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Sergio Mattarella: 40 anni di storia italiana, eppure del Presidente sappiamo pochissimo

Sergio Mattarella

Intervista ad Angelo Gallippi, autore della prima biografia completa sul Capo dello Stato, giunta in tempo per il bis al Colle. Cosa si scopre leggendo Sergio Mattarella: 40 anni di storia italiana

È stato senza dubbio il Presidente della Repubblica più amato, tra gli undici (non contando il doppio Napolitano) che lo hanno preceduto. Nato il 23 luglio del 1941 a Palermo, figlio di Bernardo (a sua volta parlamentare e ministro Dc) e fratello di Piersanti (che prima di lui entrerà in politica), Sergio Mattarella è tra i protagonisti indiscussi degli ultimi 40 anni di storia del Paese.

Di norma, chi esercita il potere è visto come un uomo solo. La solitudine dell’attuale inquilino del Quirinale è rafforzata non solo dai suoi lutti e dal suo carattere, schivo e di poche parole, ma anche dalle immagini delle celebrazioni del 25 aprile nel corso del primo anno di pandemia. Sono foto molto potenti che abbiamo scelto di utilizzare perché, meglio di tante altre, testimoniano il fardello di essere Presidenti della Repubblica.

sergio mattarella

Ma Mattarella è stato anche altro: ha avuto una carriera accademica, avendo insegnato diritto parlamentare all’Università di Palermo fino al 1983 ed è stato eletto deputato per ben 7 legislature, la prima volta con la Democrazia Cristiana, poi per il Partito Popolare, per la Margherita e per l’Ulivo.

Non solo: dal luglio del 1987 al luglio del 1989 è stato ministro dei Rapporti con il Parlamento del governo Goria. Dal luglio del 1989 al luglio del 1990 è stato ministro della Pubblica Istruzione e si dimise, assieme ad altri 4 esponenti della sinistra Dc, contro la fiducia posta dal governo sul ddl Mammì che avrebbe favorito le reti di Silvio Berlusconi. Una carriera importante, densa di avvenimenti. Eppure Sergio Mattarella resta una figura sfuggente, difficile da comprendere e da conoscere.

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Non è un caso che, nonostante la crucialità del personaggio, non esistessero altre biografie prima di quella pazientemente redatta da Angelo Gallippi, classe ‘64, già docente a Tor Vergata e Presidente del primo Comitato Regionale per le Comunicazioni (Corecom) della Regione Lazio: quasi 700 pagine vergate minuziosamente, grondanti di dettagli, per riuscire a comunicare il politico, ma anche l’uomo a cui abbiamo chiesto il ‘sacrificio’ di un nuovo settennato per rimediare alla labirintite cronica dei partiti e dei loro leader. Nel libro di Gallippi, Sergio Mattarella: 40 anni di storia italiana (Paesi Edizioni) c’è dentro di fatto mezzo secolo di storia, di politica, di cambiamenti.

Eletto con 665 voti su 910, Mattarella puntualizzò immediatamente che il suo ruolo sarebbe stato quello di un arbitro cui “compete la puntuale applicazione delle regole”, con assoluta imparzialità. Non poteva immaginare che avrebbe accompagnato il Paese in uno dei momenti più bui, con tre crisi di governo in tre anni, altrettanti esecutivi e, soprattutto, lo scoppio della pandemia di Covid-19. Ci è riuscito e lo ha comunque fatto restando super partes, come gli riconoscono tutti i politici, da ogni lato dell’emiciclo.

Intervista all’autore di Sergio Mattarella: 40 anni di storia italiana

Gallippi, la prima domanda, tra il serio e il faceto, è se con la rielezione inattesa di Mattarella non ci sia già bisogno di un nuovo libro…

Naturalmente per scrivere un libro ci vogliono contenuti, e io sono sicuro che nel settennato che ci aspetta Mattarella non mancherà di fornirne tanti alla cronaca, e forse anche alla storia. È molto probabile che egli dovrà continuare il suo ruolo non tanto di “arbitro” fra giocatori rissosi, ma di “regista” tra attori allo sbaraglio, un po’ come si è visto alla vigilia della sua rielezione. Infatti una delle regioni della sua conferma è stato il sapersi districare in situazioni inimmaginabili per i primi inquilini del Colle, quando c’era un partito che proponeva uno o più nomi, gli altri che ponevano le loro condizioni e quindi si andava alla trattativa secondo uno schema ben consolidato.

E oggi, invece?

Oggi invece, con il proliferare dei partiti monopersonali, le alleanza si creano e si distruggono sulla base di comportamenti spesso umorali, quindi in un quadro di generale arretramento della politica che richiede un rafforzamento del ruolo del Capo dello Stato.

