti dove possono circolare al fine di garantire la sicurezza di tutti“. In prima fila per la mobilità elettrica anche Torino, Rimini e Cattolica, dove si è recato il ministro Toninelli per la conferenza stampa di inizio della fase di sperimentazione.

I NUMERI DELLA MICROBILITÀ

Nel 2018 le vendite delle cosiddette “e-bike” o “pedelec“, letteralmente “pedal electric bike“, sono aumentate del 16,8% rispetto all’anno precedente. Un dato più che positivo se confrontato con i numeri registrati nel settore delle biciclette tradizionali in Europa, le cui vendite sono diminuite di oltre sette punti percentuali tra il 2017 e il 2018. Un’ondata di ottimismo che si ripercuote anche nel settore della micromobilità, in forte crescita in tutto il Vecchio continente. Basti pensare che, in base ai dati contenuti nel rapporto sull’innovazione energetica dell’Istituto per la Competitività (I-Com) dal titolo “Il rebus della transizione. L’innovazione energetica, chiave dello sviluppo” (disponibile qui), solo in Francia nel 2018 sono stati venduti oltre 230.000 monopattini elettrici in più rispetto all’anno precedente, con una crescita del 129%.

 

Articolo pubblicato su i-Com.it

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