Skip to content

Ambrosetti

Chi è Massimo Ambrosetti, l’ambasciatore in pole per la sede di Washington

Mariangela Zappia a giugno va in pensione, per questo la Farnesina sta accelerando per la nomina del prossimo ambasciatore italiano in Usa. Con il via libera di Giorgia Meloni

La corsa per il prossimo ambasciatore italiano a Washington è entrata nel vivo. Mancano ormai poche settimane alla scadenza del mandato di Mariangela Zappia, e il governo sta stringendo i tempi per la nomina. In cima alla lista c’è un nome evidenziato in rosso: Massimo Ambrosetti, attuale ambasciatore a Pechino. Il suo profilo -come emerge da vari retroscena odierni – è considerato una sintesi tra competenza tecnica, esperienza internazionale e sensibilità politica. Un identikit che piace sia al ministro degli Esteri Antonio Tajani sia alla premier Giorgia Meloni.

Ambrosetti guida l’ambasciata italiana in Cina dal maggio 2023. Un incarico strategico, culminato nella visita di Meloni a Pechino nel luglio 2024, in cui l’Italia ha ufficialmente voltato pagina sulla Via della Seta per firmare un nuovo partenariato con la Repubblica Popolare. Un passaggio che ha rinsaldato i legami tra la premier e il diplomatico veneto, le cui quotazioni sono ulteriormente salite dopo la recente missione del presidente del Senato Ignazio La Russa, che ha lasciato Pechino ringraziandolo con una lettera personale.

UNA CARRIERA TRA CINA, STATI UNITI E CYBERSICUREZZA

Ambrosetti è un esperto conoscitore della Cina e delle dinamiche internazionali. Laureato in Giurisprudenza e Scienze Politiche Internazionali all’Università di Padova, entra in carriera diplomatica nel 1991 iniziando proprio all’Ufficio Asia della Farnesina. Dal 1994 al 1999 lavora all’ambasciata italiana a Pechino, esperienza che segna l’inizio di un lungo percorso nei teatri più delicati della diplomazia globale. Tra il 2006 e il 2010 è a Washington come primo consigliere, seguendo – guarda caso – anche le relazioni strategiche tra Stati Uniti e Cina. E’ stato promosso ad ambasciatore di grado a gennaio di quest’anno.

Il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca rende la nomina dell’ambasciatore italiano a Washington una scelta carica di implicazioni politiche. Servono equilibrio, preparazione e un bagaglio diplomatico robusto. Ambrosetti ha guidato anche la Direzione per gli Affari Strategici Internazionali dell’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale. Un altro punto che potrebbe risultare a suo favore, vista la crescente tensione tra Usa e Cina anche sul fronte tecnologico e digitale.

Il curriculum di Ambrosetti non si limita alla carriera diplomatica. Ha alle spalle studi di alto livello: master a Cambridge e Oxford, dottorati a Georgetown e Cambridge, sempre con focus sulla Cina contemporanea e sul suo ruolo nel sistema globale. Parla fluentemente inglese, francese e spagnolo. È stato ambasciatore anche a Panama e accreditato in numerosi Paesi caraibici. Nel 2013 è stato nominato Commendatore dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.

Sebbene non siano da escludere sorprese dell’ultimo minuto – come spesso accade in diplomazia – il nome di Ambrosetti rimane quello più solido per prendere il timone a Villa Firenze. Anche perché alcune alternative ventilate in passato, come Mario Vattani (attuale commissario all’Expo di Osaka), sembrano ormai orientate verso altre destinazioni, come l’ambasciata a Tokyo. La decisione definitiva è attesa a giorni.

ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER
Torna su