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Chi era Emanuele Macaluso, scomparso oggi all’età di 96 anni

Macaluso

All’età di 96 anni è scomparso il senatore Emanuele Macaluso. Volto storico del Pci e direttore de L’Unità dal 1982 al 1986.

Emanuele Macaluso era nato a Caltanissetta il 21 marzo 1924. Ha iniziato la sua carriera politica nel 1951 come deputato regionale siciliano del Partito comunista italiano (Pci). Si definiva membro della corrente ‘migliorista’ – ovvero quella riformista di cui faceva parte anche Giorgio Napolitano. È stato parlamentare per sette legislature, per quasi trent’anni, dal 1963 al 1992. Dopo che il Pci si sciolse, entrò nel Pds.

Macaluso è stato anche direttore de L’Unità dal 1982 al 1986. Per quindici anni, fino alla chiusura nel 2010, direttore del mensile Le ragioni del socialismo, ed editorialista de Il Riformista dal 2011 al 2012.

Il giornalista, politico, scrittore e sindacalista è morto questa notte a Roma all’Ospedale Gemelli. Era ricoverato per problemi cardiaci aggravati dai postumi di una caduta.

LA VITA

Emanuele Macaluso, nato a Caltanissetta il 21 marzo 1924, ha vissuto per quasi tutta la sua vita a Roma. Ha iniziato la sua carriera politica nel 1951 come deputato regionale siciliano del Partito comunista italiano (Pci).

A sedici anni si ammalò di tubercolosi e “gli diedero pochi mesi di vita”, si legge in un’intervista a Repubblica del 2014. Fu spedito nel sanatorio di Caltanissetta dove rimase per alcuni mesi vedendo solo suo padre che lo andava a trovare. Macaluso raccontò che un giorno gli si avvicinò il figlio del libraio della città e gli disse: “Conosco i tuoi sentimenti. Se vuoi ti posso collegare al Partito comunista”.

“Tutto intorno a me sapeva di morte, ogni giorno usciva una bara, io invece mi salvai. Avevo 17 anni, era il 1941, e fu così che per me inizia un’altra storia: un destino diverso da come fin là me l’ero aspettato”, ha ricordato Macaluso nell’intervista.

Alcune tragedie hanno segnato la sua vita. Una sua compagna, nel 1966, si uccise buttandosi da una finestra dopo che lui l’aveva lasciata. “Fu Alessandro Natta a darmi la notizia mentre ero a Firenze a preparare un congresso. Passai mesi d’inferno”, confessò a Repubblica. Poi c’è stata la tragedia del figlio, Pompeo, storico bravissimo, che se ne è andato prima di lui, a 65 anni, per un ictus.

La storia di Macaluso è segnata da grandi responsabilità pubbliche sin da giovanissimo: “Capo della Cgil siciliana a 23 anni, leader dei deputati regionali del Pci a 28, con cui ideò la controversa operazione Milazzo, parlamentare per sette legislature, direttore dell’Unità, amico personale di Napolitano, Berlinguer, Guttuso, Sciascia, Di Vittorio”.

L’IMPEGNO CIVILE

Nel dopoguerra Macaluso si era molto impegnato come sindacalista in Sicilia, avendo come avversari gli agrari legati a Cosa Nostra. “Queste esperienze – scrive il quotidiano romano – hanno rappresentato un deposito di conoscenze che hanno fatto di lui, in questi anni di crisi della politica, un vegliardo da interpellare spesso. […] Leggeva in continuazione. Perito minerario aveva avuto sempre un complesso d’inferiorità verso la cultura, un gap che aveva cercato di colmare divorando letteralmente tutti i classici. Per quelli della sua generazione la politica andava nutrita di studi, di libri. Fino all’ultimo ha girato per casa con un classico in mano”.

GLI INCONTRI

Macaluso negli anni del dopoguerra incontrò Palmiro Togliatti: “Passava per uomo freddo, ma era soprattutto timido”. Con lui fece un viaggio in treno fino a Mosca e Togliatti lo chiamò nella sua segreteria nel 1963. A Roma, anni dopo, divise la stanza di Botteghe Oscure, la sede del Pci, con Enrico Berlinguer. “Era capace di non pronunciare una sola parola per ore: io fui l’unico cui confidò che l’incidente stradale del ’73 in Bulgaria era un attentato”, riporta Repubblica, che ricorda anche che sebbene Macaluso criticò, con Napolitano, il compromesso storico con la Dc, nell’aprile 1982 Berlinguer gli affidò il risanamento dell’Unità su cui dedicò proprio all’amico lo storico titolo ‘Tutti’ a caratteri cubitali sulla prima pagina il giorno dopo i funerali.

IL CARCERE

Negli anni ’40 Macaluso finì in carcere per adulterio a causa della sua storia d’amore con Lina, “donna sposata”, fatta maritare a 14 anni con un uomo di 35. I due decisero di uscire allo scoperto e per questo vennero arrestati, ma la storia non si concluse. Dieci anni dopo, alcuni uomini legati alla Dc lo denunciarono di nuovo per metterlo fuorigioco. Dopo otto mesi di latitanza Macaluso fu assolto in Cassazione.

LE SUE GIORNATE

Macaluso ha descritto la sua giornata tipo a Roma: “Mi sveglio alle sei, faccio colazione, poi passeggio un’ora sul Lungotevere, passo dall’edicola a comprare i quotidiani, la notte mi addormento con un romanzo in mano: dormo sei ore. Non male, no?”. Scriveva ogni mattina, rigorosamente a mano, il commento che poi Sergio Sergi avrebbe postato su Facebook.

IL SUO PENSIERO SULL’ITALIA DI OGGI

In una recente intervista a Start, Macaluso ha commentato la crisi attuale. “Possiamo affermare che il declino dell’Italia sia colpa anche delle Università e del loro rapporto poco radicato con la realtà politica dell’Italia? Raramente le menti brillanti scendono in politica. Da tempo c’è una separazione tra la politica e la cultura. Questa politica e questi politicanti hanno poco a che fare con la cultura, mi auguro che gli uomini di cultura riscendano in campo. Se abbiamo una politica che non è politica, non ci sono progetti, orizzonti, programmi su cui indirizzare la nazione è normale che si verifichi tutto questo”.

Alla domanda su quale via di salvezza possa imboccare l’Italia, Macaluso ha riposto: “Spero che tutto questo sia solo un periodo di transito, anche se questo transito è stato lungo. Nelle nuove generazioni, mi sembra, che stia riaffiorando la preoccupazione per la decadenza del Paese e anche per la nascita di forme, che magari non sono fasciste, ma che richiamano delle idee che sono state superate dalla Democrazia italiana. La via di salvezza è tornare ad una battaglia politica fondata sulle idee e sui valori. Spero nei giovani”.

Macaluso è stato tra gli sponsor di Mario Draghi al Quirinale. “È un amico, una persona seria. Su di lui tutte illazioni. Nessuno come lui è riconosciuto all’estero”.

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