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Chi vuole azzoppare Draghi al Quirinale

Draghi

I Graffi di Damato. Draghi come un fantasma al Quirinale nella rappresentazione di Travaglio

La notizia, in verità, non ci sarebbe. Anzi, non c’è proprio. Ma al Fatto Quotidiano, dove le regole del giornalismo hanno le loro varianti, come col Covid, hanno deciso di fare finta che ci sia. E l’hanno sparata con due titoli, giusto per non farla passare inosservata. Uno, in prima pagina, annuncia, rivela e quant’altro: “Draghi punta al Quirinale e consulta partiti e peones”. Per rafforzare il concetto, nel cosiddetto occhiello si mette “in pista”, e in rosso, il presidente del Consiglio passato “dal silenzio ai primi colloqui”. Ma con l’avvertenza – se mai Draghi si facesse illusioni di autosufficienza a destra – che “gli servono i voti dei giallorosa”, cioè del Pd e dei grillini agli ordini, rispettivamente, di Enrico Letta e di Giuseppe Conte. E’ un avviso, questo, rafforzato all’interno con un titolo sulla “tela del Colle” che il presidente del Consiglio starebbe tessendo davvero, non come quella finta che Penelope faceva e disfaceva.

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Lo stesso autore dell’articolo, Luca de Carolis, su cui si è scatenata la fantasia politicamente manovriera del titolista, riferendo di un Draghi “zitto in pubblico ma cautamente attivo dietro le quinte” scrive di “qualche voce anonima quanto di peso, raccolta tra Pd e M5S” che “arriva a dire che l’ex presidente della Bce “ci crede”, insomma ci punta. Ma “forse è un po’ troppo”, ammette l’articolista. Eppure, niente, il titolista ci è andato giù pesante lo stesso. Il corridore è “in pista”. Il tessitore è al telaio.

Un aiuto alla fantasia, e alla manovra, è arrivato anche dal reparto grafico e dall’archivio del giornale di Marco Travaglio, evidentemente convinto di poter condizionare gli eventi sino ad anticiparli. Sia un corazziere d’ordinanza sia Draghi in persona sono proposti in foto tra gli ambienti del Quirinale tra nebbie che li fanno galleggiare un po’ come fantasmi e un po’ come persone vere. Il quadro insomma è a suo modo completo. L’importante è che il presidente del Consiglio, ripeto, si metta bene in testa di dover trattare la sua elezione non solo col centrodestra, dove c’è – tanto per dire – il ministro leghista e amico personale Giancarlo Giorgetti smanioso di vederlo davvero al Quirinale con la mano già pronta a firmare il decreto di scioglimento anticipato delle Camere, in modo da chiudere finalmente il capitolo della maggioranza relativa dei grillini, ma anche con i demo-pentastellati. Che tanta fretta per un’operazione del genere non ce l’hanno, anche se ogni tanto qualcuno gliela attribuisce a Conte, nonostante l’ex presidente del Consiglio si limiti a dire, come ha appena ripetuto, che non intende neppure parlare di un’ipotesi di Draghi al Quirinale per non indebolirne il governo. Alla cui durata quindi pure Conte sembrerebbe interessato.

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In questo gioco degli specchi, delle nebbie ed altro Matteo Salvini continua ad andare, diciamo così, per conto suo. Diversamente da Giorgetti, che lo ignora, egli è appena tornato a riproporre Berlusconi al Quirinale dicendo che avrebbe tutti i titoli per ambirvi, se solo lo volesse. Ciò del resto potrebbe valere anche per Draghi, a proposito del quale il leader leghista si limita a lamentare che siano in tanti a tirarlo per la giacchetta. A questo punto solo Berlusconi in persona, peraltro fresco degli ultimi controlli medici all’ospedale milanese San Raffaele, dov’è ormai quasi di casa per i postumi anche del Covid, e non solo dei suoi interventi chirurgici, potrebbe aiutare Salvini, e non solo lui, a chiarirsi le idee. Lo potrà fare, fra una battuta e l’altra, con l’ospite di turno e nella sua ormai solita maglietta blu, al compimento degli 85 anni, il 29 settembre.

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