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Cosa c’è (e cosa non c’è) nel piano Transizione 5.0

Adolfo Urso

Piano Transizione 5.0: 6,3 miliardi di euro per le aziende che decidono di investire in beni strumentali o in formazione per la transizione digitale e green 

Un piano da 6,3 miliardi di euro per promuovere la transizione verde e digitale. È il Piano Transizione 5.0, il programma del Ministero delle imprese e del Made in Italy approvato insieme decreto-legge Pnrr. La nuova normativa si inserisce nell’ambito delle politiche europee che puntano a ridurre i target di CO2 nell’UE (- 55% entro il 2030 e neutralità carbonica entro il 2050 rispetto ai livelli del 1990). Le risorse del piano Transizione 5.0 si aggiungono ai 6,4 miliardi previsti dalla legge di bilancio, per un totale di circa 13 miliardi nel biennio 2024-2025 a favore della transizione digitale e green delle imprese italiane.

IL PIANO TRANSIZIONE 5.0: LA COMPENSAZIONE DEI CREDITI D’IMPOSTA PER TUTTE LE AZIENDE (SENZA DISCRIMINAZIONI)

Piano Transizione 5.0 ha l’obiettivo di sostenere gli investimenti delle aziende nell’ambito della digitalizzazione e nella transizione verde attraverso un sistema di crediti d’imposta. Le aziende che nel biennio 2024-2025 faranno investimenti in beni materiali e immateriali che permettano di raggiungere una riduzione dei consumi energetici pari al 3% se si fa riferimento all’unità produttiva, o al 5% se si considera il processo produttivo, potranno usufruire di un credito d’imposta automatico, senza discriminazioni legate alle dimensioni dell’impresa, al settore di attività o alla sua localizzazione geografica. Le aziende, dopo aver presentato domanda su una piattaforma dedicata e aver inoltrato i documenti, riceveranno l’assegnazione senza dover sottostare ad alcuna valutazione preliminare.

CREDITI D’IMPOSTA PER ACQUISTO DI BENI E PER LA FORMAZIONE DEI DIPENDENTI

La misura vuole portare le aziende italiane a ridurre i consumi energetici, e a preferire le fonti sostenibili. Gli acquisti che potranno beneficiare del credito d’imposta sono:

  • beni strumentali materiali o immateriali 4.0;
  • beni necessari all’autoproduzione e l’autoconsumo da fonti rinnovabili (come pannelli solari ma ad esclusione delle biomasse)
  • spese per la formazione dei dipendenti in competenze tecnologiche per la transizione digitale ed energetica dei processi produttivi.

PIANO TRANSIZIONE 5.0: LE MODALITÀ DI EROGAZIONE DEL CONTRIBUTO

Per ottenere il beneficio sarà sufficiente presentare il modello F24 in un’unica rata. Se dovessero esserci eccedenze (cioè se la spesa dovesse superare le tasse e le imposte da pagare) queste potranno essere compensabili in cinque rate annuali di pari importo. Il piano, approvato dal CdM solo qualche giorno fa, è retroattivo, ciò significa che la misura può essere richiesta anche per investimenti sostenuti nei mesi di gennaio e febbraio appena trascorsi. La misura è cumulabile con altre misure agevolative, tra queste anche gli Aiuti di Stato. Tuttavia, non è compatibile con le agevolazioni previste dal Piano Transizione 4.0 e dalla normativa ZES (zone economiche speciali).

LA RENDICONTAZIONE DEL PIANO TRANSIZIONE 5.0

Il Piano Transizione 5.0 è soggetto a rendicontazione. Prima di tutto la riduzione delle emissioni dovrà essere calcolata sulla base dei consumi registrati nell’anno antecedente all’avvio dell’investimento. Se le aziende sono di nuova costituzione allora si farà riferimento a un benchmark, cioè si andrà a cercare sul mercato un termine di paragone plausibile e in base a quello si faranno le opportune comparazioni. Inoltre, il progetto del Ministero delle imprese e del made in Italy dovrà portare a un risparmio cumulativo di 0,4 Mtep (cioè tonnellate equivalenti di petrolio) nei consumi energetici nel periodo 2024-2026.

DUBBI E CRITICITA’

Ci sono anche alcuni dubbi e criticità già sollevate dal mondo imprenditoriale. Come ad esempio l’orizzonte temporale e i margini ristretti per capire e usare l’incentivo, considerato che – essendo la misura valida per il biennio 2024-25 – le aziende avranno solo nove mesi per valutare il da farsi. Oppure il fatto che l’incentivo non è più automatico (come era quello relativo a Transizione 4.0), ma semiautomatico. Poi c’è anche l’aspetto relativo ai controlli e alla documentazione. A tutte queste osservazioni provvederanno a dare una risposta – si spera – i  vari decreti attuativi del Piano.

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