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Chi è Pier Ferdinando Casini, su cui potrebbero convergere voti di sinistra, destra e centro

Pier Ferdinando Casini

Non esiste personalità più trasversale. Il centro è politicamente sparito, eppure Pier Ferdinando Casini gode ancora di ottima salute

Che la legislatura iniziata col governo del Cambiamento, maggioranza per la prima volta nella storia della Seconda Repubblica senza il ‘centro’ e molto battagliera, finisse per esprimere un Capo dello Stato come Pier Ferdinando Casini pare uno di quei colpi di scena da telenovela sudamericana ormai arrivata alle sparate meno probabili pur di intrattenere il proprio pubblico.

Casini, figlio della buona borghesia bolognese, da 39 anni in Parlamento (la prima volta che ci mise piede c’era ancora l’URSS, la Fiat presentava l’Uno, l’Inghilterra era governata col pugno di ferro di Margaret Thatcher e negli USA Ronald Reagan annunciava lo scudo spaziale), non incarna certo quel sentimento di antipolitica che nel 2018 ha portato alla ribalta Lega e Movimento 5 Stelle.

PIER FERDINANDO CASINI, SOPRAVVISSUTO ALLA I, II E III REPUBBLICA

O forse, al contrario, è il miglior interprete del cambiamento: è uno dei pochi che ha visto mutare le maree prima degli altri, così da assecondarle, per rimanere a galla. Indubbiamente, di mareggiate, dal 1983 a oggi, ne ha viste parecchie: il mondo è cambiato più volte. Pier Ferdinando Casini è sopravvissuto a ogni impulso rottamatore cavalcato prima dalla Lega di Bossi, poi da Forza Italia di Berlusconi, quindi da Matteo Renzi e in periodi recentissimi dai pentastellati (non menzioneremo giusto le Sardine, data la loro irrilevanza). Tanti vecchi leoni della politica nel mentre si sono ritirati, volenti o no, a vita privata, non lui, che anzi con disinvoltura è passato dal centrodestra al centrosinistra.

LA CARRIERA POLITICA

Nel gennaio del 1993, allo scioglimento della DC, a dieci anni dalla sua prima discesa nell’agone, fondava un nuovo movimento per rappresentare i cristiani democratici nell’area di centro-destra: il Centro Cristiano Democratico, del quale è stato Segretario e poi Presidente. Eletto per la prima volta nel 1994 al Parlamento Europeo è stato riconfermato nel 1999, iscrivendosi al gruppo del Partito Popolare Europeo. Nella XIV legislatura è stato eletto Presidente della Camera dei deputati il 31 maggio 2001.

LA COMMISSIONE SUL SISTEMA BANCARIO

Nel 2017, mentre già andava declinando il governo Gentiloni, Pier Ferdinando Casini è stato eletto presidente della Commissione parlamentare di inchiesta sul sistema bancario e finanziario: una scelta che allora venne criticata, “non ha alcuna competenza tecnica”, si disse, “è stato messo lui perché farà da mediatore”, “mirerà solo a far concludere la legislatura”. Invece sorprese tutti, conducendo l’inchiesta con celerità e professionalità, tanto da danneggiare, soprattutto a livello mediatico, il centrosinistra, che allora pagava lo scotto della vicenda Etruria.

“HO DUE FIGLI…”

“Ho due figli: uno bello e uno intelligente”, diceva con la perfidia classica dei democristiani l’ex ministro veneto Antonio Bisaglia. Quello bello, secondo le speculazioni della stampa, era Pier, doroteo, cresciuto alla scuola del potere come fine e dunque capace di farsi ora concavo ora convesso. L’intelligente, Marco Follini, moroteo. Quella tra Casini e Follini fu davvero un’amicizia fraterna, fatta di telefonate quotidiane e vacanze al mare e a Cortina assieme alle rispettive compagne.

Fino a quando l’ex delfino di Forlani si separò consensualmente dalla prima moglie per poi sposarsi civilmente con Azzurra Caltagirone, di vent’anni più giovane, figlia del noto imprenditore ed editore romano Francesco Gaetano Caltagirone. Il matrimonio è durato fino al 2015. Particolari, questi, che ben lasciano intendere come i tempi fossero cambiati, rispetto a quelli della Balena Bianca e delle battaglie contro il divorzio.

Ma a separare Pier Ferdinando Casini da Follini non furono queste vicende private, bensì l’arrivo di Silvio Berlusconi, che aveva sospinto il primo sullo scranno più elevato della Camera dei Deputati.  Un “premio” si malignava all’epoca, per aver portato il CCD fondato con Clemente Mastella tra le spire del Biscione. “Io e Berlusconi siamo diversi antropologicamente”, disse una volta Follini, con l’intransigenza tipica di Aldo Moro.

DAL CENTRODESTRA AL CENTROSINISTRA

Casini, da buon doroteo, seppe piegarsi come canna al vento anche quella volta. E innumerevoli altre volte. Le ultime elezioni col centrodestra nel 2006, cui seguì la rottura col Cavaliere e la corsa solitaria nel 2008. Pareva finito, ma si imbarcò in Scelta civica e appoggiò Mario Monti nel 2013. Riuscì a sopravvivere anche alla sparizione del ”polo centrista” per far ritorno nel centrodestra.

 

Sono seguiti tutti i famosi “governi non eletti”: Letta – Renzi e Gentiloni. Ciascuno ha avuto l’appoggio di Casini. E dato che Matteo Renzi ed Enrico Letta guidano oggi l’Italia dei Valori e il Partito Democratico, potrebbe essere l’occasione buona per sdebitarsi, se Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia facessero il suo nome.

Quindi l’approdo, nel 2018, nel Pd.  In tutti questi anni, più il centro diventava politicamente insignificante, più la persona di Casini diventava predominante. Ma mai ingombrante. E ora che il centro è sparito dall’emiciclo parlamentare, Pier Ferdinando Casini potrebbe perfino arrivare al Quirinale.

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