Avendo scritto un libro tanto accurato, lei è probabilmente il miglior esegeta delle dichiarazioni, ma soprattutto dei silenzi, di Mattarella: secondo lei con quale spirito ha deciso di accettare la richiesta del Parlamento, dopo aver dichiarato per mesi che non intendeva concedere bis, come peraltro ricordato nei capitoli del Suo volume?

Una breve chiosa sui silenzi, che talvolta si sono interrotti quando perduravano quelli di chi avrebbe dovuto parlare. Per esempio all’indomani dell’elezione-farsa del dittatore bielorusso Lukashenko, nel 2020, né il presidente del Consiglio, né il ministro degli Esteri del governo giallo-rosso unirono la propria voce a quella della Germania e degli altri Paesi europei, secondo i quali le elezioni avevano violato tutti gli standard riconosciuti a livello internazionale. Parlò invece il solo Mattarella, che definì “grave e inaccettabile” la repressione delle pacifiche dimostrazioni di dissenso e auspicò l’impegno della comunità internazionale per lo svolgimento di libere elezioni. Lo spirito con cui ha accettato la rielezione è stato senz’altro quello “di servizio”, già dimostrato per esempio nel 1983, in una circostanza del tutto diversa. Quando Ciriaco De Mita, segretario della Dc, lo nominò commissario plenipotenziario in Sicilia, per fare pulizia nel partito infiltrato dalla mafia, usò parole molto simili a quelle del 29 gennaio: “Ci sono momenti in cui dire di no è difficile. Se il segretario ha fiducia in me e insiste dovrò mettere da parte le mie perplessità”.

È facile supporre che Napolitano, solo altro precedente, si sia pentito ex post di aver accettato il secondo mandato: Mattarella rischia di finire così o, al contrario, sarà la sola voce ferma in una situazione politica sempre più traballante?

Napolitano accettò assai malvolentieri il secondo mandato, e lo dimostrò nel discorso d’insediamento, nel quale redarguì aspramente i parlamentari, che pure lo avevano eletto, per non avere saputo trovare un’altra soluzione. Ma contestualmente annunciò che il suo sarebbe stato un mandato a termine, come poi avvenne. Mattarella non credo che preveda di dimettersi, anche perché si è sempre dichiarato “vecchio” ma non “stanco”, come succede quando si hanno problemi di salute, che lui invece non ha. E poi, quando si crea un vuoto della politica, è quasi una legge naturale che esso venga colmato, come in effetti è avvenuto sempre di frequente da parte degli ultimi presidenti della Repubblica.

Il suo libro ha il merito di riempire un vuoto: leggendolo si scopre che nessuno conosce davvero Mattarella e che non c’è letteratura precedente. Cos’ha scoperto sul suo conto mentre raccoglieva informazioni biografiche?

Ho scoperto quei tratti della sua personalità e del suo agire che giustificano l’elezione del 2015 e l’attuale riconferma. Intanto la sua profonda dottrina, perché non dobbiamo dimenticare che diventò professore universitario, di diritto parlamentare, a soli 28 anni, cosa che gli permise di saltare il normale cursus honorum quando entrò in politica e di approdare direttamente alla Camera. Poi il carattere anche fermo quando si tratta di difendere questioni di principio, che non fa mai prevalere l’interesse personale, secondo la migliore tradizione siciliana.

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Può fare qualche esempio?

Penso alle dimissioni da ministro per protesta contro la legge Mammì che favoriva le televisioni di Berlusconi, penso agli scontri per fare prevalere all’interno del suo partito un’idea di politica sana e con la P maiuscola, che gli procurarono inimicizie poi rientrate. Invece l’immagine di Mattarella che prevalse nell’opinione comune fu quella efficacemente descritta da Giampaolo Pansa: “Sergio il Tenace, il Calmo, l’Anti-eroe”. Immagine che, secondo una diffusa vulgata, avrebbe ingannato lo stesso Matteo Renzi, il quale propose Mattarella al Quirinale pensando che gli avrebbe spianato la strada verso la sua sognata riforma costituzionale. E Rosa Russo Jervolino, che conosce bene Mattarella commentò: “davvero l’ha eletto per questo motivo? Si vede che non lo conosce!”.

Mattarella è un personaggio della Prima Repubblica. Con le elezioni del 2018 e l’arrivo del ‘governo del Cambiamento’, la prima maggioranza senza il centro, di soli estremisti, siamo entrati nella Terza: com’è possibile che sia riuscito ad attraversare indenne tutte e tre le Repubbliche, che pure hanno fatto ‘vittime’ illustri, soprattutto tra i DC?

