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Ufficio per il coordinamento degli affari internazionali

Cos’è il nuovo “Ufficio per il coordinamento degli affari internazionali” e perché Meloni commissaria Nordio

Nasce a via Arenula un nuovo “Ufficio per il coordinamento degli affari internazionali”, con cui Palazzo Chigi spera di prevenire vicende simili alla scarcerazione di Almasri. Di fatto, un commissariamento del ministro Nordio sulle questioni di giustizia internazionale. Ecco di cosa si occuperà

Mentre alla Corte Penale Internazionale dell’Aia arriva la memoria difensiva del governo italiano sul caso Almasri – il torturatore libico scarcerato e rimpatriato nonostante un mandato d’arresto internazionale – il Ministero della Giustizia istituisce un nuovo “Ufficio per il coordinamento degli affari internazionali”. L’obiettivo è evitare che simili incidenti diplomatici si ripetano.

La nuova struttura, che agirà come cerniera tra il dicastero di via Arenula, Palazzo Chigi e la Farnesina, segna un cambio di passo nella gestione delle questioni giudiziarie internazionali. E, dietro l’apparenza tecnico-amministrativa, si intravede un chiaro messaggio politico: rafforzare il controllo della Presidenza del Consiglio sul Ministero della Giustizia.

CHE COS’É IL NUOVO UFFICIO PER IL COORDINAMENTO DEGLI AFFARI INTERNAZIONALI

Istituito con un decreto ministeriale datato 27 febbraio, registrato dalla Corte dei Conti il 2 aprile e pubblicato nella gazzetta ministeriale il 30 aprile, il nuovo ufficio avrà il compito di potenziare il coordinamento delle attività europee e internazionali del Ministero. Tra le sue funzioni principali: supportare direttamente l’autorità politica nella gestione dei rapporti con le istituzioni comunitarie e sovranazionali, e collaborare con Palazzo Chigi e il Ministero degli Esteri nelle decisioni che toccano la giustizia internazionale.

La struttura sarà posta sotto la supervisione del capo di gabinetto Giusi Bartolozzi.

IL PRECEDENTE ALMASRI

L’istituzione dell’ufficio è un effetto diretto del polverone scatenato dalla scarcerazione di Najeem Almasri, dapprima arrestato su mandato della Corte penale internazionale, che lo accusa di crimini di guerra e crimini contro l’umanità commessi nella prigione di Mittiga (Tripoli), poi rilasciato e rimpatriato con volo di Stato su mandato del Viminale.

Un episodio che ha scosso gli equilibri tra poteri dello Stato e sollevato interrogativi sulla catena di comando. Nordio è finito nel mirino per non aver impedito la scarcerazione e il rimpatrio del detenuto, con l’Associazione Nazionale Magistrati che ha parlato apertamente di “inerzia” e la Procura di Roma che ha aperto un fascicolo d’indagine per reati gravi, tra cui favoreggiamento e peculato, a carico della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, del sottosegretario a Palazzo Chigi Alfredo Mantovano e del Guardasigilli Nordio, indagato anche per omissione di atti d’ufficio.

PERCHÉ MELONI “COMMISSARIA” NORDIO

Il nuovo ufficio sarebbe dunque espressione diretta della volontà di Palazzo Chigi, con il sottosegretario Mantovano nel ruolo di regista. E sebbene venga presentata come un miglioramento strutturale, l’iniziativa è letta da molti come una mossa politica per limitare ulteriormente il margine d’azione di Nordio, già oggetto di pressioni interne su riforme delicate come quelle sull’abuso d’ufficio e le intercettazioni, e che ha rischiato una nuova polemica, simile per certi versi a quella sollevata sul caso Almasri, quando Putin aveva paventato una sua possibile visita in Italia di Putin per i funerali di Papa Francesco.

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