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Dl Asset, non solo extraprofitti e banche. Tutti i dossier aperti

Tassa Banche Dl Asset

Dopo i dubbi di incostituzionalità espressi dall’Abi sulla tassa alle banche, poco fa la Bce ha diramato una nota per esprimere cautela: “crea un quadro fiscale incerto”. L’opposizione intanto attacca sul dossier Tim

Il decreto legge denominato Asset (DL 104/2023 recante disposizioni urgenti a tutela degli utenti, in materia di attività economiche e finanziarie e investimenti strategici – DDL 854/S) approvato a inizio agosto riparte con la formula della macedonia. Perché ingloba tanti dossier, uno più delicato dell’altro.

LA TASSA SULLE BANCHE DIVIDE

Cominciamo dalla partita più delicata, non certo l’unica, quella della tassazione degli extraprofitti delle banche. Voluta dal ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti, difesa dal ministro ai Trasporti e vicepremier Matteo Salvini, prevede che venga applicata un’imposta straordinaria eccezionale una tantum con un’aliquota del 40% sull’incremento del margine di interesse registrato lo scorso anno (2022), oltre il 5% di quanto ottenuto nel 2021. Nel 2023, invece, questa percentuale sale al 10% sul margine di dodici mesi fa.  “Il prelievo straordinario e una tantum non può superare la soglia dello 0,1% del totale dell’attivo”, ricorda Patuelli sul Corriere della Sera.

Da qui la richiesta dell’associazione dei bancari (Abi), guidata da Giovanni Sabatini. Come raccontato stamani su questo giornale, “in audizione ieri in commissione al Senato sul Dl Asset, in una sede istituzionale, l’Abi attraverso il suo direttore generale Giovanni Sabatini ha manifestato tutto il proprio dissenso sulla misura sia nella forma che nella sostanza”.

Per Sabatini l’imposta presenta possibili profili di “incostituzionalità” e “incompatibilità con la disciplina comunitaria”. Di più: “Non ci sono extraprofitti, le banche sono in concorrenza. La penalizzazione danneggerebbe l’economia”. Infine le proposte per modificare la norma, a partire dalla sua deducibilità ai fini Ires e Irap e l’esclusione “dal computo dell’imposta gli effetti reddituali e patrimoniali dei titoli sovrani”.

LA NOTA DELLA BCE

Poco fa, inoltre, anche la Bce ha espresso il suo parere sulla questione. Come riportato dalle agenzie: “Occorre prestare cautela per garantire che l’imposta straordinaria non incida sulla capacità dei singoli enti creditizi di costituire solide basi patrimoniali e di effettuare adeguati accantonamenti per maggiori svalutazioni e un deterioramento della qualità creditizia”.

Per la Banca centrale europea, “limitare la capacità degli enti creditizi di mantenere posizioni patrimoniali adeguate o di costituire con prudenza accantonamenti nel contesto di una
possibile flessione della qualità creditizia potrebbe mettere a repentaglio una regolare trasmissione delle misure di politica monetaria”.

Come riportato dall’Ansa, Il decreto-legge sulla tassa sugli extraprofitti delle banche “prevede che l’imposta straordinaria abbia natura di una tantum. A tale riguardo la Bce ha raccomandato in precedenza che è necessaria una chiara separazione tra la natura straordinaria dei proventi e le risorse di bilancio generali di un governo per evitarne l’uso a fini generali di risanamento di bilancio”: lo scrive la Bce nel parere legale sulla tassa”.

Infine, sempre dal monito della Bce: “L’imposta straordinaria può rendere più costoso per le banche attrarre nuovo capitale azionario”,in quanto gli investitori “potrebbero avere meno interesse a investire” in banche italiane “che hanno prospettive più incerte. La sua natura retroattiva può alimentare la percezione di un quadro fiscale incerto e dar luogo a un ampio
contenzioso, creando problemi di incertezza giuridica”.

LA QUESTIONE-ZAVORRA SUPERBONUS

Un altro fronte aperto riguarda il superbonus. Una zavorra che questo governo vuole disfare e che, secondo le stime dell’Upb (Ufficio parlamentare di bilancio) raccontate da Federico Fubini sul Corriere della Sera, “a differenza di quanto prevedeva Fraccaro nel 2020, quando annunciava pannelli sui tetti di “tutti gli italiani”, alla fine del mese scorso il Superbonus sembra aver raggiunto il 3,5% degli edifici italiani: appena 425 mila dei 12,1 milioni di edifici censiti dall’Istat”.

Ma soprattutto, “Poiché il credito d’imposta si giustifica solo con il miglioramento di almeno due classi energetiche, pari un calo medio dei consumi del 30%, si può stimare che il risparmio della bolletta energetica generato da una spesa di 86 miliardi di euro sia di circa mezzo miliardo all’anno: il consumo di energia delle famiglie quest’anno varrà infatti circa 50 miliardi. Di questo passo rientreremmo dunque nei costi tra un po’ più di un secolo e mezzo (se solo le tecnologie adottate potessero durare fino ad allora).

