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Lo schiaffo di Anagni. Cosa farà ora Draghi?

Draghi

Draghi tra i leader europei più agguerriti all’Eurosummit: “Non restare inermi di fronte impegni non onorati dalle aziende”. E su Anagni: “Presi in giro”

La vicenda di Anagni (che abbiamo ripercorso qui) per l’Italia, che aveva deciso di affidarsi proprio al vaccino anglosvedese, è un rospo piuttosto grande da mandare giù. E infatti, da quanto si apprende, il presidente del Consiglio Mario Draghi è stato tra i leader più agguerriti presenti al Consiglio europeo sulla distribuzione dei vaccini. “I cittadini europei hanno la sensazione di essere stati ingannati da alcune case farmaceutiche, penso soprattutto ad AstraZeneca”, avrebbe detto il premier italiano. Si è però scontrato con gli inviti alla calma giunti ripetutamente da Belgio, Olanda, Irlanda, Danimarca e Svezia, che hanno forti interessi economici legati proprio a questi player del Pharma, e dunque si sono espressi contro il meccanismo di autorizzazione all’export rafforzato proposto dalla Commissione europea di Ursula von der Leyen.

COSA AVEVA DETTO DRAGHI SU ANAGNI

Per comodità, prima di procedere riportiamo le esatte parole pronunciate da Draghi alla Camera sulla vicenda: “Sabato sera ricevo una telefonata dalla Presidente della Commissione Europea segnalandomi le identità di alcuni lotti che non tornavano nei conti della Commissione e che sarebbero stati giacenti presso lo stabilimento della Catalent, una società che infiala i vaccini di Anagni. Mi si suggeriva di ordinare un’ispezione. La sera stessa ho chiesto al ministro Speranza di mandare i Nas. Sono andati immediatamente alla fabbrica e la mattina, dopo aver lavorato tutta la notte, hanno identificato effettivamente quei lotti che erano in eccesso. A quel punto i lotti sono stati bloccati, oggi ne sono partiti due, ma sono stati spediti in Belgio, quindi all’interno dell’Unione Europea, alla casa madre AstraZeneca. Da dove andranno lì non lo so, però intanto la sorveglianza continua per i lotti rimanenti”.

CHE FINE FARANNO LE FIALETTE ITALIANE?

Da quanto PolicyMaker è in grado di apprendere, Draghi si sarebbe rivolto direttamente a Ursula von der Leyen chiedendole se ritiene giusto che le dosi di vaccini localizzate in Belgio e in Olanda restino destinate all’Unione europea, in tutto o in parte e ottenendo la rassicurazione che le dosi prodotte nel Vecchio continente saranno destinate ai Paesi membri dell’Unione europea fino al rispetto del contratto di AstraZeneca. Più o meno contemporaneamente Londra rispondeva per mezzo del proprio ministro della Sanità con parole ferali: “Io credo – ha tagliato corto Matt Hancock – che le nazioni libere debbano seguire il diritto. Bruxelles ha un contratto fondato sulla clausola del massimo sforzo, noi un accordo in esclusiva. E il nostro contratto prevale sul loro: si chiama diritto contrattuale, è molto chiaro”.

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