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Centristi o centrini? Da Gelmini a Calenda, la mappa del centro

Commissioni Del Senato

Vogliono il proporzionale e, se riuscissero a mettersi insieme, forse farebbero un partito in grado di impensierire le forze di destra e di centrosinistra. Chi sono i centristi (che da soli, però, sono centrini)

Un vecchio adagio ricorrente tra i politologi recita che in Italia “le elezioni si vincono al centro”. È il cosiddetto “teorema dell’elettore mediano”, secondo cui i partiti, per vincere le elezioni, devono spostarsi progressivamente verso il centro, abbandonando le ideologie che li contraddistinguevano e li rendevano più affini alla destra o alla sinistra (secondo i dettami maturati nel corso del Novecento) fino a diventare indistinguibili l’uno dall’altro. L’exploit di Movimento 5 Stelle prima, Matteo Salvini poi e Giorgia Meloni per ultima, aveva messo in crisi tale assunto. La pandemia, però, sembra aver riportato gli italiani verso il proverbiale bisogno di tranquillità e moderazione che contraddistingue, da sempre, le loro scelte nel chiuso della cabina elettorale. Le ultime amministrative ne sarebbero la prova.

LA CARICA DEI CENTRISTI

Il primo a lavorare verso una grossa formazione di centro è stato Matteo Renzi, che all’etichetta di ‘uomo di sinistra’ ha sempre preferito quella di ‘ex boy scout’, così da ribadire la formazione fieramente cattolica. Il suo PdN (partito della nazione) è poi diventato un PdR (partito di Renzi, al secolo Italia Viva), incapace di attrarre, come avrebbe voluto, ex peones berlusconiani in cerca di casa dopo che il padre nobile (più arzillo e determinante che mai, in questo periodo) si sarà ritirato in pensione.

E proprio Forza Italia ora sta drammaticamente affrontando la questione: da un lato ha buona parte dei membri che siedono al governo  (a eccezione del sottosegretario Giorgio Mulé), ovvero Mariastella Gelmini, Mara Carfagna e Renato Brunetta che vorrebbero costituire una forza centrista di matrice draghiana, dall’altra i seguaci di Antonio Tajani spingono perché non si interrompa il dialogo con le forze di destra rappresentate da Lega e Fratelli d’Italia. Lo psicodramma attorno all’elezione di Paolo Barelli in qualità di nuovo capogruppo alla Camera ne è la dimostrazione plastica. “Il malcontento c’è, è diffuso, Mariastella Gelmini ne ha dato corretta raffigurazione, e io stesso l’ho ribadito ieri pomeriggio al Presidente Berlusconi, presente il coordinatore Tajani”, ha scritto in una nota Renato Brunetta, ministro per la Pubblica amministrazione. “Il malessere – ha spiegato Brunetta – è figlio soprattutto della sospensione, causa pandemia, del funzionamento degli organi di partito in cui naturalmente si discute”.

 

Al grande centro, che di per sé è già occupato da una formazione storica come l’Udc, lavorano ovviamente due ex renziani del calibro di Matteo Richetti e Carlo Calenda: l’ex titolare del MISE, accantonato il sogno di sedere in Campidoglio, riprenderà in mano il progetto: le elezioni non sono state solo tempo perso, visto che gli hanno permesso di riavvicinarsi a Matteo Renzi. Lui nega, ma intanto diversi suoi interventi fanno capire che l’epoca in cui i due si mandavano WhatsApp infuocati (puntualmente resi pubblici da entrambi) come adolescenti in piena crisi ormonale sembra archiviata. Per fortuna di tutti, soprattutto nostra, aggiungiamo.

L’inedito asse Nord Ovest – Nord Est di Giovanni Toti e Luigi Brugnaro (figurano anche Gaetano Quagliariello e Paolo Romani) che prende il nome di Cambiamo è l’ennesimo partitino di centrodestra che si aggiunge alla lista, che già contempla Noi con l’Italia di Maurizio Lupi.  Con la scomparsa di Marco Pannella, il partito +Europa pare aver abbandonato definitivamente ogni input radicale (resta agguerrito sulla liberalizzazione della cannabis), dunque al novero dei centristi – centrini occorre aggiungere anche  Benedetto Della Vedova ed Emma Bonino, ormai vicini di scranno alla signora Mastella. A dimostrazione che anche un venturo partito di centro sarebbe, al pari delle coalizioni di centrodestra e centrosinistra, un accrocchio piuttosto bizzarro.

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