IL PARERE DELL’ANCE SULLA CESSIONE DEI CREDITI

Sulla questione incagliata della cessione del credito, l’Ance (l’associazione nazionale dei costruttori edili) ha posto l’accento sulla “necessità di trovare soluzioni efficaci al blocco della cessione del credito che sta determinando forti criticità sotto il profilo sociale e avendo conseguenze dirette su moltissime famiglie proprietarie delle abitazioni oggetto di riqualificazione.

Secondo il parere dell’associazione emerso in audizione al Senato ieri, “è quindi indispensabile riaprire rapidamente l’acquisto dei crediti da parte delle società partecipate dallo Stato ed assicurare una proroga di almeno 6 mesi del Superbonus per gli interventi sui condomini già avviati al 17 febbraio 2023 (per i quali operano ancora la cessione del credito e lo sconto in fattura), a condizione che, al 31 dicembre 2023, siano stati effettuati lavori per almeno il 30% dell’intervento complessivo”.

DENTRO ANCHE IL DOSSIER TIM

Spostandoci sulla partita di Tim, invece, ieri dal Pd tramite Francesco Boccia è arrivata una critica per l’inglobamento del dossier nel Dl Asset. Che quindi assume, come detto in apertura, le sembianze di un provvedimento-macedonia. Tecnicamente, un decreto omnibus.

Il governo, come raccontato da Start Magazine il 29 agosto, “ha approvato l’ingresso nella società della rete, la cosiddetta Netco che verrà scorporata da Tim. Il Consiglio dei ministri ha approvato ieri [il 28 agosto, ndr] quindi un decreto legge per trovare la copertura per l’investimento. Poi è stato approvato anche un Dpcm su proposta del Mef e del Mimit che autorizza a partecipare all’offerta di acquisto fino a un massimo del 20% della società che fa capo a Tim, assieme al fondo Kkr e altri soggetti nazionali”.

“E’ inaccettabile che si riprenda dopo la pausa estiva con le vecchie pratiche che tutti abbiamo criticato. Chiedevamo di cambiare il modello dei nostri lavori”, ha affermato Boccia ieri al Senato. “Nel merito non capiamo perché ci sia stata la necessita’ di varare un decreto, non ne capiamo le necessità d’urgenza. La verità è che nel decreto Tim si stanziano 2 miliardi e mezzo ma nessuno sa da dove vengono, e la relazione tecnica non lo chiarisce, e si vuole impedire al Parlamento e all’opposizione di discutere nel merito. Non è possibile che questo sia il modo di legiferare, e mi chiedo cosa succederà in sede di approvazione della manovra di bilancio.

Chiediamo che l’emendamento Dl Tim venga ritirato dal Governo e chiediamo si discuta di Tim in Senato con un confronto approfondito sulle scelte di politica industriale. Vogliamo che il Mef ci dica a cosa servono quelle risorse e che il ministero dello Sviluppo economico ci dica quali sono le scelte di politica economica per quel comparto”.

VOLI E TAXI, LE (NON) NOVITA’

Infine, per le questioni più dibattute del decreto, c’è la doppia vicenda  caro voli e licenze taxi. Sulla prima, il ministro delle Imprese e Made in Italy Adolfo Urso aveva detto che “sarà stabilito un tetto massimo per nuove gare dei servizi pubblici per le isole. Per quello che è già vigente noi abbiamo determinato che abbiamo individuato nell’algoritmo che di fatto realizza una sorta di asta dei voli che consente la proliferazione dell’utente, che siano dichiarati prassi commerciale scorretta se porta pregiudizio per l’utente. Questo nel caso dei voli per le isole e nel caso vi siano situazioni emergenziali come l’alluvione in Emilia Romagna”.

Sui taxi, invece, l’esperto Andrea Giuricin ha spiegato a Policy Maker che la parziale estensione di nuove licenze è un passo ma non certo risolutivo né definitivo. “Non è una riforma perché non cambia radicalmente il settore. Sicuramente l’aumento delle licenze non è negativo ma rimane solo un passo. I problemi rimangono”. Anche perché – spiega – “i comuni anche prima della mossa del governo potevano già aumentare il numero delle licenze, del 20-30-40%. Ma nessuno lo ha mai fatto”. E “vedremo se davvero arriveranno queste nuove licenze”.

GLI ALTRI DOSSIER DEL DECRETO: ALITALIA, AUTOSTRADE

Tra gli altri argomenti del decreto, che include anche modifiche alle intercettazioni giudiziarie e nuove strette contro i piromani e l’uso del Golden Power, i dossier più scottanti sono quello sui dipendenti della fu Alitalia e delle concessioni autostradali. La cigs per i lavoratori della vecchia compagnia di bandiera, infatti, viene prorogata fino al 31 ottobre 2024. In più, cambiano gli ammortizzatori con il tetto all’aumento del trattamento economico che passa dall’80% al 60%.

Per quanto riguarda il secondo punto, invece, nella conferenza stampa di presentazione del Dl se ne parlò così: “Si sopprime il controllo del Consiglio superiore dei lavori pubblici: la verifica della progettazione potrà essere affidata a organismi di controllo accreditati ai sensi della normativa europea. Ciò permetterà di realizzare, tra l’altro, opere come la A11, l’A14 , la A1, A 13, A14 , la Gronda di Genova e il passante di Bologna”.

 

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