Molti esponenti della Democrazia cristiana — ma ovviamente anche di altri partiti delle prime due Repubbliche — sono stati “bruciati” dall’ambizione, fallita, di salire al Colle; altri perché sono stati scoperti i loro legami con la mafia o con la P2; altri perché hanno cambiato casacca, finendo con l’essere considerati inaffidabili sia dai vecchi sia dai nuovi compagni di strada; altri ancora per avere abusato in varie sedi della frase “tengo famiglia”, finendo nella rete di Tangentopoli; altri, infine, per avere costruito sulla sabbia strutture di potere che poi sono crollate alla prima ondata. Ebbene, studiando ogni dettaglio della vita di Sergio Mattarella, io non ho trovato alcuno di questi elementi, ma neanche i rumor o i pettegolezzi che talvolta circondano un politico, rimanendogli attaccati in maniera indelebile.

In un periodo in cui i politici esternano e twittano di continuo, anche nelle elezioni per il Colle, a rischio di bruciare i nomi proposti, Mattarella continua a sorprendere per i suoi silenzi. Anche quando parla, è estremamente conciso, come in occasione della sua nomina: in poche parole ha detto che aveva altri piani, ma avrebbe comunque accettato. Ritiene che sia in questo suo modo di porsi, così agli antipodi rispetto ai leader attuali, la sua forza?

Certamente la comunicazione di Mattarella rivela una lunga consuetudine con la lettura di Tacito, e del resto tutti ricordano la frase di Cesare veni, vidi, vici e pochi una delle lunghe catilinarie di Cicerone. È indubbio che, rispetto ai logorroici politici che usano i social media, Mattarella abbia il vantaggio di non dovere ritirare un post scritto sull’onda dell’emotività, né di dovere fare smentite raramente efficaci. Egli predilige invece i più tradizionali comunicati stampa, che per loro natura richiedono un minimo di riflessione, e che sul sito web del Quirinale hanno raggiunto la media di 1,5 al giorno, dall’elezione a oggi.

La maggioranza esce estremamente malconcia: il PD ora diffida di Conte, che per tutte le elezioni ha strizzato l’occhio a Salvini, il M5S e la Lega, partiti maggiori, sono sul punto di sfasciarsi. Secondo Lei l’esecutivo che traballa sarà sorretto da Mattarella, unico vincitore della partita?

A mio parere la maggioranza del Parlamento cercherà in tutti i modi di non andare a elezioni anticipate, per le ben note ragioni del mantenimento del vitalizio e del raggiungimento del diritto alla pensione. Lo stesso obiettivo di non andare a elezioni anticipate sarà perseguito da Mattarella, ovviamente per la ragione più nobile di cercare in ogni modo una possibile maggioranza prima di risolversi a sciogliere le Camere, in ossequio allo spirito della Costituzione. Quindi sì, Mattarella farà tutto il possibile per la sopravvivenza di questo governo, che lui stesso aveva già individuato come unica soluzione attualmente possibile.

Quali sono stati i punti di forza del settennato appena concluso?

Il principale punto di forza è stato senza dubbio l’avere seguito sempre lo spirito e la lettera della Costituzione, che ha messo Mattarella al riparo dalle critiche invece piovute addosso a molti dei suoi predecessori. Mattarella non ha avuto alcun leader da “azzoppare” (come si disse di Scalfaro nei confronti di Berlusconi) né da “favorire”, dato che quando è stato eletto aveva restituito la tessere del suo partito, il Pd, già da sei anni, e che in quel periodo il partito era cambiato profondamente. Questa aderenza gli ha permesso di non farsi “tirare per la giacca” da quanti gli chiedevano forzature del suo ruolo: sciogliere nel 2020 un CSM opaco sì, ma in grado di funzionare, o nel 2016 sciogliere il Parlamento, rissoso sì ma in grado di trovare una maggioranza. Un altro indubbio punto di forza, forse meno percepito dal grande pubblico, è stata la moral suasion costantemente esercitata da Mattarella — anche tramite i suoi efficienti uffici — nei confronti delle istituzioni e delle forze politiche. I risultato è stato che Mattarella ha rinviato alle Camere una sola legge, e per motivi strettamente tecnici e non politici.

E quali saranno, invece, le sfide che lo attendono in quello appena iniziato?

Le sfide saranno molte e laragmente imprevedibili, considerato che il settennato si estenderà per ben tre legislature, caso unico nella storia della Repubblica. Di queste almeno la prossima sarà parecchio diversa da quella attuale, per il ridotto numero di parlamentari e il possibile cambio della legge elettorale. Anche in politica estera Mattarella dovrà ricominciare a tessere la tela realizzata in sette anni di paziente lavoro, dato che la maggior parte dei suoi omologhi stranieri, con molti dei quali ha stabilito rapporti anche di amicizia personale, avranno terminato il mandato e cederanno il posto a volti nuovi.

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