Il capo della diplomazia italiana a Teheran, Paola Amadei, è stata promossa dal Cdm ambasciatrice…
Perchè il Parlamento Italiano vuole vederci chiaro su Meta
Secondo fonti di Policy Maker più di 30 tra deputati e senatori avrebbero firmato un esposto da indirizzare ad AGCom per imporre trasparenza ai social sulla gestione dei contenuti di natura politica. E Maurizio Gasparri in una interrogazione si chiede: chi sono i lobbisti di Meta in Italia?
Dall’assalto a Capitol Hill nel 2021 alle tante ipotesi sulla “Bestia”, l’algoritmo social che avrebbe contribuito al successo della Lega di Matteo Salvini nel 2019, la comunicazione politica sui social, ed i meccanismi che la governano, sono spesso finiti nell’occhio del ciclone.
Ma questa volta sembra che in Parlamento si voglia arrivare ad una resa dei conti: secondo fonti sentite da Policy Maker, sarebbero più di 30 i parlamentari, tra Camera e Senato, di maggioranza ed opposizione, ad aver firmato un esposto da indirizzare ad Agcom, per chiedere che ai colossi che gestiscono i social venga imposta trasparenza.
Inoltre in Parlamento sarebbero state depositate due Proposte di Legge gemelle (presentate da PD e FdI) con lo stesso obiettivo. E su queste proposte ci sarebbe un crescente consenso, bipartisan.
COSA VUOLE FARE META CON I CONTENUTI DI NATURA POLITICA
Meta avrebbero deciso di mettere un controllo stringente alle informazioni di natura politica, controllando i post “con contenuti di natura politica” (come riportato dalla stessa azienda sulle pagine di Instagram e Threads) e quelli pubblicati da personaggi politici, opinionisti, opinion leaders. Naturalmente senza spiegare come, ne dando nessuna indicazione circa i criteri di controllo. Insomma, ancora una volta, con una discrezione totale.
Oltre alle Proposte di legge depositate, ed intorno alle quali si sta costruendo un ambio consenso, c’è anche una lunga ed articolata interrogazione parlamentare del senatore Maurizio Gasparri, capogruppo di Forza Italia al Senato.
L’INTERROGAZIONE DI MAURIZIO GASPARRI
“Meta è proprietaria di diverse piattaforme che accolgono nel nostro Paese identità digitali e contenuti di personaggi pubblici, aziende, enti ed istituzioni consentendo tramite servizi a pagamento di promuovere pagine e post” spiega Gasparri.
“L’impresa ha prima annunciato e poi implementato un meccanismo di diretto controllo sull’informazione ritenuta politica, che autorizza la multinazionale a leggere, analizzare, valutare e alterare tramite un’IA la visibilità dei contenuti da essa considerati politici, senza darne diretta notizia agli interessati.
La Commissione Europea, in data 30 aprile 2024, ha ufficialmente aperto un’inchiesta contro Meta, sospettando che la sua policy di controllo dell’informazione politica sia illegittima in quanto violi il recente Digital Service Act. Meta svolgerebbe così il proprio servizio in maniera totalmente arbitraria, sfuggendo a regolamentazioni di pariteticità tra i partecipanti attivi delle proprie piattaforme. Sembrerebbe che non abbia condiviso le metodologie e i criteri con i quali valuta un contenuto ‘politico’, né quelli con i quali classifica, valuta e aumenta o diminuisce la visibilità di suddetta tipologia di contenuto nella ‘NewsFeed’ “.
Leggi anche: A rischio l’integrità delle Europee? L’assalto di von der Leyen a Meta e TikTok
I DUBBI DI GASPARRI SUI NUMERI
Secondo quanto sostenuto da Meta, il controllo verrebbe esercitato su tutti i contenuti condivisi da tutti gli utenti su tutte le piattaforme. Numeri monstre, dell’ordine di miliardi di contenuti pubblicati (e controllati) ogni giorno.
“Dato che lo sforzo richiesto per analizzare, classificare e regolare nell’arco di pochi minuti, con un sistema di intelligenza artificiale, miliardi di contenuti prodotti da miliardi di utenti sarebbe quasi certamente inaccessibile anche per una multinazionale come Meta – spiega Maurizio Gasparri – si sospetta che la multinazionale non operi questo sistema di controllo su tutti gli utenti, ma solo su apposite liste con personaggi politici, giornalisti e opinionisti.
Per questo ho presentato una interrogazione al Ministro delle imprese e del made in Italy e al Ministro della giustizia per sapere quale sia la funzione che regola l’approvazione temporale di inserzioni, la cui eventuale disparità spesso costituisce un discrimine tra aziende, partiti o personaggi che trattano lo stesso tema. Quale sia l’indice di comparsa dei post da parte delle pagine pubbliche sulle bacheche dei follower. Cosa Meta intenda per ‘contenuto politico’ e come funzioni il meccanismo che oggi è alla base di questa policy di controllo sull’informazione politica, che ne regola la visibilità. Si chiede di chiarire la composizione delle liste di personaggi politici, opinionisti, giornalisti o altri autori su cui Meta fa operare questo sistema di controllo e quali siano le ragioni dietro la loro compilazione. Gli organi competenti sono a conoscenza di queste pratiche? Cosa intendono fare a loro riguardo per salvaguardare il corretto funzionamento dell’informazione politica su piattaforme che costituiscono, di fatto, un’infrastruttura critica?”
I DUBBI DI GASPARRI SUI LOBBISTI DI META IN ITALIA
A preoccupare il Senatore è anche la grande capacità di influenza che Meta eserciterebbe nel nostro paese: “Infine, attesa la grande attività di relazioni istituzionali intrattenuta da Meta nel nostro Paese, sarebbe utile conoscere di quali società di lobby e pubbliche relazioni Meta si serve, con i relativi contratti, quali clienti di queste società intrattengano rapporti commerciali con Meta e quali siano i termini, le condizioni di trattamento su inserzioni e comparsa dei relativi post”, conclude il presidente dei senatori di FI Maurizio Gasparri.