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Bolkestein, cosa cambia per spiagge e ambulanti col Consiglio di Stato

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Il Consiglio di Stato si pronuncia sulle liberalizzazioni dei terreni in concessione, oggetto della contestata Bolkestein. Durissimo il SIB (Sindacato italiano balneari): «Non possiamo non registrare che questa sentenza appare sconcertante prima ancora che sconvolgente perché si discosta da consolidati orientamenti giurisprudenziali, anche costituzionali»

Alla fine il governo aveva scelto di non scegliere, proprio come per la riforma del Catasto, evitando di inserire nel Decreto Concorrenza il riconoscimento della ‘famigerata’ direttiva 2006/123/CE, relativa ai servizi nel mercato interno. Parliamo di una norma rimasta sul fondo dei cassetti del Parlamento dal 2006, appunto, intervenuta a livello europeo per fissare regole per una maggiore liberalizzazione del mercato dei servizi, ed è considerata una delle direttive più importanti del Mercato interno, quella, in particolare, dalla quale si attendono i maggiori risultati in termini di incremento del Prodotto interno lordo comunitario e occupazionale.

LA BOLKESTEIN IN ATTESA DEL CONSIGLIO DI STATO?

Una norma importante, insomma, la cui applicazione è richiesta da anni da Bruxelles, ma che nessun governo è ma riuscito a ratificare. Nemmeno, finora, quello di Mario Draghi. Del resto la Bolkestein che fa infuriare balneari e ambulanti è stata in più occasioni aspramente criticata dall’attuale ministro della PA, Renato Brunetta, che negli anni scorsi è sceso ripetutamente in piazza al fianco di chi protesta. Per uscire dall’imbarazzo, l’esecutivo ha prima trovato la foglia di fico dell’”operazione trasparenza”, queste le parole usate dalla comunicazione di Palazzo Chigi: in pratica, per procedere con bandi europei occorre far chiarezza e ordinare i contratti in essere, appurare chi ha sottoscritto cosa, con quali guadagni (o perdite) per lo Stato e per quale durata.

 


Poi, sempre da Palazzo Chigi è stato lasciato trapelare che per decidere occorreva attendere una sentenza del Consiglio di Stato, ultimo grado d giudizio per ciò che concerne il diritto amministrativo. Ma, anche lì, la scusa è piuttosto traballante, visto che l’Italia, a differenza della Polonia, riconosce il primato del diritto comunitario, quindi dovrebbe dare applicazione alle norme europee indipendentemente dalle sentenze interne.

COSA HANNO DECISO I GIUDICI SULLE CONCESSIONI

Resta il fatto, comunque, che ieri quella sentenza è arrivata. E non piacerà ai gestori balneari. La decisione presa dall’adunanza plenaria del Consiglio di Stato proroga le concessioni balneari solo fino al dicembre 2023 «al fine di evitare il significativo impatto socio-economico che deriverebbe da una decadenza immediata e generalizzata di tutte le concessioni in essere».  «Dal giorno successivo – precisano i giudici amministrativi – non ci sarà alcuna possibilità di proroga ulteriore, neanche per via legislativa, e il settore sarà comunque aperto alle regole della concorrenza».

Insomma, bisogna tornare quanto prima a mettere le concessioni all’asta, aste vere, di ampio respiro, ovvero comunitario, in quanto , per il Consiglio di Stato il meccanismo «è estremamente prezioso per garantire ai cittadini una gestione del patrimonio nazionale costiero e una correlata offerta di servizi pubblici più efficiente e di migliore qualità e sicurezza, potendo contribuire in misura significativa alla crescita economica e, soprattutto, alla ripresa degli investimenti di cui il Paese necessita».

IL COMMENTO DEL SINDACATO ITALIANO BALNEARI

Come da pronostici, durissimo il SIB (Sindacato italiano balneari): «Non possiamo non registrare che questa sentenza appare sconcertante prima ancora che sconvolgente perché si discosta da consolidati orientamenti giurisprudenziali, anche costituzionali, a tutela della proprietà aziendale, del lavoro e della certezza del diritto». Quindi, il sindacato aggiunge: «È persino imbarazzante non tanto perché è una sorta di “messa in mora” del Legislatore chiamato a disciplinare le gare con modalità da essa stessa stabilite quanto per la sua lampante contraddittorietà. Infatti il Consiglio di Stato afferma la contrarietà al diritto europeo delle proroghe disposte dal legislatore e dalla Pubblica Amministrazione in quanto “automatiche e generalizzate” e nel contempo stabilisce una proroga altrettanto automatica e generalizzata però solo di due anni! In definitiva rivendica a sé ciò che, invece, non consente agli altri Poteri dello Stato». Resta il fatto che l’applicazione della Bolkestein risulta ancora in alto mare.

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