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Vaccini, è caos siringhe: o non arrivano o sono sbagliate

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Locatelli (Css): “C’è bisogno di una accelerazione”. Partenza da diesel per il piano vaccinale italiano anche per colpa delle siringhe fantasma o non adatte

Il piano vaccinale di Domenico Arcuri rischia di essere azzoppato non solo dall’assenza del personale sanitario e di locali preposti alle vaccinazioni, ma anche di siringhe. Non si è ancora chiuso il caso delle “siringhe d’oro” comprate dal commissario straordinario all’emergenza Covid-19 e costate il doppio di quelle normali, con un aggravio di spesa di 1,7 milioni denunciato da Repubblica e già si apre quello delle siringhe fantasma, mai arrivate nei presidi territoriali e di quelle sbagliate.

 

E se Arcuri ha già fatto capire di non amare troppo il fatto di essere costretto ad affrontare con la stampa l’argomento delle siringhe più costose del normale (durante una conferenza ha infatti risposto a un giornalista: “Penso di avere, ma non aver voglia di divulgarle, comunicazioni a giustificare, ammesso che si debba giustificare, per quale strana ragione abbiamo comprato siringhe molto più performanti di altre”), ci si chiede come commenterà gli scivoloni di questi giorni.

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Perché le siringhe saranno pure “molto più performanti di altre”, ma in molti nosocomi non ce ne è affatto traccia. “C è bisogno di un periodo di accelerazione”, ha ammesso lo stesso presidente del Consiglio superiore di sanità (Css), Franco Locatelli, che poi ha provato a limitare la critica: “ma ricordiamo che l’Italia dopo la Germania è ora il secondo Paese in Europa per numero di vaccinazioni e ci sono nazioni che non hanno addirittura iniziato”.

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A BENEVENTO SOLO UNA VENTINA DI SIRINGHE

Il caso più clamoroso riguarda con ogni probabilità la Campania. “Oggi dall’ospedale di Benevento mi hanno fatto sapere che ci sono solo venti, trenta siringhe per effettuare le vaccinazioni anti-Covid. Ma si può andare avanti cosi’?”. È la denuncia fatta dal sindaco di Benevento, Clemente Mastella, intervenuto in mattinata alla trasmissione Omnibus su La7. “Di chi la colpa? Di Arcuri? Della Regione? Sono domande che al cittadino non interessano – ha detto l’ex Guardasigilli – la gente se ne f…e di sapere di chi è la colpa dinanzi a inefficienze così gravi. E la sfiducia nei confronti delle istituzioni cresce”.

PAVIA, VACCINAZIONI RALLENTATE PER SIRINGHE SBAGLIATE

E non si tratta del solito gap tra gli ospedali del Sud e del Nord. Ieri a Pavia sono state appena 189 le persone vaccinate contro il Covid perché sono arrivate un migliaio di siringhe sbagliate, da 5 ml anziché da 1. Lo riporta la Provincia Pavese spiegando che, per non interrompere le vaccinazioni che avvengono al Policlinico San Matteo e all’ospedale di Voghera e restare troppo indietro sulla tabella di marcia, si è attinto alle scorte nei magazzini. E infatti gli stessi ospedali hanno voluto precisare che al momento il disguido delle siringhe rappresenta un problema marginale.

ERRORI ANCHE A TORINO

Medesima partita sbagliata è stata recapitata anche a Torino, come riporta quest’oggi il principale quotidiano del Nord Ovest, La Stampa: “Un capitolo nel capitolo del vaccino è quello delle siringhe e degli aghi arrivati da Roma, in buona parte inadeguati alla bisogna: una doccia fredda per i manager delle Asl e i direttori sanitari degli ospedali. Il 27 dicembre, in occasione della prima fornitura di vaccini per il V-Day, dalla struttura commissariale che fa capo a Domenico Arcuri sono stati mandati aghi da 16 millimetri normalmente usati per le somministrazioni sottocutanee: peccato che il vaccino in questione presupponga la somministrazione per via intramuscolare con aghi da 25 millimetri. E uno”.

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“Poi – prosegue il quotidiano torinese – le siringhe. Per l’antidoto di Pfizer ne servono due: una da 3 millilitri per diluirlo e una da 1 millilitro per somministralo. Ebbene: le siringhe arrivate da Roma sono da 5 millilitri. «Serve la corretta graduazione delle dosi, non possiamo aspirare 0,3 millilitri con una siringa da 5», spiegano dal Mauriziano, che ha supplito con le proprie scorte. Più in generale, a Torino e in Piemonte gli ospedali hanno reagito bene: utilizzando prontamente il materiale “in house” e quello di cui si erano dotati per tempo”.

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