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La Camera torna a discutere delle chiusure dei negozi

Negozi

Sarà la nuova maggioranza Pd-M5S a dover trovare la quadra sul provvedimento per le chiusure domenicali e festive dei negozi che aveva suscitato tante polemiche durante il Conte 1

Riapre il cantiere del provvedimento sulle chiusure domenicali e festive dei negozi. Dopo i mesi di lavoro del governo gialloverde, che avevano portato a un accordo fra Lega e Movimento Cinque Stelle poco prima della caduta dell’esecutivo, ora la nuova maggioranza a Palazzo Chigi ci riprova.

LE NOVITÀ DEL CONTE 2 SULLE CHIUSURE DEI NEGOZI

L’iter del provvedimento riprende da dove si era interrotto, ovvero dalla commissione Attività produttive alla Camera. L’ufficio di presidenza ha infatti deciso di inserire di nuovo il ddl all’ordine del giorno dei lavori visto che è stata calendarizzata per l’Aula di Montecitorio a marzo. Il punto ora è che occorre preparare un nuovo testo base, frutto dell’attuale maggioranza M5S-Pd, e che si pone la questione del relatore. Dopo Andrea Dara (Lega), che ha ricoperto questo ruolo durante il Conte 1, con l’attuale governo la palla è passata a Rachele Silvestri, che ormai però è un’ex deputata del Movimento Cinque Stelle. È dunque probabile che si decida di trovare un nuovo relatore nelle file del M5S o del Partito democratico.

COS’È SUCCESSO DURANTE IL CONTE 1

Come si diceva, il provvedimento sulla materia ha dato molto da fare ai componenti della commissione Attività produttive di Montecitorio dall’inizio della legislatura e si era arrivati, lo scorso febbraio, a un testo della maggioranza che prevedeva la serrata per gli esercizi commerciali in 26 domeniche su 52 e in 8 festività su 12. In una riunione ai primi di agosto alla presenza dell’allora vicepresidente del Consiglio e ministro dello Sviluppo economico, Luigi Di Maio, e dell’ex sottosegretario allo Sviluppo economico, Dario Galli (Lega), si era deciso di calendarizzare il provvedimento alla ripresa dei lavori parlamentari dopo la pausa estiva. Poi però, con la crisi di Ferragosto e la caduta del governo gialloverde, sembrava che il provvedimento fosse stato accantonato. Peraltro si era partiti da ben sette proposte di legge – di cui due sostanzialmente uguali – presentate tra maggio 2013 e ottobre 2018. Si andava da quella più restrittiva, del Consiglio Regionale delle Marche, a quella più recente e liberale, presentata da Forza Italia. Tranne le pdl del Partito democratico e di FI tutte prevedevano una stretta – più o meno forte – sulle aperture di domenica e nei giorni festivi. L’obiettivo del provvedimento era ed è quello di superare la liberalizzazione avvenuta con il decreto legge 201 del 2011, il cosiddetto Salva Italia del governo Monti.

L’APPELLO DI DI MAIO A NOVEMBRE

Un tema, quello delle chiusure domenicali e festive degli esercizi commerciali che sta molto a cuore al Movimento. L’allora leader Luigi Di Maio, lo scorso novembre, così scriveva su Facebook: “Dopo il decreto Dignità e il decreto Riders, il governo deve tutelare le persone che lavorano, come le partite Iva e i lavoratori dipendenti degli esercizi commerciali”. Di Maio evidenziava come costoro, “a causa delle liberalizzazioni, sono sprofondati nella giungla degli orari di apertura e chiusura, cercando invano di battere i centri commerciali, rimanendo aperti 12 ore al giorno e 7 giorni su 7”.

“Riaprire il confronto sulle liberalizzazioni del commercio è positivo. In questi anni il sempre aperto ha contribuito a spostare quote di mercato dai piccoli esercizi alla grande distribuzione, portando alla chiusura decine di migliaia di negozi. Un riequilibrio della concorrenza nel settore è necessario, ma la regolamentazione delle aperture è solo uno degli strumenti” aveva commentato il segretario generale di Confesercenti Mauro Bussoni. Per Confcommercio, invece, “gli orari sono un falso problema. Non è il tema per risolvere il problema del commercio” aveva sottolineato Enrico Postacchini, membro di giunta dell’organizzazione. “Se il problema è la qualità di vita dei lavoratori dipendenti, questi sono tutelati dal contratto perché hanno maggiorazione festiva e hanno il recupero” aveva evidenziato notando poi che “il problema può riguardare i piccoli titolari che non hanno dipendenti e che si sentono obbligati a stare aperti per rimanere sul mercato”.

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