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Cosa ha detto la Corte dei Conti su una nuova patrimoniale

Corte Dei Conti Patrimoniale

Per la Corte dei Conti una nuova patrimoniale sarebbe “auspicabile” per rimettere in sesto le finanze dopo il Covid. Ma i magistrati avvertono: no alle tasse doppie

Rischia di essere una mina sul percorso del venturo governo a guida Mario Draghi la proposta della Corte dei Conti di introdurre una nuova patrimoniale a copertura dei costi della pandemia di Covid-19. La proposta, finora, in tutto il Parlamento era stata avanzata e sostenuta da un’unica forza politica: Liberi e Uguali mentre tutte le altre si sono dichiarate contrarie. Imbarazzato il Partito Democratico che ha sempre velocemente archiviato la questione dicendo che sia prematuro parlarne.

COSA DICE LA CORTE DEI CONTI SULLA PATRIMONIALE

Stamani il Presidente della Corte dei Conti, Guido Carlino, è stato audito in videoconferenza dalle Commissioni congiunte Finanze e tesoro di Senato della Repubblica e Camera dei deputati, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sulla riforma dell’imposta sul reddito delle persone fisiche e altri aspetti del sistema tributario. Qui l’intervento completo. Noi ci limiteremo a riportare i commenti che il presidente della Corte dei Conti ha fatto in merito all’introduzione di una nuova patrimoniale.

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“Un nuovo prelievo patrimoniale – ha detto Carlino – è stato recentemente invocato sia come metodo per contrastare la disuguaglianza (con riferimento alla maggiore concentrazione della ricchezza rispetto al reddito), sia in relazione alla copertura dei costi della pandemia”. A questo proposito, la Corte dei Conti  giudica”un intervento su questo quadro piuttosto frammentato appare dunque auspicabile, anche se non si volessero affidare al prelievo patrimoniale ulteriori finalità redistributive o di reperimento di risorse”.

“Una valutazione preliminare -dicono i magistrati contabili -, dovrebbe riguardare la caratteristica del prelievo, che da reale potrebbe essere trasformato in personale, considerando dunque tutte le forme di patrimonio e eventualmente la base familiare anziché individuale”.

I MAGISTRATI: “NO A TASSE DUPLICATE”

Tuttavia la Corte dei Conti fa anche una lunga disamina legata ai problemi attorno alla patrimoniale: “Un’ottica di questo tipo, in astratto più coerente con l’eventuale ritorno a un modello CIT, appare al momento problematica sotto diversi profili. In primo luogo, se la base dell’imposta sul reddito fosse effettivamente onnicomprensiva e riconducesse a tassazione progressiva i redditi finanziari e immobiliari, una tassazione patrimoniale personale porterebbe a casi di duplicazione del prelievo e dunque a problemi di efficienza, come già evidenziato nei lavori preparatori della riforma tributaria”.

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“In secondo luogo – prosegue Carlino -, è evidente che l’attuale assetto del prelievo sui cespiti patrimoniali, proprio perché cedolarizzato, appare operare tendenzialmente sottotraccia mentre, al contrario, un prelievo di tipo personale potrebbe incontrare maggiori resistenze se non opportunamente coordinato con il prelievo sui redditi. Nell’ipotesi di un prelievo personale, inoltre, rimane la difficoltà di inserire nella base imponibile i cespiti patrimoniali più mobili, quelli che non hanno valori di riferimento di mercato o quelli più facilmente schermabili attraverso trust. In assenza di questi cespiti, si accentuerebbe la violazione dell’equità orizzontale nei confronti dei contribuenti che non possano far ricorso a meccanismi elusivi. Se invece la direzione di riforma assecondasse il percorso verso una tassazione di tipo duale, il prelievo patrimoniale dovrebbe mantenere il suo carattere reale, anche se un riordino delle aliquote e un coordinamento con l’indicatore ISEE sarebbe certamente opportuno. In particolare, una tassazione patrimoniale reale – nell’ambito di un sistema di dual income tax – potrebbe correggere la sproporzione tra tassazione progressiva sui redditi da lavoro e tassazione proporzionale sui redditi da capitale, operando così a favore di un riequilibrio dell’equità orizzontale”.

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